La notte aveva pievuto e le nuvole ora offuscavano il cielo. La sera precedente Reidgrey, dopo essere andato nella sua stanza, aveva continuato a sfogliare il manuale. Aveva tentato di leggere la noiosissima prefazione dell'autore e poi le numerosissime avvertenze che illistravano la legenda dei simboli usati sulle maledizioni, i raggruppamenti, le varianti... Il ragazzo vedeva una gran quantità di perticolari ghirigori difficili da decodificare e si domandò il motivo per cui si usasse proprio quella simbologia. Gli sorse un dubbio e girando altre pagine si trasformò in una terribile certezza: a parte l'inizio, tutte le formule erano scritte in caratteri sconosciuti. Si spaventò alla vista e subito riprese le avvertenze stando più concentrato per tentare di imparare almeno le basi. Dopo quasi un'ora il mago in erba aveva capito che quel manuale era addirittura incompleto. La copertina indicava infatti che il manuale era 'intermedio' cioè era adatto a ragazzi a metà del loro percorso di studi perciò non conteneva nemmeno tutti gli incanti esistenti. Reidgrey non sapeva se essere contento o preoccupato di questo: se da un lato chiedeva disperatamente la versione facile perché non era mai stato così abile a scuola e non capiva niente di quei segni storti, dall'altro reclamava il livello avanzato perché partendo dalle cose più difficili avrebbe imparato tutto in meno tempo e il piano sarebbe stato attuato prima. Però Ymirte forse aveva fatto bene a dargli proprio quella versione, magari bastava ciò che lì era descritto per vincere l'assalto. Il manuale era praticamente un vocabolario delle madizioni in cui queste sembravano ordinate secondo un alfabeto sconosciuto. Erano presenti disegni quasi in ogni pagina che illustravano come dovessero procedere le cerimonie e come dovrebbero essere disposti i materiali, però tutte le informazioni scritte che servivano ad interpretare i passaggi erano incomprensibili. Stava per addormentarsi sopra quelle righe vuote e allo stesso tempo zeppe di incertezze, quando si ricordò dell'altra lettera del Sacerdote: dove l'aveva lasciata? Forse sul tavolo della cucina quando aveva visto per la prima volta Ymirte? Magari in salotto su una poltrona? Oppure l'aveva portata in camera e appoggiata chissà dove? Aveva visto chi era il destinatario eppure non era sicuro; che fosse Gwen? Affogò tra i suoi pensieri.
Come si era svegliatò dentro il profondo lago? L'acqua era così scura, e densa, ed era estremamente complicato galleggiare, ma a fondo era complicato respirare. Nuotò con immenso sforzo verso la riva, però anche lì il liquido era troppo pesante e ancora profondo come un abisso e impetuoso: turbava l'anima. Reidgrey sentiva dolore al petto. Disperatamente cercò di trascinarsi verso la baita oppure verso riva eppure la presa dell'oscurità era così stretta. Lo fece affondare. Soffocò, nel vuoto abisso, svuotato nelle viscere dell'animo. Non respirava, era veramente morto perché non era padrone di sé stesso. Quello che era stato il suo corpo un tempo, continuava a muoversi esattamente come la coda appena mozzata di una lucertola. Il cadavere posseduto si mise a scavare. Scavava a mani nude il fango per cercare qualcosa di prezioso mentre gli occhi del ragazzo sembrvano osservare la scena dall'esterno del suo corpo. Il cadavere procedeva senza respirare e senza apparentemente soffrire, imperterrito affondava le dita nella scura sporcizia finché non trovò un grande lucchetto che provò ad aprire con le dita. Era impossibile, però, aprire quello scrigno con le sole dita e a Red sembrava ovvio, eppure il corpo continuava, continuava, cuntinuava... Si spezzò le unghie.
La notte aveva pievuto e le nuvole ora offuscavano il cielo. Reidgrey si era svegliato di malumore quando, osservò pieno di terrore, alla base del letto, un'espansa pozzanghera di petrolio. Non sapendo con gestire per conto suo un problema di tale portata senza allarmare Gwen e Law, finì per cedere all'ansia. Il suo respiro si fece affannoso e istintivamente si portò le dita alla bocca per mordersele. Poi notò che le sue unghie erano scheggiate. Gli venne il fiatone, il battito cominciò ad accelerare come se stesse per avere un'infarto, non poteva rimere immerso a lungo in quella dura realtà. Iperventilazione. Provo ad aprire la finestra della camera per prendere aria, ma sembrava non volersi aprire. A quel punto il suo muscolo cardiaco ebbe un sussulto maggiore vedendo il riflesso, su quel modesto specchio, volto del suo discendente.
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La Realtà Dimenticata
ParanormalOgni riferimento ad eventi o personaggi è puramente casuale. La nostra fondazione ha deciso di rendere noto a tutto il mondo la realtà dei fatti accaduti di recente. Luoghi e date sono state opportunamente censurate, si prega di non chiedere ulteri...