IL CAPITANO DI GRIFONDORO - 8

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Dalle ceneri ancora calde uscì un lieve sbuffo e subito dopo apparvero quelli che erano indiscutibilmente dei lineamenti di ragazzo.

"Angelina sei tu?" si sentì sussurrare dalle ceneri.

Oliver scattò in piedi per lo spavento.

"Angelina rispondi se sei tu... ho poco tempo!" continuò la voce.

"Ma che succede? Chi sei tu?" sbottò Oliver, incurvandosi verso la sagoma del volto sconosciuto all'interno del caminetto.

"Ang... ah no! Tu non sei Angelina!" concluse la voce.

"Decisamente no! NON SO-NO AN-GE-LI-NA!" ringhiò Oliver trattenendo la rabbia che iniziava a ribollirgli dentro.

"Ehi calma amico. Cercavo solo la mia amica. Con il caos della partita e i festeggiamenti non sono riuscito in nessun modo a parlare con lei e beh, visto che dopo la mezzanotte la metro-polvere della scuola non è controllata da Gazza, ho fatto un tentativo..." spiegò il giovane.

"Ma a quanto pare sono arrivato tropo tardi... dev'essere già andata a dormire... Ci si vede eh!" e con un secondo sonoro sbuffo il volto scomparve lasciando un Oliver sgomento e con i pugni serrati per la gelosia che gli dilaniava il petto.

Non aveva mai provato nulla di simile prima di quel momento. Una sensazione di possesso così forte da farti dimenticare qualsiasi altra cosa al mondo (come ad esempio che Angelina non era di certo di sua proprietà). Ma insomma, chi era quello sconosciuto? A quale casa apparteneva per dover comunicare con Angelina attraverso la metro-polvere? E che cosa aveva di così urgente da doverle dire a quell'ora della notte?

Quella fu senz'altro una delle notti più lunghe e insonni della sua vita. Mille e mille domande turbinavano nella sua testa, immagini di Angelina avvinghiata in teneri abbracci con quel ragazzo sconosciuto, lui che rimaneva in un angolo nascosto ad osservarla. Solo alle prime luci dell'alba riuscì finalmente a prendere sonno; più che sonno diciamo che crollò letteralmente dalla stanchezza tanto era esausto. Dovette inventare una scusa per giustificarsi con la McGranitt e arrivare direttamente quando la seconda ora di Trasfigurazione era quasi al termine. Per fortuna la professoressa era ancora così allegra per la recente vittoria della sua squadra che fu molto accomodante con il giovane capitano dalle occhiaie profonde sul volto. Oliver combinò disastri durante tutto il giorno. Quel lunedì sarebbe entrato a far parte della top 10 delle "Giornate da dimenticare", di questo era più che certo. Semplicemente doveva indagare, doveva riuscire a scoprire chi era quel ragazzo e perché cercava Angelina. Non riusciva proprio a toglierselo dalla testa e ancora ci pensava mentre camminava verso la Sala Grande per una cena veloce ma rigeneratrice a concludere quella giornata infinita.

"Oliver tutto ok?" gli chiese Fred Weasly sedendosi accanto a lui seguito immediatamente dal gemello George.

"Sì, perché?" rispose Oliver con fare noncurante e disinvolto.

"Boh, hai una faccia da far paura a una mummia! Anzi meglio, sembri tu una mummia in carne e ossa!"

"Sempre gentilissimo Fred!" rise a mala pena Oliver. Non era proprio dell'umore per ridere e scherzare con i gemelli Weasley questa sera.

"... e senza peli sulla lingua direi! Ahahah!" se ne uscì George ridendo insieme al fratello e dandogli un colpetto sulla spalla.

"Va bene ragazzi ho capito. Sono semplicemente stanco morto e penso che me ne andrò a letto presto questa sera. Ci si vede domani ok?" e più velocemente che poté si dileguò lontano da tutte quelle voci insopportabili e da quel chiacchiericcio di piccoli studenti del primo e del secondo anno che sembravano aver invaso la scuola.

Si rifugiò tra le tende del suo baldacchino e fece finta di respirare profondamente fingendosi addormentato anche quando Seth e gli altri compagni di stanza rientrarono dalla cena.

Quando le luci si spensero e ci fu finalmente silenzio, poté rilassarsi di nuovo e tornare a rimuginare indisturbato nei suoi pensieri, in ciò che lo tormentava: Angelina e il ragazzo sconosciuto che la cercava.

AMORI NASCOSTI A HOGWARTSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora