1. Il Viandante E L' Insegnante

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Era passata oramai una settimana da quando Reidgrey aveva completato il suo rituale di sigillatura. Il ragazzo aveva quindi cominciato a lavorare, a tutti gli effetti, nel forno di famiglia con suo padre. La mattina stava in negozio, il pomeriggio si incontrava con i suoi amici e, la sera, il babbo gli insegnava come fare il pane. Il sedicenne sentiva di star imparando molto in fretta e di questo si rallegrava molto con sé stesso.

L'unica cosa che lo turbava era il pensiero che qualcuno lo seguisse. Era una presenza costante che gli stava dietro, che lo spiava in ogni angolo. Si trovava dietro le finestre della panetteria, dietro gli angoli delle strade e perpetuamente nella sua mente. Lentamente quest'idea lo stava ossessionando. Più giorni passavano e più si sentiva schiacciato da essa. Il sedicenne aveva pensato, inizialmente, che fosse un effetto secondario del rituale, come una parte della propria anima che ti continua a seguire e che poi si sarebbe dissolta completamente. In una settimana, però, questa sensazione non diminuí e, come al solito, Reidgrey decise di non dire niente ai suoi genitori per non farli preoccupare.

Dopo altri quattordici giorni successe un fatto molto particolare. Il ragazzo stava passeggiando lungo le strade di Rosacrociana con i suoi amici. Alle sei, come al solito, loro lo lasciarono vicino casa e lui era distante solo qualche metro dalla porta quando un uomo dall'aspetto minaccioso lo strattonò per un braccio, fermandolo.

Reidgrey aveva sentito spesso di viandanti che per il puro gusto di viaggiare, giravano di città in città e visitavano i templi. Rosacrociana era un paese interessante in questo senso: c'erano due complessi da vedere. Un posto così piccolo e insignificante, situato esattamente a metà tra due poli commerciali piuttosto importanti dello stato, rappresentava un luogo perfetto per la pausa di un viaggiatore. Il sedicenne aveva già incontrato diversi come lui, elemosinavano solo qualche moneta, e magari un pasto caldo, un alloggio per la notte e qualche vecchio vestito. Non sempre trovavano ospitalità nella gente del posto e così erano costretti a chiedere una camera in uno dei complessi, richiesta che consideravano sacrilega dato che erano profondamente religiosi e senza poteri. Una delle loro convinzioni era che solo coloro che non avessero sigillato la propria magia potesse accedere ai templi. Il ragazzo considerava i viandanti dei tipi strani. La sua famiglia non si fidava di loro, li considerava ladri mascherati, non si erano mai dimostrati disponibili con loro e difficilmente offrivano delle monete. Ovviamente quando era necessario mostrare alla comunità di essere buoni cittadini, loro donavano... Ma sempre il minimo indispensabile.

La sua presa era salda. Reidgrey credeva che quello fosse uno dei casi in cui era necessario sganciare delle monete. Si mise l'altra mano in tasca; stava per tirare fuori le monete quando lo sconosciuto lo fermò : "Non voglio i tuoi soldi ragazzino!". Il sedicenne a quel punto si spaventò: non era un viandante, forse era uno squilibrato che lo stava seguendo, magari voleva rapirlo. Cosa avrebbe dovuto fare quindi? La sua stretta era così ferrea. Bisognava dileguarsi, ma ora il ragazzo non aveva più alcun'abilità. Perché mai qualcuno avrebbe dovuto rapirlo in quel momento? La sua famiglia era benestante, ma non eccezionalmente ricca. La maschera bianca che compariva interamente il suo volto lo inquietava. Un lungo mantello nero copriva i suoi capelli. Sotto ad esso l'adolescente poteva riconoscere una sporca camicia a scacchi. I pantaloni erano di pelle, marroni. Decisamente insoliti. L'uomo continuò con la sua voce profonda: "Devo solo fissarti negli occhi... Diciamo per un po' ". Reidgrey era confuso, non sapeva se temere quell'individuo o essere sollevato dal fatto che apparentemente non gli voleva far del male. I suoi occhi erano quasi d'oro, mentre lo fissavano sembravano più intensi del sole. Così penetranti, luminosi e in un certo senso...Spettrali. Il ragazzo si sentiva inchiodato al suolo, incapace di muoversi; complice anche la grande corporatura dell'individuo che lo impressionava. Il tempo perdeva il suo spazio e la realtà come la conosceva il ragazzo si annullava nelle sue pupille. Lo scintillio quasi gli bruciava la testa. Nessun'alba avrebbe mai posseduto il bagliore di quegl' occhi. Quindi l'uomo allentò la presa, sbatté le palpebre e se ne andò.

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