Cap. 4 Seconda parte

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Dopo l'ingresso della nuova concorrente, venne annunciato il tema della grande esibizione della settimana: una gara di pole dance. Nel pomeriggio, i ragazzi furono impegnati nella costruzione del palco con i pali, mentre le ragazze visionarono e iniziarono a studiare il dvd con le coreografie. Era stata scelta una canzone di Lady Gaga, "Bad romance", e Gioia, che aveva partecipato alla scelta, conosceva già molto bene la coreografia, che era in parte pop dance e in parte pole dance.

Quella giornata scivolò via molto veloce e, a primo impatto, le persone con cui Gioia si trovò subito a proprio agio furono Mario, Marco e Wanda. Finito di cenare si mise con loro sul divano a chiacchierare allegramente e più volte Mario, simpaticissimo mattacchione, la fece ridere di gusto.

Gioia notò che Marco la guardava con insistenza, in modo particolare ogni volta che lei rideva e, se non fosse stata nei panni della collegiale, avrebbe pensato di piacergli; visto che, invece, si riteneva troppo poco attraente, lo escluse.

A poco a poco vennero raggiunti da tutti gli altri e l'ultimo fu Maurizio. Quando lui arrivò, Gioia si sentì subito a disagio e, per paura di essere osservata e riconosciuta, da principio appoggiò i gomiti sulle ginocchia coprendosi la bocca con le mani, poi si voltò verso Mario dando la nuca a Maurizio. Non riuscì a resistere per molto e, con una scusa, si alzò e se ne andò.

«Strana ragazza,» disse Marco a Maurizio, «se le osservi bene il viso, ha dei lineamenti molto belli, ti fa venire voglia di scoprire quel musetto togliendole quei buffi occhiali.»

«Non sono ancora riuscito a osservarla bene, appena mi avvicino, si gira o se ne va,» rispose Maurizio, «comunque bisognerebbe spogliarla, non solo toglierle gli occhiali: conciata in quel modo, non mi farei vedere in giro con lei neanche se me la legassero a un piede.»

Entrare in quella casa, per Gioia era stato emozionante e alquanto strano, dato che ritrovarsi all'interno di un ambiente, che aveva osservato da un punto di vista esterno e distante, le faceva sembrare ogni cosa più grande, più luminosa, più colorata. La percezione degli odori, dei profumi le provocava un senso di realtà che non si poteva cogliere dal televisore. In un primo momento la consapevolezza delle telecamere l'aveva intimidita, ma dopo poco, stranamente, se ne dimenticò.

L'arredamento della villa era semplice ed essenziale: il grande divano amaranto, a ferro di cavallo, con tanti cuscini colorati le piaceva molto e la cucina ultramoderna, con superfici chiare e spaziose, le diede la sensazione di pulito e praticità. L'imponente vetrata che portava in giardino, lasciava entrare molta luce e il prato verde, con sdraie e ombrelloni, era invitante e rilassante. Dagli enormi bagni superaccessoriati si accedeva alla piscina interna, circondata da una serie di docce montate su pareti a specchio. Le stanze da letto avevano armadi a muro con sportelli a persiana colorati nelle varie sfumature dell'arancione per le ragazze e in quelle del verde per gli uomini.

Il secondo giorno, Gioia si svegliò molto presto, si mise una vecchia tuta da ginnastica grigia chiara, di due taglie più grandi e delle scarpe da tennis di tela un po' consumate e non griffate. L'ampiezza della tutta la faceva sembrare molto magra e priva di forme.

Andò in cucina e la trovò ancora deserta, perciò si preparò una buona colazione a base di cappuccino e pane con nutella. Non passò molto tempo che qualcuno arrivò: il primo a svegliarsi fu Paolo, il giovane milanese laureato in filosofia. Con i capelli arruffati e gli occhialini appena scesi sul naso, si stupì di non essersi svegliato per primo, come tutte le mattine. Gioia preparò la colazione al coinquilino, così i due ebbero l'occasione di parlare per conoscersi. Paolo si mostrò timido ma cordiale e riuscì a sciogliersi nella conversazione solo parlando di Cartesio e Platone.

Un cuore al di là delle nuvoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora