La ricerca di Vereheveil

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La notte in cui gli angeli caddero, Vereheveil sentì un forte tuono. Guardò fuori: pioveva forte. Si chiese dove fosse Kasday e, quando con la luce dell'ennesimo lampo lo vide salire le scale del Tempio, decise di seguirlo. Si vestì pesante, coprendo le ali per non bagnarle. Alzò il cappuccio per nascondere i capelli dal forte vento a dall'umidità e iniziò a salire le scale che portavano all'ingresso, ma non riuscì ad arrivare in cima. Venne infatti buttato all'indietro da una corrente magica proveniente dall'interno del Tempio e cadde in malo modo lungo tutte le scale. Si rialzò a fatica e, ancora bocconi, vide sulla cupola del luogo sacro un angelo nero, o forse un Dio, che apriva un portale per andarsene usando delle parole che non comprese. L'angelo/Dio attraversò il vortice da lui appena creato e sparì.

Vereheveil salì di corsa le scale: voleva vederci chiaro! Giunto in cima, entrò nel tempio e gli fu detto che Kasday era morto, oppure era stato ferito gravemente, ed esiliato su un Pianeta lontano.

Approfittando della confusione generale provocata dalla caduta degli angeli ribelli, Vereheveil si avviò lungo la scalinata che conduceva alla stanza blu della cupola, al piano superiore del Tempio. A quella notizia, rimase shoccato. Sapeva che Kasday si era particolarmente fissato con i libri proibiti che stavano riposti in quella sala. Magari era andato troppo oltre! O magari gli avevano raccontato una bugia e Kasday stava bene: non poteva accettare di non vederlo più!

La porta d'ingresso era spalancata. In terra vi era un volume aperto e molto sangue, sul pavimento e su alcune pagine del libro. Vereheveil cercò di capire che cosa ci fosse scritto. La metà scritta in angelico la lesse in un attimo, ma l'altra parte non la capiva: non conosceva nessuno di quei simboli, nonostante avesse letto ogni libro possibile. Riconobbe alcuni glifi che collegò alle divinità ed iniziò a cercare nella biblioteca un volume in grado di aiutarlo. Ne trovò uno interessante, che parlava di magia, lo estrasse ed iniziò a leggere. Trovò una formula che attirò la sua attenzione: erano delle frasi da pronunciare per ritrovare persone scomparse. Chiuse il grosso tomo con le gocce di sangue e lo tenne tra le braccia. L'amico aveva qualcosa a che fare con quel libro e non poteva rischiare di perderlo!

Iniziò a leggere ad alta voce, pensò a Kasday e si ritrovò circondato dalla luce. Un vortice lo risucchiò ed iniziò a trasportarlo altrove. Strinse a sé i due volumi mentre le sue ali, una volta dorate e lucenti, divennero nere e spente. L'aureola si separò dal capo verdeacqua e smise di pulsare. Con un urlo cadde, in un Mondo sconosciuto,  e si svegliò nel Pianeta dei Demoni con i suoi due libri sottobraccio. Un'ombra gli si avvicinò, gli poggiò una mano sulla fronte ed iniziò a parlargli: "Ora tu sei in questo Mondo. Il mio padrone mi ha dato l'ordine di far dimenticare il Pianeta d'origine a chi proviene da altri Universi".

Vereheveil cercò di resistere alla sua presa. "Chi sei tu? Cosa vuoi?" domandò, confuso.

"Sono la Dea della Memoria. Kaos ti dà il benvenuto in uno dei suoi Pianeti. I ricordi sul Mondo degli Angeli non ti servono più".

"No! Aspetta! Non...". Vereheveil dimenticò ogni cosa.

Chiuse gli occhi, tentando invano di resistere al risucchio di ogni sua memoria. Poi l'ombra scomparve e lui si ritrovò da solo, sperduto, confuso e con due libri in una lingua ora per lui incomprensibile. Si guardò attorno. Perché era lì? E perché era accanto a questa creatura con le ali come le sue, ma senza vita? La trovò bellissima, con quei lunghi capelli neri. Una brutta ferita gli trapassava il petto ed i suoi occhi azzurri erano ancora spalancati verso il cielo. Vereheveil scoppiò a piangere. Pur non ricordando chi fosse quel giovane privo di vita, pur non riconoscendo il corpo privo di vita di Kasday, pianse a lungo per lui.

Tremò, colpito da un improvviso colpo di vento. Sapeva di non poter rimanere in quel luogo da solo: doveva capire chi era e cosa facesse lì. Abbandonò l'angelo dalle ali azzurre e cercò di entrare in contatto con delle persone. Subito si accorse di avere un aspetto notevolmente diverso rispetto ai consueti abitanti del Pianeta. Coprì le ali con un pesante mantello che rubò, vergognandosene un po', da un cortile in cui stava appeso al sole. Per fortuna non perse la capacità di imparare in fretta le lingue e le scritture e, nel giro di poco tempo, riuscì ad utilizzare il linguaggio degli abitanti di quel Pianeta nuovo. Questo lo aiutò a comunicare ed a farsi dare delle informazioni, anche se la sua vita non fu per niente facile. Era sempre stato molto timido, e gli riusciva complicato fare delle richieste senza ingarbugliarsi, imbarazzato. A questo andava a sommarsi la naturale diffidenza degli abitanti di quel Mondo nei confronti degli stranieri. E quando, accidentalmente, il vento scoprì le ali piumate da sotto il mantello, dovette scappare il più velocemente possibile per non essere torturato o ucciso. A quanto pare, faceva parte di una razza nemica.

La città degli Dei [☆Storia completa☆]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora