Il figlio del peccato

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Avvolta dal buio, la divinità precipitava verso il basso. Avvertiva la presenza del Caos. Cadeva, ad occhi spalancati, allungando le braccia in cerca di aiuto, e tentava invano di uscire da quell'incubo. La lancia degli Hainuet avanzava nell'oscurità e non poteva schivarla. Trafisse il suo ventre e la nebbia la avvolse. La Dea Equilibrio urlò, imprigionata in quel sogno.

"Io sono il figlio del tuo peccato!" parlò una voce dalle tenebre.

"Io non ho commesso alcun peccato!" gridò di rimando.

L'ombra nera si alzò nel cielo. Il dolore aumentò e riuscì a riprendere i sensi. Vide migliaia di luci che circondavano il suo corpo. La magia se ne stava andando, gradatamente ed inesorabilmente.

Il mio piccolo? No, non può. È troppo presto!

Una violenta contrazione la fece tornare del tutto alla realtà. Inarcò la schiena ed urlò di nuovo.

"Oh, Dei! Morirà!" gemette Vereheveil "Perché la magia la lascia così in fretta?".

Il Dio della Letteratura strinse la mano di lei, tentando di trattenere la forza nel corpo della Dea. Luciherus sbraitò il nome del demone guaritore, ruotando il capo verso la finestra e notò che sulle due torri si era illuminato il simbolo di Kaos.

"Lui è qui" sibilò il demone.

"Chi?" chiesero gli angeli, Erezehimsay e Vereheveil, in coro.

"Non preoccupatevi! Ci penso io! Fate ciò che dovete!" rassicurò il principe ed uscì dalla camera, diretto alla sala dei ricevimenti dove sapeva che, ad attenderlo, c'era il re di quel mondo.


Corse lungo il corridoio, quasi inciampando, e piombò nella stanza più grande che aveva nel palazzo. Se combatterti significa perdere l'immortalità e morire, ebbene... così sia! Si disse nella testa ed alzò lo sguardo, incrociando quelli del Dio, con sfida.

Kaos stava seduto, sorridendo e sorseggiando caffè.

"Ne vuoi un po', amico mio?" domandò la divinità con la solita voce raschiante.

Ma poi, guardando meglio il demone, riconsiderò la sua offerta.

"No, meglio di no. Ti vedo già abbastanza nervoso. Che c'è, Satanahel, piccolo mio?".

Il demone distolse lo sguardo: "Niente", rispose tranquillo.

Kaos ridacchiò: "Sei bravo a mentire, Saty, ma non abbastanza. Non con me, perlomeno. Io so che lei è qui".

"Lei?".

"Sì. Lei. Mia figlia. Com'è che la chiami? Kasday?".

Luciherus si morse il labbro: "Pensate che ve lo nasconda?" domandò, calcando il tono sul fatto che, per lui, si stava parlando di un maschio.

"Io sono sicuro che tu me la nascondi! Nascondi l'Equilibrio!".

Il Principe rimase calmo: "Non so di che cosa parlate...".

Il Dio alzò una mano verso il soffitto: "Guarda!" ordinò al demone.

Fra il Re e l'Arcangelo caduto, si formò un' immagine, una sorte di rappresentazione olografica. Un angelo, bellissimo, e dalla forte luce, teneva la testa bassa e le mani legate. Piangeva.

"Guarda, nemico degli angeli! Ecco come saresti se ti avessi lasciato in quel Mondo! Ti avrebbero sfigurato e umiliato, incatenato e ignorato. Ora invece, grazie a me, sei libero!". Il Dio si alzò dall'alto trono su cui stava seduto, alzando la voce: "Io ti ho reso padrone di questo Mondo! Sei divenuto Principe! Ti ho donato l'immortalità! E tu mi ringrazi in questo modo?! Ricambi i miei doni, con le menzogne?!".

La città degli Dei [☆Storia completa☆]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora