Treno

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Ma se dovessi descriverlo, direi che è iniziato tutto da quel treno...

Un treno. Il fulmine, la luce accecante che illuminava gli alberi ed il terriccio fradicio, seguito dal tuono, invadente, che rompeva il silenzio.

Una bambina di nove anni, un cappottino giallo senape chiuso ben stretto intorno al minuto corpicino, la mano rosa carne posata sul vetro freddo, il respiro bianco che lasciava alcuni aloni, che lei andava puntualmente a cancellare.

Ma bisogna soffermarci un secondo su questa bambina. Osserviamo bene le rosse, scavate guance della bambina, gli occhi azzurri così profondi, i capelli castani riccioluti, corti, la sua piccola mano dalle unghie mangiucchiate, il labbro inferiore, carnoso, screpolato. Il sedile azzurro spento, di una stoffa sporca, rovinata, su cui lei era seduta. Gli occhi stanchi, che però le era impossibile chiudere, poiché spaventata da quel temporale così impetuoso.

L'altra mano stretta a quella ferma di una donna, una donna altezzosa, bella. Rughe che le contornavano un poco gli occhi scuri, i capelli neri lisci, un cappello rosso con alcuni fiori finti applicati sul lato, quasi ridicolo.

«Ellenoire» disse, e la sua voce era esattamente come la si potrebbe immaginare. Il tono severo. La voce ferma. Vagamente piatta e inespressiva. «Ellenoire, presta attenzione!»

Ellenoire era il nome di questa bambina. Lei si voltò verso la donna. «Scusa» disse solo, il suono sottile che uscì dalle sue labbra screpolate, timido come il cinguettio di un uccello appena nato.

Lei strinse nella mano coperta da un guanto nero un ventaglio color panna, inutile a causa del clima gelido. «Jonathan, continua» disse al più vecchio dei suoi figli. Jonathan continuò a parlare dell'imminente estate, quando lui ed i suoi due fratelli avrebbero iniziato l'addestramento per divenire soldati, con un'eccessiva euforia nel tono di voce.

Ad Ellenoire non piaceva la guerra. Non le piaceva l'idea che i fratelli partissero per la guerra tanto quanto detestava il freddo. Finse quindi di ascoltare, annuendo talvolta alle domande retoriche del fratello, malgrado con la sua mente fosse al rombo del tuono che si scatenava ogni tanto.

Lampo. Tuono. Silenzio.

Era meravigliosa questa sequenza impossibile da terminare. Questa regolarità. Lampo. Tuono. Silenzio.

Il tempo che separava il lampo dal tuono diveniva sempre più breve, fino a raggiungere i centesimi di secondo.

Passarono i minuti ed il treno si fermò. Tutte le luci si spensero improvvisamente e per pochi istanti l'unica luce provenne dal lampo.

«È impossibile che siamo già arrivati» constatò la madre di Ellenoire. Lei rimase immobile guardandola alzarsi. Un uomo sui cinquanta, con il volto semi coperto da un accenno di barba argentea, si avvicinò alla carrozza.

«Siete pregati di scendere da questo treno» disse con voce tremante, leggermente frettoloso. Voleva sembrare calmo, ma dai suoi occhi e dalle sue gesta si intuì che non avrebbero avuto il tempo di prendere i bagagli.

Ellenoire si alzò e seguì l'uomo giù dal treno. «Tutti questo è ridicolo!» urlò la donna. «Ma cosa succede?»

Lei fu una degli ultimi ad avere la possibilità di scendere senza urlare. Perché fu spinta via e cadde sulla terra bagnata. Qualcuno l'aiutò ad alzarsi. Aveva sentito un rumore simile ad un'esplosione. Un tuono?

Non si era accorta delle fiamme che divoravano il treno alle sue spalle finché non sentì un certo calore e allora si girò, osservando la luce calda, degli uomini avvicinarsi con pompe d'acqua ed estintori.

«Una perdita d'olio» disse qualcuno. Lei vedeva tutto sfocato e non sentiva bene, no, non sentì altro che un ronzio.

«Fortunatamente alcuni dei passeggeri sono scesi» aggiunse qualcun altro.

Lei osservò quel disastro e solo quando il fuoco venne completamente estirpato ed i cadaveri vennero messi su una barella ebbe il coraggio di parlare.

Solo quando vide il cadavere di una donna dagli occhi circondati di rughe, dai capelli corvini, con addosso un cappello coperto di fiori finti. Quando vide quel corpo trascinato via.

Solo allora ebbe il coraggio di parlare. Di piangere.

Solo allora ritrovò la voce. Calde lacrime le coprirono le guance scavate. Ma non urlò. Disse solo una cosa, con un filo di voce.

«Mamma».

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 16, 2019 ⏰

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