Capitolo 7

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Passò i successivi dieci giorni a letto, con la febbre. Rose era l'unica fonte di felicità di cui disponeva: passava le intere giornate e le intere notti acciambellata sul ventre della padroncina. Aveva anche ricevuto delle lettere da parte di Doth che le chiedevano se poteva venire a farle visita ma Alice le rispondeva che no, non poteva venire, perché non voleva rischiare di far ammalare lei e di conseguenza la bambina che sarebbe potuta morire.
Dopo i dieci giorni passati a letto, la giovane era in piedi, fresca come una rosa. Il dottore, però, le aveva consigliato di allontanarsi il più possibile dal Cambridgeshire e da tutti i problemi che avevano contribuito a farle ammalare i nervi in quel modo.
- Potrei soggiornare a Truro...- Pensò.
-Sinceramente, vi consiglierei di evitare l'aria chiusa tipica della città: affittate una casa vicino al mare, vedrete che vi sentirete come rinata.- Le consigliò il dottore. Così Alice fece e ad agosto era già bell' e sistemata nella sua graziosa casa in Cornovaglia, dove fu invitata a numerosi ricevimenti dalle famiglie più in vista, come quella di Lord Falmouth, un vecchio burbero che, in compenso, aveva un nipote assai affascinante poco più grande di Alice, con cui ballò diverse contraddanze. Mr Griffiths, così si chiamava, era visibilmente interessato di Miss Parkinson e lei, per la prima volta dopo un anno, cominciava a provare dell'interesse nei confronti di qualcun altro di diverso da Mr Griffin.
I due si frequentavano da amici in società e in privato da amanti. Non si spingevano oltre ai baci, sia chiaro, Miss Parkinson non poteva distruggere la propria reputazione, macchiata dalla propria malattia che pareva migliorare ogni giorno che passava con Mr Griffiths.
Quando la loro relazione superò i tre mesi, Alice cominciò a chiedersi perché quell'affascinante uomo di cui non conosceva neanche il nome non la chiedesse in sposa così, un giorno, o, meglio, una sera, cercò di aprire il discorso in questione:
-Mr Griffiths, posso porvi una domanda?- Gli aveva chiesto, accarezzandogli le basette chiare e curate.
-Certamente, chiedete pure.-
-Mi amate?-
-Certamente che vi amo! Che domanda sciocca, mi avete fatto. - Le rispose, baciandola teneramente sulla fronte. Miss Parkinson sentiva che sarebbe impazzita di gioia da un momento all'altro.
-Ho un'altra domanda- aggiunse.
-Ebbene?- Chiese Griffiths.
-Voi mi amate, dunque: perché non mi chiedete in sposa?- L'uomo, a quella domanda, non reagì nel modo in cui Alice aveva sperato. Divenne pallido e improvvisamente distaccato.
-Vi ho per caso offeso?- Chiese lei di nuovo. L'altro scosse la testa.
-No, ma non posso sposarvi.-
Ad impallidire questa volta fu Alice.
-Non potete? State scherzando, vero? Cosa vi ostacola? Sono ricca e bella, questo vi basta!-
-Non siete solo ricca e bella, Miss Parkinson, siete una creatura magnifica e se potessi vi sposerei ora ma...
-Ma...?- Lo esortò a rispondere. Il diretto interessato prese la propria giacca e il proprio cappello. Indossò il tutto e disse: -sono già sposato- per poi andarsene via, lasciando sola la povera Miss Parkinson, che svenne e batté la testa con violenza, riuscendo però a guarire dopo una settimana.
Non appena ne ebbe la forza, scrisse una lettera piena di lamentele e rimproveri indirizzata verso il dottore che le aveva consigliato di andare in quel posto ma non poté spedirla, perché aveva dimenticato il suo nome a causa del forte colpo.
Sfortunatamente, non aveva dimenticato ciò che era accaduto con Mr Griffiths.
Pianse per sette giorni e sette notti, ininterrottamente, disperandosi e maledicendo la sfortuna che si era impossessata di lei. Che avesse il malocchio? Se sì, di sicuro glielo aveva lanciato quella vecchia donnaccia di sua zia, ne era più che sicura. Per un breve istante, se la immaginò lì, all'Inferno, seduta su una poltrona uguale a quella che si trovava nel salotto di Red Rose Cottage, intenta a ridacchiare e colpire accidentalmente gli altri dannati col proprio bastone da cammino.
In quel momento il suo odio nei suoi confronti s'intensificò e non poco.
Miss Parkinson sentì in cuor suo che doveva allontanarsi anche dalla Cornovaglia.
E dove andare? Londra era una meta accogliente, così come lo era Bath, Bristol o Gloucester.
Ci pensò per giorni e giorni, finché decise che sarebbe andata a Parigi, giungendovi il giorno dell'anniversario della morte della vecchia zia grassa e cieca.
Affittò una casa in pieno centro, una delle più belle e di conseguenza una delle più costose. Passò settimane intere a fare spese di ogni tipo, pensando anche a Rose, Doth e Amybeth, frequentava assiduamente il teatro e partecipava a tutti gli eventi a cui veniva invitata.
Teneva aggiornata la sua cara amica che, nel frattempo, aspettava il secondo figlio.
Doth, pensando che ormai la faccenda di Mr Griffin fosse ormai passata, si prese la libertà di scrivere in una lettera ciò che stava succedendo tra Drina e Mr Griffin: si erano sposati da ormai due mesi e la bella Drina aspettava di già un bambino.
In risposta a quella lettera, Miss Parkinson scrisse infinite diavolerie, come il fatto che si congratulava con loro, che era felice di questa notizia e che avrebbe scritto una lettera direttamente indirizzata ai coniugi Griffin.
La permanenza parigina di Alice durò fino ad agosto e questo non perché Alice intendeva tornare per il puro piacere di camminare su un territorio a lei familiare ma, perché, una mattina, giunse una lettera da parte di Doth in cui era scritto che Drina era morta di parto, lasciando da solo il marito con un figlioletto che non gli somigliava per niente.
Felicissima, Miss Parkinson foce ritorno nel Cambridgeshire e cercò di restare il più vicino possibile al suo amato Conte, malato di disperazione. Alice si preoccupò di lui per mesi e mesi, preoccupata sempre più per le condizioni dell'uomo che peggioravano sempre più.
-Sei così cara!- Le diceva sempre, quando si svegliava e la trovava ogni volta al capezzale del proprio letto, pronta a donargli le più amorevoli premure.- Non capisco proprio perché lo facciate.- Concludeva, cadendo di nuovo in un sonno profondo.
-Perché vi amo e vi amerò sempre, Mr Griffin.- Mormorava lei, consapevole del fatto che lui non la sentisse.

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