49

2.9K 139 10
                                    


HUNTER

Sembrano essere tutti impazziti. Mi circondano e mi trascinano lontano da mia moglie in un lasso di tempo alquanto breve. Proprio adesso devono farlo? Non posso godermi un attimo tranquillo prima della valanga che travolgerà le nostre famiglie, soprattutto la vita della donna che amo fino a morirne dentro, perché ogni minuto che passa il mio cuore rischia di scoppiare, seppellito da un battito violento che urta contro lo sterno per trovare la sua libertà.
«Ehi, che diavolo fate?», domando loro nel tentativo di fermarli. Non posso distrarmi o allontanarmi troppo. Forse sto diventando iperprotettivo e non me ne vergogno ma lo faccio perché la amo e voglio che sia al sicuro.
«Ci sembri un po' troppo sobrio», Max ghigna in maniera perfida mentre tengo d'occhio Iris che balla teneramente con suo padre.
Tutti sembrano avere preso bene, anzi più che bene queste nozze. I giornalisti per fortuna si stanno godendo il cibo, la musica e persino i balli seppur continuando a controllare ogni cosa. Ma sono positivo, stanno sorridendo e nessuno sembra annoiato. Vedremo domani quello che scriveranno nei loro blog o giornali, non che sia importante.
«Devo esserlo e tu dovresti sapere anche il perché», rimprovero Issac che, nel frattempo mi ha già passato un bicchiere con uno strano intruglio dal colore insolito e verde.
«Lo so. Stavo cercando di dirglielo ma a quanto pare Max è come Iris, non ascolta quando gli si dice di non fare una cosa.»
I miei occhi vagano in sala. Iris sorride a suo padre. «Non posso bere, mi dispiace», provo ad andarmene ma si aggiungono al gruppo anche gli altri due fratelli di Iris, Austin e Steven, insieme al gruppo di amici che facevano parte del club. Abbiamo invitato proprio tutti per non destare sospetti. Adesso però sono braccato.
«Scusatemi ma devo proprio...»
«Ok, diteci che cosa sta succedendo», inizia Stone, forse il più sobrio e il più sveglio tra i presenti. Ha notato che qualcosa non va. «Queste nozze così improvvise, tutte quelle guardie fuori dalla villa... sembra quasi che state aspettando qualcuno.»
Sospiro cercando aiuto nel mio amico che prende subito parola cogliendo l'occasione per trattenermi ancora con loro. I miei occhi, di sbieco, seguono Iris che si sta spostando dentro casa.
«Pausa bagno», mi dice suo padre quando mi è vicino, forse beccandomi a fare lo stalker con sua figlia.
A volte mi rendo conto di avere un problema. Mi succede da quando la conosco. Prima me ne fregavo. Con lei invece ho conosciuto la parola protezione e l'istinto spesso prende il sopravvento sul mio cuore. Ma non posso farci niente se amo così tanto quella bestia di satana che mi ha strappato via la ragione rendendo il mio cuore schiavo dell'amore.
«Dobbiamo fare attenzione», sta dicendo Issac. Non ascolto più di tanto, so già quello che sta per dire. Non mi aspetto di certo grandi reazioni anche se alla fine ci sono, soprattutto da parte dei fratelli di Iris.
«Ellen Wood? L'amica di mia sorella è viva? State dicendo questo?», Steven spalanca gli occhi. «Ne siete sicuri?»
«Cazzo! Non va bene. Dobbiamo fare qualcosa, adesso», aggiunge Austin agitandosi mentre tutti gli altri annuiscono. «Non possiamo permettere a quella ragazza di rovinare la vita di nostra sorella in questo modo. È già successo e non voglio che la storia si ripeta un'altra volta.»
«Dobbiamo solo sperare che esca fuori», replico. «Adesso lasciatemi andare a cercare Iris. Ho bisogno di averla qui intorno. Non prendetemi in giro per questo, preferisco sembrare pazzo di gelosia piuttosto che menefreghista e disattento.»
Max mi ferma tenendomi stretto per un braccio. Ha una forza incredibile. «Non permetteremo che le accada niente», la sua non è solo un'affermazione ma anche una domanda celata da uno sguardo preoccupato. «Iris è forte ma Ellen lo è di più e le cose potrebbero non andare bene.»
«Faremo tutto il possibile. Adesso va a cercarla a riportala qui. Tra poco iniziamo con i giochi. Non vedo l'ora di bendarla e vedere se riesce a riconoscerti tra tanti.»
Ghigno. «Mi riconoscerebbe persino tra tutti gli invitati.»
Mi incammino entrando in soggiorno. La cerco nel bagno poi nello studio di mio padre. Non trovandola mi sposto verso il corridoio al piano di sopra dove busso alla porta del bagno, ma lei non si trova neanche qui. Allora entro in ogni stanza credendo di poterla trovare seduta o annoiata o ancora pensierosa e sul punto di calmarsi per un breve attacco di panico. Emozioni forti potrebbero causare questo genere di reazioni in lei.
«Iris?»
Inizio ad agitarmi quando non risponde. È impossibile che sia sparita o che si sia nascosta da qualche parte senza lasciare una traccia, una scia, qualcosa. Mi lascerebbe sempre un indizio.
Il cuore inizia a martellarmi nel petto ad un ritmo travolgente quando tornando di sotto, noto un dettaglio che prima nella fretta di trovarla non avevo visto. A terra, lungo il corridoio che conduce verso un'altra ala della villa, c'è un pezzo di stoffa. Uno po' di tessuto dell'abito bianco di Iris. Quando sollevo il brandello, lo riconosco. È un fiore che si trovava nella cintura insieme ai piccoli diamanti.
Ogni campanello d'allarme scatta dentro di me quando trovo proprio alcuni di questi sparsi lungo il corridoio.
L'aria sembra dapprima bruciare poi fermarsi e infine scarseggiare. Iniziano a farmi male i polmoni, la gola mi si serra come se qualcuno me la stesse stringendo con una forza inumana. Respirare non mi è concesso. I suoni si allontanano dalle mie orecchie. Sono sordo per un nano secondo che sembra l'eternità. In seguito mi arriva un fischio abbastanza forte da farmi aprire gli occhi e poi i polmoni. Boccheggio, respiro di nuovo anche se il mondo è insopportabile.
Mi volto a rallentatore, il terrore mi paralizza e barcollo. Il pensiero di lei lontana è tenuta chissà dove mi schiaccia a terra.
«No. No. No», esco fuori come un pazzo chiamandola ad alta voce fino a sgolarmi.
Issac mi raggiunge con affannato. «Perché stai tremando?»
Prova a stringermi le mani sul viso e lo spingo rabbioso continuando a cercare senza dare alcuna spiegazione. Mi spingo fino alla fine della proprietà chiamandola a gran voce. Lei non c'è. Non c'è più.
Porto le mani tra i capelli. «L'ha presa», sussurro. «Ha agito mentre eravamo distratti. Cazzo!», urlo mollando un calcio ad uno steccato. «Perché mi sono distratto?»
Torno indietro mentre Issac ha già avvisato le guardie, che dopo un suo segnale iniziano a cercare ovunque ma nessuno sembra avere notato niente di anomalo.
In breve all'interno e all'esterno della villa si crea un certo trambusto di persone che bisbigliano. I genitori di Iris vengono avvisati e agiscono facendo partire le prime chiamate, i primi segnali di aiuto dopo che la signora Harrison si è sentita male.
Più i minuti passano, più mi rendo conto di avere ragione. Qualcuno ha preso Iris. Ellen ha preso Iris. Proprio come avevamo previsto, è riuscita a sottrarla sotto il nostro naso. Ha avuto la meglio.
«Che cosa facciamo?», chiedo sgomento.
È la prima volta che non ho un piano, non ho niente. Sono frastornato. È come se mi avessero dato una botta alla testa. Come se mi avessero strappato il cuore dal petto senza un preavviso. Inizio a sentirmi asfissiato, avvilito. Ho solo voglia di allontanarmi da tutto questo, ritrovarmi altrove con la persona che amo, al sicuro. Ma lei non c'è.
Meritiamo di essere liberi dopo quello che stiamo passando. Anzi, meritiamo più di questo. Meritiamo di vivere felici. Meritiamo di avere successo. Meritiamo di sorridere, di avere il cuore coperto di gioia. Meritiamo di allontanarci da chi ci fa stare male. Perché le persone sono la fonte di ogni nostro sacrificio. Le stesse che non sanno che abbiamo imparato a camminare nel buio costruendoci dentro la nostra luce.
Issac mi posa una mano sulla spalla per darmi forza. Ma lui non capisce come mi sento. Non sa quello che sto passando e con quanta forza sto cercando di non dare di matto. «Siediti un momento e bevi questo bicchiere d'acqua. Ti aiuterà a calmarti.»
Gli invitati vengono fatti uscire ordinatamente e in breve restiamo solo noi: la famiglia, gli amici.
Bevo avidamente il bicchiere d'acqua che non dissipa la mia sete, che non placa l'incendio che sento dentro, mentre Nelson mi raggiunge. «Signore, i giornalisti potrebbero essere utili non crede?»
Non riesco a credere o a pensare a niente in questo momento. «Ho bisogno di un attimo», dico alzandomi, barcollo in avanti, supero tutti e mi sposto al piano di sopra, nella mia stanza. Mi siedo sul letto e avvicino la sua maglietta che abbraccio come un pazzo inalando il suo profumo. Adesso lo capisco, so come si è sentita lei. So il significato delle sue parole, quando mi ha detto che ha percepito solo un enorme vuoto, si è sentita morta dentro.
Per la prima volta in tutta la mia assurda vita scoppio in lacrime, in singhiozzi. Mi lascio schiacciare dal senso di perdita, dalla sensazione di impotenza.
«Cazzo!», urlo forte. «Dannazione!»
Mi alzo e come un pazzo inizio a spaccare tutto, a picchiare il pugno contro la parete. «Avrei dovuto proteggerla!»
Prima non sapevo che cosa fosse l'amore. Adesso mi basta ascoltare il mio cuore per percepirne il senso. Se prima pensavo che certe cose fossero inutili, adesso penso che non c'è cosa peggiore che smettere di avere qualcuno tra le braccia, avere paura di non guardarsi più, di non sentirsi più. Non avevo mai stretto qualcuno così forte, prima di abbracciare lei. Perché quando non sei abituato a dimostrare amore, quando arriva la persona giusta, aprire il proprio cuore a qualcuno fa paura. Ho capito di essere suo e non intendo perdere quello che ho ricevuto mettendomi in gioco.
Adesso che tutto si è capovolto ed io sono caduto in una spirale dell'orrore, dove il senso di solitudine e perdita ad ogni minuto passato è come un tizzone ardente sulla carne, mi rendo conto che lei è il mio punto debole. È riuscita a trascinarmi nel suo mondo ed io mi sono tuffato in quella corrente in grado di condurmi adesso verso la pazzia.
Lei è il mio punto debole. Mi fa sentire disarmato, spogliato e nudo di fronte al sentimento che provo per lei. Lei che ha abbattuto le mie barriere rendendo ogni cosa difficile lungo il nostro percorso di una semplicità unica. Prima di incontrarla credevo di potere sopravvivere anche da solo. Eppure mi mancava una parte fondamentale, mi mancava un pezzo del mio cuore per sopravvivere. Mi mancava lei.
La porta si apre e Max corre subito da me fermandomi mentre fendo colpi per aria.
«Andrà tutto bene», prova a rassicurarmi.
Nego. «No, non andrà bene. L'ha presa. L'ha fatto sotto il mio naso. Ancora una volta mi ha fottuto. Non sono bastate le guardie e tutta la sicurezza. È riuscita ad entrare e a prenderla. Iris mi prendeva persino in giro quando ero troppo geloso e opprimente ma facevo bene ad esserlo, perché sapevo che sarebbe accaduto. Ma è anche colpa mia. Le ho chiesto io di rilassarsi.»
Max mi stringe accertandosi che io mi sia calmato prima di lasciarmi andare. «Ascoltami, di sotto stanno già facendo tutto il possibile. Io però sono del parere che solo tu riuscirai a scoprire dove si trova mia sorella. Ti prego di riflettere e di fare uno sforzo per mantenerti lucido.»
Non posso esserlo se la ragione del mio buon umore mi è stata sottratta. «Io...»
«Hunter, fallo per mia sorella. La ami e so che sei arrabbiato ma dobbiamo trovarla e in fretta. Tu non hai conosciuto Ellen, noi si e sappiamo molte cose su di lei che potrebbero fare accapponare la pelle persino al più duro dei cuori.»
Mi scuote. «Amo anch'io mia sorella e ho bisogno che lei sia al sicuro, lontana da quella ragazza che potrebbe farle del male. Era gelosa, invidiosa e vendicativa, Hunter. Quando è sparita per noi è stata una liberazione, per Iris un po' meno perché ha dovuto affrontare chi l'accusava. Ha passato momenti difficili, soprattutto con Nolan. Quel bastardo l'ha fatta soffrire. Poi però nella sua vita è tornato il sole. Adesso non togliergli quella luce di speranza, non spegnerla, Hunter. Ti prego!»
Nel tono della sua voce c'è disperazione. Passo le mani sul viso. «Maledetta!», ringhio.
Dentro la stanza entrano Issac e Nelson. Si accorgono del caos che ho creato ma non commentano. Mi conosco abbastanza da non dire niente, da sapere perché l'ho fatto. «Abbiamo scoperto un dettaglio che ci era sfuggito», inizia Issac.
«Dammi una buona notizia o taci», ringhio.
«Ho cercato di localizzare Ellen e ho scoperto che Iris ha con sé un dispositivo, un fermaglio...»
Guardo come se mi fossi rincretinito, per capire. «Un fermaglio?»
Nelson prende parola. «Abbiamo fatto in modo che Iris avesse qualcosa in grado di "seguirla" nel caso in cui si fosse allontanata. E cosa se non una forcina a forma di fiori per i capelli?», sembra quasi accennare un sorriso ma con contegno poi schiarendosi la gola si ricompone.
«E che cosa aspettiamo? Dove si trova mia moglie? Voglio Ellen dietro le sbarre o dentro una clinica psichiatrica entro e non oltre un paio di ore.»
I due si guardano. «È proprio questo il problema. Deve essere successo qualcosa...»
No, mi rifiuto di accettarlo. Iris sta bene. «Ditemi che almeno sapete la zona dove deve essere passata.»
«Il fermaglio è stato lanciato in mare, Hunter.»
Mentre tutti pensano il peggio, io invece trovo la soluzione. «So dove si trova.»
Attendono che glielo dica. «Dammi quel portatile», mi siedo sul bordo del letto e, come le tante volte in cui l'ho visto fare, cerco il posto in cui quella stronza deve avere trascinato Iris.
Come può un'amica fare questo?
«È stata lei a lanciare quel fermaglio, ne sono sicuro.»
«Come fai a sapere usare quel programma?», domanda il mio amico incredulo.
Guardo Issac di sfuggita. «Mi hai sempre sottovalutato ed io ti ho lasciato credere che fossi il migliore.»
Nega più volte. «No, ma tu...»
«Ti ho sempre fatto credere che fossi il migliore perché in realtà mi è sempre annoiato fare queste cose ma so come funzionano. E perché vedevo come ti sentivi quando ti dicevo che eri il numero uno.»
Issac si scambia uno sguardo con Max e Nelson poi si siede accanto a me. «Quindi l'hai fatto per me? Perché mi vuoi bene ed è sempre stato il tuo modo per dimostrarmelo, mentre in realtà tu hai sempre saputo usare un cazzo di computer?»
Annuisco continuando a digitare sulla tastiera prima di connettermi alle telecamere che si trovano ancora dentro il Luna Park. Per fortuna non le abbiamo fatte togliere.
«Esatto.»
Issac mi colpisce alla nuca. «Sei un grandissimo bastardo! Quante notti mi hai fatto sprecare per il tuo scherzo? Avrei potuto fare altre cose.»
Dilato le narici. «Non è il momento per il sentimentalismo», provo ad avviare le telecamere nascoste.
Notandomi agitato, il mio amico mi sfila il portatile dalle mani. «Lascia fare a me, in fondo sono il migliore», mi stuzzica. Scuote poi la testa. «Roba da non credere. Chi lo avrebbe mai detto che il mio amico fosse bravo con la tecnologia e lo nascondesse per non farmi sentire inferiore. Sappi che ti voglio bene anch'io, ma non vado con gli uomini sposati. Non più adesso, anche se tu mi sei sempre piaciuto.»
Sbuffo e lui sorride sdrammatizzando, alleggerendo un po' della tensione che rischia di divorarmi.
In camera entra tutta la famiglia, comprese le mie nonne che sono preoccupate e adesso allarmate per il caos di oggetti rotti che si trovano intorno.
Tiro in grembo di nuovo la sua maglietta. Nonna si siede accanto a me passandomi il palmo sulla schiena. «Quella ragazza che hai sposato non è una sprovveduta, figliolo. Vedrai che se la caverà. Ma... avete scoperto qualcosa?»
«Abbiamo trovato Iris», risponde Issac posizionando il portatile sul tavolo basso. Ci sediamo sui divani mentre davanti abbiamo le prime immagini della videocamera.
All'entrata non c'è nessuno. Issac cambia angolazione e non c'è niente neanche in pista o in una delle stanze.
Mi alzo. Non riesco proprio a stare fermo. Cammino avanti e indietro. «Devo andare, fatemi sapere quello che scoprite.»
Mio padre mi ferma. «Hunter, non sappiamo con chi abbiamo a che fare», inizia.
Lo supero. «Io lo so. Forse è anche colpa mia se Iris adesso si trova in quella situazione. Ho rifiutato Ellen e adesso Iris è mia moglie e devo proteggerla anche a costo di rimanerci secco un'altra volta. Se non vi chiamo entro due ore significa che sta succedendo qualcosa, avvisate chiunque per fermarla, diramate una sua foto e fate in modo che venga catturata.»
Issac prova ad alzarsi ma Max lo ferma. Nelson invece mi segue. «Sono stato addestrato e scelto per prendermi cura di lei, signore. Adesso mi permetta di aiutarla e di tenerla al sicuro.»
«Grazie. Quando questa storia sarà finita sarai libero di prenderti una lunga vacanza.»
Nelson annuisce. «Accompagnerò il signore e mi assicurerò che non ci siano problemi», annuncia.
Issac mi lancia il telefono. «Così potrete vedere in tempo reale quello che succede. Farò in modo di accedere all'altra telecamera che sembra avere un problema.»
Io e Nelson non aspettiamo oltre e scendiamo di corsa di sotto poi in auto dirigendoci verso il porto dove abbiamo lo yacht con cui andremo a Miami Beach per salvare Iris dalle grinfie di quella arpia.
«Veniamo anche noi.»
Austin e Steven entrano in auto. «Forza, non c'è tempo da perdere. E non provate a fermarci perché abbiamo già deciso.»
Nelson parte subito e guida con attenzione pur superando allo stesso tempo i limiti di velocità.
Guardo lo schermo del telefono più che nervoso e ansioso. Issac mi sta mostrando in tempo reale ogni angolo della casa stregata rimasta con gli addobbi dell'ultima festa che abbiamo organizzato. Poco prima di raggiungere il porto inquadra un angolo della sala e le vedo. «Sono loro», esclamo.
Steven e Austin stanno vedendo tutto dai loro telefoni. Come me fremono e fumano di rabbia non appena si accorgono di Ellen.
Cerco di ascoltare. C'è Iris legata ad una sedia e Ellen che le gira intorno prima di toglierle la benda dagli occhi. Si agita poi vedo nei suoi occhi l'incertezza prima della furia, della freddezza, del disprezzo. Come ha fatto Iris a lanciare quel fermaglio? L'ha fatto prima o dopo di essere bendata? Fingeva di essere svenuta? Ellen non si è accorta di niente?
Mentre guardo le immagini dentro la testa iniziano a circolare così tante domande da farmi impazzire.
«Ciao, Iris», la saluta Ellen.
«Non aspettarti che ti salti addosso per un abbraccio, perché come vedi sono legata come un salame. Ma sappi che non lo farei in ogni caso.»
Ellen si ferma sedendosi sul divano proprio davanti a lei. Accavalla le gambe mettendosi comoda.
Indossa un abito elegante, i capelli rossi acconciati e le labbra carnose piegate in un sorriso prima della smorfia che fa cambiare il suo sguardo. «Mi aspettavo un'accoglienza diversa da parte tua», replica fingendosi offesa.
«Io mi aspettavo che tu fossi morta o tenuta prigioniera da qualche parte. Mi aspettavo anche che non mi premessi in bocca del cloroformio, ma evidentemente non sapevi come presentarti al mio matrimonio senza sembrare una pazza.»
Nei sedili dietro si creano dei cori. I fratelli di Iris sono orgogliosi della sorella, su questo non c'è alcun dubbio. Ma non stanno cantando vittoria tanto in fretta?
«Signore, abbiamo compagnia», Nelson mi indica lo specchietto.
Lo guardo e avvisto l'auto di Issac. «A quanto pare dovrò fare attenzione a tutti voi come una balia», dico innervosito.
«Signore, evidentemente lei non ha capito che Iris adesso fa parte della nostra famiglia. Le vogliamo bene. Nessuno di noi vuole che le accada qualcosa.»
Torno a guardare lo schermo.
«Perché l'hai fatto?»
«Fatto che cosa?»
Ellen si agita. «Non prendermi in giro. Sai a cosa mi riferisco.»
Iris fa la vaga. Forse prende tempo. Si aspetta che io sia lì a breve?
Spero di non deluderla. Scendiamo dall'auto e di corsa saliamo sullo yacht e ci muoviamo il più in fretta possibile.
«No, non so che cosa ho fatto ma so quello che hai fatto tu. Ovvero: mi hai mentito!»
Ellen si solleva infuriata. «Tu non hai idea...»
«Invece si!», urla a sua volta Iris. «So e ho idea di quello che hai fatto e organizzato alle mie spalle. Quindi adesso smettila di mentire, smettila di fingere e dimmi perché mi stai facendo tutto questo!»
«No, prima dobbiamo parlare di molte altre cose, non pensi?»
«Inizia col dirmi perché sei scappata quella notte allora. Dimmi perché mi hai abbandonata e usata. Dimmi perché hai fatto esplodere la mia casa.»
Dio, spero che Iris sappia quello che sta facendo perché non so se riusciremo ad arrivare in tempo per fermare Ellen.
«Signore, sul posto abbiamo già degli uomini. Aspettano un nostro segnale.»
Nego. «Di loro di non muoversi prima del mio arrivo. Voglio guardare in faccia quella ragazza.»
Nelson adesso mi fissa preoccupato. Sembro pazzo, me ne rendo conto. Ma non voglio che Iris si faccia alcun male.
«Intende portare avanti il piano iniziale?»
«Esatto. Abbiamo un piano e dobbiamo portarlo avanti. Inoltre io sto seguendo il copione di Iris. Non so se hai notato ma non si sta agitando e sta prendendo tempo.»
«Speriamo che sappia quello che sta facendo.»
Fisso l'enorme distesa di acqua nel buio di questa notte. Mi sta tormentando il cuore.
«Iris conosce meglio di chiunque altro Ellen. Mi ha chiesto di fidarmi di lei ed io ci sto provando. Sai con quanta fatica mi fido delle persone. Tendo sempre a fare di testa mia, per una volta voglio fare in maniera diversa.»
Nelson si congeda un momento permettendomi di controllare la situazione.
«Da dove posso partire?», Ellen sorride perfida. «Tu mi hai voltato le spalle quella notte, piccola. Allora ho escogitato un piano per cavarmela da sola.»
Iris soffia dal naso, chiaramente offesa. «Me ne sono solo andata lasciandoti fare quello che volevi. Me lo hai chiesto tu. È andata bene, spero.»
Ellen si indispettisce dall'atteggiamento usato da Iris. Non si aspettava questa rigidità nei suoi confronti. Non si aspettava il suo distacco, il suo disinteresse, la sua rabbia. Ellen credeva di potere apparire come una vittima ma ha sbagliato così tanto con Iris che adesso non le basterà una vita per chiedere scusa.
Molte persone sono come pesi di cui non riusciamo a liberarci. Si insinuano nella vita fino a prosciugarti dall'interno. Così molte volte ci dedichiamo ad esse fino a perdere di vista ogni nostro obbiettivo. Arriva il momento però in cui bisogna imparare a sapere lasciare andare quello che fa male, quello che schiaccia come un masso nel petto. Arriva il momento in cui bisogna andare avanti lasciando indietro chi non ci ama davvero.
Spero che Iris un giorno riesca a farlo. Spero che riesca a capire che Ellen è solo una palla al piede per la sua vita e che la lasci andare.
«Lo sai che non è andata bene. Non l'hai visto? Nessuno ti ha mostrato niente? Non hai frugato tra le mie foto?»
Iris mantiene il controllo. «Sinceramente avevo di meglio da fare. Come ad esempio rispondere alle accuse mosse a mio nome a causa della tua scomparsa.»
Ellen le si avvicina rabbiosa mollandole uno schiaffo. «Come hai potuto abbandonarmi?»
Iris ride. «Quella che è scappata per capriccio sei tu. Io ti ho cercata per anni poi ho smesso quando ho capito che prima o poi saresti tornata da sola. Perché starci male? Sei sempre stata egoista, perfida. Volevi stare da sola? Bene, ti ho dato tutto il tempo che ti serviva e nel frattempo sono andata per la mia strada. Per la cronaca me la passo bene, grazie di averlo chiesto. Ma adesso dimmi: di cosa hai bisogno? Vuoi altri soldi, una spalla su cui piangere, qualcun altro da prendere ancora in giro? Dimmi che cosa succede, che cosa ti passa per quella testa malata che ti ritrovi.»
«Sta zitta!», Ellen la colpisce ancora.
È come se il peso delle parole di Iris la ferisse come una pugnalata.
Mi irrigidisco. Mi guardo intorno e fremo. Nessuno deve toccare la mia piccola Bestiolina.
«Avresti dovuto appoggiarmi e non andartene in quel modo. Si parlava della mia felicità, Iris. Della mia!»
«E sparendo che cosa hai risolto? Non mi hai dato di certo una lezione perché ti sei solo messa in un grosso guaio. Hai perso la persona che ti amava più di tutte: me.»
Ellen le stringe la mano sul mento. «Quella in un grosso guaio sei proprio tu, piccola traditrice.»
Iris ride. «Non sono stata io a tradirti o a pugnalarti alle spalle.»
«Invece si! Ti sei sposata con lui!», passa al dunque.
«Hunter non ha niente a che vedere con te. Dio, sei sempre stata così invidiosa e avida da non essere mai felice per la gioia altrui. Sei proprio una stronza!»
Il labbro le si apre e l'abito le si macchia di rosso ma non emette un suono.
«Quanto manca?», chiedo agitato, con voce stridula e smanioso di raggiungere quella strega.
«Qualche minuto e attracchiamo, signore.»
Passo la mano tra i capelli. Posso farcela, mi dico.
«Lo avevo visto prima io!»
«Non è mai stata una gara, Ellen. L'ho incontrato per caso...»
«Mentre stavi con Nolan. Sei una puttana senza cuore, Iris. Che ne hai fatto della pudica ragazza che si vestiva come una suora? Che fine ha fatto la ragazza timida?»
«E tu sei una sporca traditrice che avrà quel che si merita. La ragazza che conosci non c'è più. Dovevo liberarmi da un peso per potermi sentire libera.»
Ellen ringhia attaccandola. Iris cade all'indietro e la sedia si rompe. Riesce a liberarsi e si difende.
«Doveva essere mio!»
«Non può essere tuo, è mio marito! Non ti ama e non ti amerà mai perché sei sempre stata troppo impegnata ad escogitare piani malvagi anziché viverti il momento e comportarti da persona. Ma ti è sempre piaciuto apparire come una stronza quindi adesso goditi la solitudine. E non perché mi interessa ma non hai ancora risposto alla mia prima domanda», dice affannata.
Ellen l'attacca schiacciandola a terra. «Vuoi sapere perché me ne sono andata? Perché all'inizio qualcuno mi ha offerto quello che tu non mi davi, cioè tutto! Io volevo tutto di te ma tu mi davi solo le briciole.»
«Ti ho sempre dato tutto ma non è mai bastato. A me tu non hai mai dato niente. Dovevi restare dove eri nascosta! Stavo bene senza di te e i tuoi stupidi problemi del cazzo!»
«Me ne sono andata perché ne avevo bisogno, Iris.»
Rotolano e si colpiscono a vicenda. Mentre Ellen urla di dolore Iris mantiene la calma. «Potevi anche partire normalmente. Avresti risparmiato a tutti ogni problema. Mi hanno accusata di averti uccisa! Sei proprio...»
Non credo di avere mai visto Iris così determinata e fredda. Non sembra neanche sentire il dolore provocato dai colpi inflitti da Ellen.
«Era questo il piano. Dovevi passare qualcosa di difficile, soffrire un po' per me. Sapevo che lo avresti fatto. Sei sempre stata ingenua, così buona.»
Iris la spinge facendola sbattere contro la parete e si alza affannata. «Non sono stupida e tu sei in un grosso guaio. È per questo che adesso sei qui.»
Ellen si ferma a metà strada. «Doveva essere un gioco...»
Ripete le parole di Nolan. Trattengo il fiato e quando arriviamo corro subito verso la casa stregata.
«Un gioco? Sei malata! Proprio come Nolan.»
Ellen ride. «Quello sfigato non ha mai fatto niente di buono. Si è persino innamorato davvero di te, ha perso proprio la testa. Aveva un solo compito e ha fallito miseramente. Non ti avrebbe mai avuta davvero, neanche dopo una scopata. Così, quando le cose si sono complicate ci ho pensato io.»
Raggiungo gli agenti in postazione. Parlo brevemente con loro mentre ci fanno indossare dei giubbotti antiproiettile sotto le camicie e le giacche eleganti per evitare spiacevoli situazioni. Fremo dalla voglia di raggiungere la mia piccola stella e in breve mi ritrovo nella porta sul retro, a cercare di non fare troppo rumore.
Conosco questo posto ma non posso fare alcun passo falso. Ellen potrebbe fare male ad Iris o peggio farsi scudo usandola per proteggersi.
Entro nel locale avanzando verso la stanza in cui penso che siano nascoste. Gli agenti tentano di dissuadermi, di prendere il comando, ma spetta a me.
Mi appoggio alla parete e origlio. Corrugo la fronte quando non sento niente e apro la porta rendendomi conto del passo falso appena compiuto solo quando si aziona una sorta di meccanismo automatico in grado di propagare dappertutto del gas. Raggiungo la busta chiusa che si trova sul tavolo da gioco, l'afferro e poi corro subito fuori cercando di avvisare tutti di mettersi al riparo.
Raggiungo circa tre metri dall'entrata della casa stregata prima di percepire una deflagrazione tremenda alle spalle in seguito ad un forte boato. I vetri volano ovunque, degli allarmi scattano e tutto iniziano a correre da una parte all'altra.
Per un lungo momento non sento niente e mi ritrovo tra i detriti, la polvere e le fiamme che volano confondendosi insieme al fumo nero che si sprigiona dalla casa.
Cerco gli altri per assicurarmi che stiano bene. Issac regge a stento Nelson, ha un taglio sulla fronte e tossisce convulsamente. Mi affretto a raggiungerli, ad aiutarli.
«Ho chiamato l'ambulanza», dice Issac tossendo. «Arriverà a momento.»
«Dove sono Austin e Steven?»
«Siamo qui!», arrancano raggiungendoci.
Attendiamo qualche minuto prima di sentire l'ambulanza poi Nelson viene caricato dentro la vettura e con lui vanno Steven e Austin per farsi medicare le ferite.
Intorno in breve si crea il caos di volanti, guardie e curiosi. Con Issac torniamo sullo yacht il più in fretta possibile, prima che qualche giornalista immortali le nostre facce e ci sbatta su un giornale.
«Ci ha fottuti!»
«Ha un bravo aiutante, lo ammetto. Creare quella trappola per farci saltare in aria», dice Issac. «Sono da qualche altra parte. Hanno ricreato quella stanza per farci cadere nella trappola. Ma troverò il luogo dalla quale stanno trasmettendo.»
Sono preoccupato per Nelson. Issac si accorge della mia reazione e mi stringe una spalla. «Staranno tutti bene. Adesso cerchiamo di trovare quelle due. Anche i più bravi informatici lasciano qualche buco da cui entrare e a me piace intrufolarmi proprio da quelle parti.»
Inizio a fare un giro di chiamate poi informo Myrtle e Max dell'accaduto.
So che impazzirò ma farò di tutto per salvare la donna della mia vita. Adesso che l'ho trovata non intendo lasciarla andare.
Apro la busta e resto paralizzato.
"Scommetti o perdi?".

 "Scommetti o perdi?"

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Vi presento Ellen Wood ♥️

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Vi presento Ellen Wood ♥️

L'Asso di cuoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora