Capitolo 2

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Dopo due settimane di pura euforia, Miss Parkinson decise di invitare Mr Griffin e il proprio gruppo di amici per l'ora del thè. Spedì gli inviti col giusto anticipo scrivendo però degli orari diversi: scrisse nell'invito per Richard Griffin di venire alle quattro, mentre sugli altri inviti scrisse di venire alle cinque, così da avere del tempo per dedicarsi all'amato, rivelargli tutto e farsi, di conseguenza, chiedere in moglie. Alice ne era certa: sarebbe divenuta Mrs Griffin entro la fine di giugno, ossia entro due settimane.
Giunse il mercoledì che avrebbe ospitato i lietissimo evento.
Miss Parkinson, per l'occasione, si era rifatta l'intero guardaroba e indossato il miglio abito, i nastri della seta più pregiata e i gioielli più costosi che aveva.
Era talmente bella che, chiunque la incontrasse per i corridoi della bella Red Carnation House e chiunque la intravedesse dall'esterno della casa, mediante le grandi finestre, sospirava con fare trasognato, incantato da una tale visione celestiale.
Alice raggiunse il salotto in cui si sarebbero riuniti tutti, accertandosi che tutto fosse al proprio posto e che la zia non avesse mangiato già tutti i canditi di cui era ghiotta. Era cieca e aveva grandi difficoltà ad orientarsi nella casa ma non aveva nessuna difficoltà ad orientarsi verso il cibo.
-Mrs Griffin, Mrs Griffin! Oh! Non vi risulta armonioso come la più dolce musica e la più commuovente poesia? Mrs Griffin, Mrs Griffin, Mrs Griff...
-Mr Griffin!- Annunciò il maggiordomo, entrando, facendo un riverenza e porgendo il biglietto da visita dell'uomo.
-Mr Griffin!- Squittì Miss Parkinson, facendo una piroetta e sentendosi subito mancare. Si sedette e cominciò a farsi aria con la mano. –Oh...vi prego di farlo entrare!- Il maggiordomo fece una seconda riverenza ed uscì, facendo dunque entrare l'affascinante Conte.
-Oh, Mr Griffin! Perdonatemi se non mi alzo ma ho appena avuto un mancamento! Perdonatemi, Lord Ely, per la mia sensibilità!-
-Creatura più delicata di voi non esiste!- Esclamò l'uomo, avvicinandosi per aiutare la giovane indisposta. La vecchia zia sbuffò e mormorò incomprensibili parole, scuotendo la testa.
-Spero vi sentiate meglio- s'informo Richard, porgendole una tazza di thè caldo. Alice prese tremolante la tazza, sfiorando accidentalmente la mano dell'uomo.
-Oh, sì, sì...mi sento decisamente meglio! Vi prego di rimanere vicino a me, in modo tale da essere sempre pronto a salvarmi! Sapete, mi sento ancora un po' debole...- Miss Parkinson invitò l'amato a sedersi nella poltroncina accanto alla propria. –Perdonatemi, questi miei mancamenti sono dovuti al mio essere immensamente emozionata.-
-Emozionata, Miss Parkinson?-
-Emozionatissima, Mr Griffin! Volete sapere perché? – Chiese, sorseggiando del thè caldo mentre l'altro le rispose con un cenno del capo. –Ebbene, i miei ospiti già lo sanno, dunque, mentre staranno sicuramente arrivando, non mi spiego questo ritardo di massa, ho da dirvi che temo di essermi innamorata. Sono follemente innamorata di un giovane Conte...- E lo guardò sognante, posando il capo sul morbido cuscino che l'amato le aveva messo dietro per farla stare più comoda. Il Conte sorrise amorevolmente e si avvicinò un poco.
-Dunque, di chi si tratta? Lo conosco? Vive qui nel Cambridgeshire? - Con la coda dell'occhio, Alice vide la grassa zia cieca scuotere il capo e portavi sopra le rugose mani con fare esasperato. Forse disse qualcosa ma non si comprese nulla.
-Sì, Mr Griffin, il Conte vive nel Cambridgeshire e oserei dire che mi è molto vicino...-
Il viso del diretto interessato si riempì di sorpresa, i suoi occhi s'illuminarono e si avvicinò ancora un po', di qualche millimetro. Miss Parkinson era convinta che, finalmente, l'amato avesse capito di chi stesse parlando e, considerando lo spazio che lui stava poco a poco annullando, decise di annullarne qualche altro centimetro di conseguenza.
-Avete capito, di chi sto parlando?- Mormorò dolcemente, arrossendo.
-Di Lord Fenland!- Esclamò sorpreso.- Il vostro vicino di casa! Ne sono sinceramente sorpreso, cara Miss Parkinson. Egli ha quasi raggiunto i sessanta anni ed ha quattro figlie vicinissime alla vostra età.- La voce della zia si fece di nuovo sentire e, questa volta, nel confuso e rauco borbottio della vecchia vedova si comprese soltanto la parola stupido ma, per fortuna, Alice fu la sola a sentirla.
-No, Mr Griffin...possibile che non capiate?- Forse aveva ereditato dalla madre una piccolissima dose di stupidità – Il mio amato è così vicino che potrei quasi dirvi che si trova nella stessa stanza in cui ci troviamo noi in questo momento!-
Il giovane Conte lievemente stupido si guardò attorno, vedendo solo la zia seduta sulla poltrona intenta a scuotere la testa e mormorare parole incomprensibili.
Entrò, in quel preciso istante, il maggiordomo e Mr Griffin spalancò gli occhi, guardando prima l'uomo, poi Alice, di nuovo il maggiordomo e infine di nuovo Miss Parkinson.
-Una donna del vostro rango? Siete seria? Mia cara Miss Parkinson, potrei iniziare a preoccuparmi! - A quelle parole la pazienza di Alice cominciò a vacillare. Si alzò di scatto dalla poltrona e cacciò via il maggiordomo che portava i biglietti da visita di Miss Stillman e sua sorella Miss Alexandrina, accompagnate da Mr Morley.
-Miss Parkinson! - Esclamò Richard, colto di sorpresa- debbo far chiamare il dottore? Siete pallida e irascibile!-
-Per l'amor del cielo, Mr Griffin! Siete davvero così cocciuto e cieco?!- A quelle parole, l'uomo assunse un'aria offesa che cercò di nascondere come meglio poté.
-Perdonatemi?- Chiese.
-Voi! Siete voi! Mi fate impazzire! Non capite che l'uomo di cui parlo siete voi? Lo ha capito l'intera contea del Cambridgeshire, perfino vostra madre che a stento riconosce una rosa da un nontiscordardime!-
Ad impallidire e ad avere un mancamento, questa volta, fu il diretto in questione che, alzatosi in piedi da qualche secondo, si rimise seduto, portando una mano sul petto. La vecchia vedova si alzò in piedi, ridacchiando e cercando a tastoni il proprio bastone da cammino. Quando lo trovò, camminò lentamente lungo la stanza, chiamando poi il maggiordomo che le aprì la porta. Urtò accidentalmente un tavolino con sopra un vecchio e costoso vaso, di cui conosceva benissimo l'esistenza e l'esatta posizione, che, naturalmente, cadde e si ruppe, facendo sobbalzare i presenti. La vecchia invece rise, per poi uscire.
Nella stanza, cadde un silenzio più freddo dell'inverno. Miss Parkinson sperò che il malessere improvviso del giovane Conte fosse dovuto ad un'emozione di intensa gioia. Le batteva forte il cuore, tanto che, per un momento, temette che esplodesse i mille pezzi.
Il Maggiordomo entrò di nuovo e cercò di annunciare l'arrivo di tutti gli altri ospiti che, ormai, attendevano all'entrata ma, la giovane Alice, lo cacciò di nuovo.
Mr Richard si alzò di nuovo in piedi, ancora molto pallido.
-Prendete del thè, vi supplico: siete talmente pallido da sembrare un fantasma!- Prese una tazzina e, con le mani tremanti d'emozione, la porse all'uomo che però fece dei passi indietro.
-No, Miss Parkinson, vi prego. Credo sia più appropriato andarmene e allentare il nodo della nostra amicizia. Evidentemente vi ho dato l'errata impressione di essere interessato a voi ma, con mio grande rammarico, per quanto oggi, in modo particolare, siate bella e raggiante, il mio affetto non va oltre la semplice amicizia e rovinarla per questo malinteso è l'ultima cosa che intendo fare.- Indossò il cappello che non aveva dato al maggiordomo e fece per uscire, lasciando da sola la disperata Alice che lanciò la tazzina contro il muro.
Probabilmente preoccupati dai ripetuti oggetti che si rompevano in frantumi e di certo incuriositi dall'inaspettata fuga di Mr Griffin, gli amici di Alice corsero in salotto senza farsi annunciare e, quando videro la giovane svenuta terra, il vaso rotto, la tazzina da thè ridotta in piccoli pezzi ed una chiazza di thè ai frutti rossi sparsa sulla carta da parati azzurra corsero disperati per tutta la casa in cerca d'aiuto.

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