Capitolo 2

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Le cose erano state un po' stagnanti dopo la ricerca del lavoro fatta poche notti addietro, quando Harry aveva fatto domanda per una dozzina di posti diversi. Questa non era una buona notizia, considerando il fatto che le cose fra il riccio e il suo ragazzo non erano migliorate molto nemmeno durante quel lasso di tempo. Non si erano mai ripresi completamente da quella spaccatura creata da tutta quella faccenda lampadario/New York che aveva solamente reso le cose più tese fra di loro. A questo punto, la coppia riusciva difficilmente ad essere nello stesso posto contemporaneamente per più di dieci minuti, prima di scannarsi a vicenda. Questa è una delle tante ragioni per cui Harry era grato di avere l'appartamento tutto per se quel giorno, mentre Thomas era fuori a cercare alcuni locali con i suoi nuovi clienti. Era il primo piccolo momento di pace e serenità che Harry aveva da giorni. Si stava sentendo quasi in colpa per godersi così tanto questa situazione. Quasi.

Dopo una lunga e calda doccia, si sedette con il suo portatile, prendendo un po' del caffè appena fatto che Thomas era stato così gentile da lasciargli. Era un'ottima distrazione dalla casella postale quasi vuota di Harry, non piena di decine di fantastiche offerte lavorative come stava sperando. Sfortunatamente, sembrava che non ce ne fosse ancora nessuna. Solo un mucchio di email spam, che variavano da offerte per viaggi –no, non voleva più vedere altre grandi offerte su voli per New York, grazie tante– a qualcosa chiamata Vinyl Records Inc –non ne voleva più sentire parlare, non era interessato.

Stava quasi per eliminare tutta la spazzatura nella sua casella postale, Harry, quando il suo telefono incominciò a vibrare sul bracciolo del divano. Non riuscì a riconoscere il numero o l'allegra voce della donna che lo salutò, una volta aver risposto. Non era nemmeno sicuro che le sue orecchie stessero funzionando correttamente, quando lei gli chiese se fosse ancora interessato ad essere il lighting director di Louis Tomlinson.

"M-mi scusi, cosa?" Rise Harry nervosamente, mentre si ripuliva con la mano tutto il caffè che gli stava gocciolando dal mento. Se non si era sbagliato, la donna al telefono gli aveva appena detto qualcosa di completamente folle. Le cose iniziarono a diventare più strane e ancora più assurde quando iniziò a spiegare di come Louis e il suo team avessero chiesto ad Harry di presentarsi alla casa discografica così da poter incontrare tutti il più presto possibile.

L'invito della donna fu accolto con un silenzio colmo di stupore.

"Signor Styles. È ancora qui con me?"

"Er- S-sì. Ci sono," annuì Harry al vuoto, per la maggior parte ancora scioccato. "Mi scusi, ma ha detto-?"

"Non si preoccupi se si è perso qualcosa del discorso, Signor Styles," la donna ridacchiò dall'altro capo del telefono. "Tutto quello che le ho appena detto è riportato in dettaglio su un'email che avrebbe dovuto ricevere giusto cinque o dieci minuti fa..."

Ci volle qualche secondo al cervello di Harry per elaborare tutto quello che era successo da prima, connettendolo in questo modo alla email che aveva preso per spam e che, per questo motivo, stava quasi per eliminare. L'aprì velocemente, setacciando tutti i punti principali, il più importante ed essenziale era sicuramente la condizionale assunzione di Harry alla Vinyl Records. Merda.


Tre giorni dopo, era seduto in un ufficio quasi completamente fatto in vetro alla Vinyl Records, ed era ancora in uno stato di shock. Non poteva credere che qualcuno in questa azienda aveva davvero guardato più di una volta la sua richiesta di assunzione. Specialmente quando nemmeno Harry si era reso conto della portata del lavoro a cui stava facendo domanda. Onestamente, aveva pensato fosse una truffa.

Ad ogni modo, truffa o no, apparentemente, non rendeva tutta questa intera procedura meno snervante. In oltre, non faceva sicuramente sentire Harry meno nervoso mentre aspettava per il suo destino su una delle sedie più comode e costose su cui si era mai seduto. Lanciò un'occhiata al suo telefono messo in silenzioso, dicendo a se stesso che lo stava controllando soltanto per assicurarsi che nessuno avesse avuto bisogno di lui (Thomas, più che altro), ma, in realtà, stava soltanto contando ogni minuto che era passato da quando un gruppo di dirigenti della casa discografica era venuto a prendere il suo concetto lavorativo, per il quale Harry aveva trascorso la maggior parte delle scorse settantadue ore a perfezionare, così da poter andare a esaminarlo all'interno di una gigante sala riunioni che non era fatta di vetro, questo sta a significare che il riccio non aveva la più pallida idea di quello che si stessero dicendo. Probabilmente non era niente di buono. Per ora, nessuna persona che Harry aveva incontrato era sembrava particolarmente impressionata da lui; men che meno il direttore creativo di Louis Tomlinson, ma ovviamente a qualcuno era piaciuto. Qualcuno, in questo edificio, aveva fiducia nelle abilità di Harry nel fare il suo lavoro, altrimenti non sarebbe stato qui.

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