Creazione

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Kasday apparve davanti al palazzo del suo vecchio maestro ed aprì la porta con nostalgia. Il pavimento con motivi a cubi a tre colori gli mise tristezza, perché sapeva di essere da solo su un pianeta morto. Erezehimsay si spostava fra un mondo all'altro, un po' aiutando Vereheveil e un po' trasmettendo la notizia che la sua divinità era tornata. Nel silenzio totale del Pianeta solitario, avvertì una presenza. L'Equilibrio si voltò ed intravide la sua creatura: una specie di gatto blu scuro e rosso cupo. La strana bestiola gli corse appresso, facendogli sommessamente le feste. Il Dio la prese in braccio, accarezzandola, e lasciò che gli si appollaiasse sulla spalla.

"Devo lavorare, tesorino. Vuoi vedere?".

Il padrone di casa iniziò a vagare per le stanze, aprendo tutte le tende. Luce! Voleva luce! Ma la stella che doveva illuminare quel Pianeta era morta e spenta da millenni. Il simbolo sulla cima della cupola riprese a brillare forte e Kasday sorrise, alzando il braccio che non reggeva il bastone.

"L'Equilibrio è a casa! L'Equilibrio è tornato sul suo Pianeta!" urlò al cielo.

Uscì dal palazzo. Il Mondo su cui aveva messo piede era deserto, senza vita e senza colore.

"Qui, ora, ci abita solo la polvere del passato. Ma presto le cose cambieranno!".

Scalzo, percepiva la terra sotto i piedi. Gli bastava chiudere gli occhi per avvertire l'enorme quantità di magia che stava immagazzinando. Era vero, i tempi erano cambiati: ora la gente credeva nella forza dell'Equilibrio, la sola che poteva riportare ordine negli Universi. Per un attimo, ricordò la divinità che lo aveva istruito. Ripensò a quanto fosse debole e senza aiuto. Sospirò, perché era consapevole di non essere all'altezza di Kaos e Destino, ma doveva almeno tentare di fare qualche cosa. Appoggiò il lungo bastone, oro e blu, in terra e la creatura scese dalla sua spalla e si sedette, guardandolo con i suoi grandi occhi. Il Dio lottò per non cadere e strinse i denti per resistere alla fitta di dolore della gamba ferita. Fece qualche passo e si fermò. Dopo qualche istante, in cui la vista gli si era annebbiata, fece un profondo respiro ed incominciò a ballare. Dapprima a lievi movimenti, lenti ed incerti, che divennero, però, sempre più veloci e precisi. La magia iniziò ad incanalarsi a suo ordine, pulsando con più forza nelle vene. Si sollevò in aria, avvolto dall'energia, e continuò a danzare in cielo. Spalancò le braccia ed incrociò le gambe, inarcò la schiena e ribaltò la testa all'indietro. Concentrò la forza magica sulle mani, creando due sfere di colore arancio, con scosse e scintille in oro. Con una piroetta, lasciò andare le due sfere, che si espansero, correndo per i due lati del cielo. Le due fasce di luce avvolsero, in principio, il piccolo Pianeta deserto, per poi ricominciare a correre ed espandersi altrove, in direzione opposta l'una all'altra. Si rincontrarono fra le mani di Kasday, che le aveva controllate e che ora stava sospeso a mezz'aria, con gambe divaricate e braccia tese, incrociate, sopra la propria testa. Aveva guidato le due sfere muovendo le braccia in un moto circolare e ora stava fermo, a palmi aperti. Le sfere tornarono e si incontrarono, rientrando nel corpo di chi le aveva lanciate. Avevano formato un anello, uno spazio vuoto ricoperto di arancio e di oro, che divideva l'Universo del Kaos da quello del Destino.

L'Equilibrio sorrise, in un modo piuttosto sadico, come gli aveva insegnato Luciherus tanto tempo addietro: "Tremate, forze del cielo! Il terzo creatore è tornato!".

Tornò a terra con un volteggio all'indietro e riprese la sua danza. Il gatto lo fissava, perplesso. Forse si chiedeva perché il suo padrone parlasse da solo.

Il ballo si fece regolare e ripetitivo. Dalle mani della divinità si sprigionava energia e luce, ad ogni suo movimento creava un suono, in modo da essere accompagnato dalla musica: ora, per tutto il nuovo Universo, si espandeva una melodia ritmata e incessante. Per tre giorni, l'Equilibrio riempì il suo Cielo di stelle, pianeti e corpi celesti. Diede al Pianeta che ospitava il palazzo un nuovo astro, Nesidey, con luce argento e oro. La stella spenta iniziò a riflettere i propri raggi e divenne un satellite. Ad ogni Mondo, il Dio donò una propria orbita, perfetta e precisa, in modo che dividesse per bene i due regni nemici. Le stabilizzò cantando, così che solo conoscendo il testo originale usato nella creazione si potesse cambiare ciò che aveva stabilito. Evitava, in questo modo, che Kaos sconfinasse e portasse fuori orbita le sue realizzazioni. Soddisfatto, la divinità dell'Equilibrio spalancò le ali, che erano cresciute a dismisura assorbendo la magia. Erano ali blu scuro, da angelo, e gli bastò muoverle solo leggermente per essere in volo. Fece un giro per l'anello da lui creato e vide, con un certo orgoglio, che era riuscito ad inglobare al suo interno il Pianeta conteso dai due Dei litiganti: era ora sotto il suo controllo! Planandoci sopra, accese il proprio simbolo su tutti i templi del Regno delle creature senza forza magica. Appena coloro che vi abitavano lo videro, iniziarono a fare festa ed a ballare con lui. Provavano sollievo ad essere sotto il controllo di un Dio solo, rispetto a due che non facevano altro che litigare e cambiare umore in base al nervosismo del momento. Kasday volò oltre, un po' turbato: si aspettavano molto da lui! E se non fosse stato in grado di mantenere a lungo la stabilità che aveva appena creato? Scacciò quel pensiero e riprese a lavorare. Con movimenti meccanici e rapidi impostò le regole che dovevano governare ogni suo Mondo. Impose la gravità, l'orbita, il collegamento fra stelle, satelliti e Pianeti. Ruotando i polsi circondò ogni Pianeta di un'aurea di colore diverso. All'interno di questa, sapeva che si sarebbe potuto creare la vita. Ma non aveva fretta di farlo. La cosa principale, dividere i due Universi rivali, era stata fatta. Nonostante questo, l'energia in lui era potente e così decise di dare sfogo all'incessante desiderio che aveva nella testa: dare la vita. Cantando e seguendo la musica che lui stesso si plasmava, iniziò a deporre il seme della vita nei vari Pianeti. Atterrando su ognuno di essi, e creando per ciascuno una danza diversa, fece germogliare la vita. Ad ogni passo e movimento delle mani, comparivano elementi nuovi.

La città degli Dei [☆Storia completa☆]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora