L'ospitalità di Abramian

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Piume giravano per la casa. I tre angeli si sedettero sul tavolo, stando attenti a non urtare altri oggetti dato il già elevato numero di cocci che giaceva sul pavimento.

"Adesso ci credi?".

Il ragazzo annuì: "Sedetevi. Accomodatevi. Posso... non so... offrirvi un tè? Continuate pure a giocare... non volevo interrompervi...".

Imbarazzato, non sapeva bene che cosa dire o come comportarsi. Si rendeva conto di essere stato piuttosto scortese e temeva qualche conseguenza spiacevole. Si guardò attorno, piuttosto nervosamente. L'angelo castano chiaro scese dal tavolo. Si sistemò i pantaloni scuri e porse la mano allo studente, ancora scosso, facendolo alzare.

"So che non ci ricordi. Io sono Rahahel, lui è Samhian e lui e Gibrihel".

"Quei Rahahel e Gibrihel?" sussurrò il ragazzo dai capelli corvini, in soggezione.

"Che storie si raccontano da 'ste parti su di noi?" domandò Gibrihel, sottovoce, a Rahahel. L'Arcangelo non aveva idea di che cosa dire. Alzò le spalle.

"Chiedi al capo..." fu la sua risposta.

"Bando alle ciance! Abramian ti chiami, giusto? Dobbiamo portarti via con noi! Hai un importante missione da svolgere!".

"Dio mi vuole?".

"Mmm... uno dei tanti, in effetti, sì! Anzi... più di uno! Ma ogni cosa a suo tempo...".

Samhian fece un passo avanti. Portava una borsa a tracolla: "Io sono un Messaggero, un angelo che porta i messaggi degli Dei. Ma le divinità non mandano tanti segni diretti sul tuo Pianeta, così non lo conosco molto bene. Ho dovuto chiedere a Gibry se mi accompagnava. Infondo lui... da queste parti ha girato parecchio e se la cava!".

Gibrihel fece il segno della vittoria con le mani, pieno di entusiasmo: "Sì, me la cavo! Anche se voi, senza magia, avete una vita così breve! Fate sì che ogni volta che passo di qui mi ritrovi tutte le cose scombinate! Vi lascio un paio di secoli ed ecco che nulla è come prima! Le architetture e i visi cambiano così in fretta! E anche voi cambiate... una volta eravate così adorabili e connessi alle divinità! Oggi invece... sorvoliamo".

"Immagino... poveri voi!" annuì nervosamente il mortale "Ma quindi finché uno di noi senza magia non vi chiama, voi non potete comparire?".

Il ragazzo e i tre angeli iniziarono una serie di domande e risposte. Abramian chiedeva e i tre davano spiegazioni, a turno.

"Non è esattamente così... nel tuo Mondo ci sono un sacco di creature angeliche e demoniache"

"E tra di voi non litigate?".

"No. Che ci importa di litigare? Certo... a volte capita! Ma, personalmente, io litigo anche con gli angeli. Non dipende dalla specie, ma dal carattere" sorrise Gibrihel.

"Ma i demoni non sono creature malvagie? E gli angeli non sono coloro che devono farli stare lontani dai deboli, in modo che non vengano fuorviati verso vie di crudeltà?".

"Stronzate!" esclamarono i tre, in coro "Sono le nostre divinità che litigano e si impicciano degli affari degli altri! In realtà, come ha appena detto Gibrihel, dipende dal carattere. Ci sono angeli che prenderei a sprangate e demoni a cui offro volentieri una birra. Poi, ovvio, in presenza dei capi e degli Dei dobbiamo agire l'uno contro l'altro. Qui siamo in un Pianeta neutrale, si può dire. Non c'è un Dio predominante. E perciò siamo abbastanza tranquilli, lontani dalle guerre" precisò Samhian.

"Quanti angeli e demoni ci sono per il mio Mondo?".

"Tantissimi! Ad esempio... hai presente il tuo professore? Quello alto, alto? Quello è Metatron! Un angelo. Ed i tuoi amici, quelli del primo giorno di Università? Samuael in realtà è Samael, un Arcangelo. Larian è Lamian, una demone tentatrice. E posso andare avanti..." iniziò Rahahel.

La città degli Dei [☆Storia completa☆]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora