Cap. 4 Terza parte

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Durante la scena della doccia, il Generale era rimasto molto contrariato. Non si aspettava altro di più indecente, per questo dichiarò di essere molto annoiato e il Notaio dovette ravvivare la sua attenzione.

«Ci siamo, come le avevo annunciato, ora succederà qualcosa che non le piacerà.»

Corrucciando le sopracciglia, con un grande sforzo, cercò di intensificare la concentrazione. Poi senza più parole osservò le immagini inorridendo.

La serata era stata poco vivace e le ragazze decisero di andare a letto presto; i ragazzi, invece, si ritirarono tutti nella loro camera per giocare a carte.

Avevano organizzato un giro di poker e chi avesse perso avrebbe subìto una penitenza.

Maurizio, visto che si giocava senza monetizzare, si divertì a osare e bleffare, alla fine, però, la penitenza toccò proprio a lui.

«Dovrai infilarti nel letto di Gioia e baciarla» propose Dante.

«Tu scherzi! Non ho intenzione di avvicinarmi mai più a quella sciroccata spaventapasseri! Non mi piace,» protestò Maurizio, «e poi mi volete vedere ammaccato, con qualche contusione! Sarebbe capace di mandarmi in infermeria.»

«Io non sono d'accordo,» intervenne Marco, «troviamo qualcos'altro.»

«Marco non ti preoccupare, se ti piace così tanto, è tutta tua; anche se non riesco a capire cosa ci trovi in quella là.»

Ci fu qualche altra proposta, ma nessuna poteva eguagliare la prima, quindi Maurizio fu mandato nella stanza delle ragazze.

Nell'accingersi a eseguire la penitenza, provava sentimenti contrastanti; se da un lato, infatti, aveva timore di una reazione un po' aggressiva di quella strana ragazza, dall'altro era curioso di capire se Marco avesse visto giusto.

Si avvicinò silenzioso. Sapeva benissimo che in quel punto la stanza era molto buia, comunque, conoscendo bene la strada, procedette deciso e si infilò sotto il piumone. Vide la sagoma di Gioia adagiata su un fianco e rivolta verso di lui. La prima cosa che lo colpì fu il gradevole profumo che poteva percepire e questo gli sembrò vagamente familiare, come se lo avesse già sentito prima. Allungò una mano sul collo di Gioia e affondò le dita nei suoi soffici capelli sciolti, infine le sfiorò le labbra.

Lei, in un primo momento, credette di sognare, e partecipò con sincero slancio al bacio, poi la sensazione di elettricità che provò la fece destare e capì che era tutto reale. Sobbalzò di stupore, si alzò sui gomiti e, nonostante il buio, identificò all'istante chi fosse: la stessa persona che stava sognando.

«Miz!» emise in un sospiro.

«Mi hai riconosciuto!» Maurizio, agitato, pensò fosse meglio ritirarsi.

Gioia confusa si mosse per mettersi seduta e percepì solo la parola "riconosciuto"; vista la situazione, la interpretò come: "Ti ho riconosciuto". Il cuore le batteva all'impazzata poiché, in quei giorni, aveva sempre temuto e, allo stesso tempo, sperato che si avverasse quell'eventualità; ora, però, doveva chiedergli di non dirlo a nessuno. Quando lui si mosse per defilarsi, lei lo afferrò per un braccio e lo fermò prima che potesse scendere dal letto.

«Aspetta!» Si avvicinò al suo orecchio facendogli affondare il viso fra i capelli. «Non dirlo a nessuno e non farmi domande fino a domani sera» gli sussurrò.

Maurizio non riuscì a dire niente. Posò le mani sui fianchi di Gioia che, dopo avergli parlato, muovendosi, si ritrovò faccia a faccia con lui e, in quella posizione, le loro bocche, come due calamite, si unirono in un altro bacio.

Un cuore al di là delle nuvoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora