Capitolo 5

67 9 1
                                    

Miss Parkinson cambiò casa entro la fine di agosto: era più piccola di Red Carnation House ma molto più graziosa, moderna e soprattutto interamente arredata secondo i gusti della nuova padrona. Le cambiò nome da Cam Cottage a Red Rose Cottage, in quanto, secondo lei, era inutile avere una casa che portava il nome di un fiume che, tra l'altro, distava un paio di chilometri dalla struttura. Red Rose Cottage, tra l'altro, portava il nome del fiore simbolo per eccellenza dell'amore.
Fece intagliare il medesimo fiore su finestre e porte e la casa era piena di composizioni floreali che, oltre al far starnutire copiosamente la vecchia zia, che cercava di distruggere i fiori con il proprio bastone, venivano sostituite al primo petalo vagamente secco.
Pochi andarono a farle visita: prima di tutti, giunse Dorothea col marito, Mr Morley. Si erano sposati la settimana precedente alla visita a Red Rose Cottage e rinviato di un mese il viaggio di nozze a Bath a causa dell'improvvisa morte del padre di Morley. Entrambi vestivano il lutto ma non sembravano poi così dispiaciuti ed Alice non sapeva il perché, considerando che non aveva mai conosciuto il vecchio Morley.
-Doth! Guardate com'è cresciuta Rose in queste settimane: solo ieri sembrava una stupida gattina di poche settimane. Ora è una stupida gatta adulta che mangia un po' troppo.-
-Tu dici? A me sembra in perfetta forma. Hai mai visto il cagnolino di Miss Caroline, la figlia di Mr Fitzgerald? E' così grasso che invece di camminare rotola.-
-Non l'ho mai visto, no, ma mi diverte la descrizione che mi hai fornito.- Disse, accennando un sorriso e chiedendo ai suoi ospiti di seguirla nel salottino viola, dove era stata sistemata la medesima poltrona proveniente da Red Carnation House su cui la vecchia vedova passava gran parte della sua vita.
Venne servito il thè, frutta candita e una torta di mele colte da Alice in persona: aveva comprato degli alberi di mele e ciliegie e li aveva fatti piantare sul vialetto principale, così come innumerevoli piante di rose rampicanti, vasi pieni di nontiscordardime, edera, narcisi e dei magnifici fiori di iris ed ibisco.
-Vi trovo in salute, Miss Parkinson- notò cortese Mr Morley, caro amico.
-Vi ringrazio. Evidentemente cambiare mi ha fatto bene. Sento di aver lasciato quasi tutte le negatività in quell'orribile Red Carnation House. Non voglio più vedere quella struttura, credo sia maledetta!-
-Addirittura maledetta!- Esclamò Morley, alzando le sopracciglia, divertito.
-Assolutamente sì, caro Morley! Che fate, vi prendete gioco di me?-
-Non oserei mai, non con cattivi intenti, amica mia.-
-Vorrei ben vedere!- Rispose, lasciandosi scappare una più che contenuta risatina. Finì il proprio thè e poi si rivolse all'amica.
-Avete notizie di Drina e Mr Griffin?- Chiese, spaventando i coniugi con la calma usata nel proferire tali parole.
In verità, sognava ancora di avvelenare la fortunata Drina con le foglie di patata o di pomodoro.
-No, no...nulla di nuovo.- Mentì visibilmente Mrs Morley. Questa volta, Miss Parkinson cedette al tentativo di troncare sul nascere quel determinato argomento di conversazione da parte dell'amica che sospirò di sollievo, timorosa di assistere ad un'altra crisi di nervi che giunse solo quando i coniugi Morley se ne andarono.
Alice cominciò a camminare per tutto il salottino, con le mani che le tremavano per il nervoso.
-Perché non sfoghi il tuo nervosismo cronico in qualcosa di più producente e meno snervante? Questo infinito rumore che provocano le suole delle tue scarpette mi instupidisce!-
-Non sono le scarpette...- mormorò Alice, andandosi a sedere su una poltrona con in mano il piccolo telaio e tutto l'occorrente per il ricamo. Stava preparando i tovaglioli che avrebbe usato per il Natale seguente, intonati ad una grande tovaglia che doveva ancora iniziare a decorare.
-Come hai detto, stolta nipote? - Chiese la vecchia grassa e cieca, indispettita. S'offese anche la nipote.
-Non ho detto nulla, zia.- Rispose corrucciata, concentrandosi poi col proprio minuzioso lavoro.
L'anziana, probabilmente annoiata, cominciò a canticchiare un brano probabilmente vecchio tanto quanto lei che infastidì immediatamente l'altra che se ne andò a fare una passeggiata nei pressi della casa. Ciò avvenne assai di frequente, ossia che le due si riunivano nel salotto, una delle due faceva qualcosa che infastidiva l'altra, battibeccavano e concludevano la faccenda col separarsi o, meglio, con Miss Parkinson che usciva dalla stanza e andava altrove.
Era ormai divenuta un'abitudine, quella, e, quando la vecchia zia morì il trentuno di ottobre, all'età di settantanove anni, Alice pensò che, finalmente, avrebbe vissuto in santa pace. Non pianse la dipartita della vecchia, non si preoccupò di organizzare una cerimonia funebre vagamente decente e indossò il lutto solo per qualche settimana.
Passò i primi due mesi in armonia. Erano solo lei, Rose e le più che piacevoli visite di Doth che, tra l'altro, aspettava il primo figlio. Solo quando giunse gennaio si rese conto che l'assenza della zia cominciava a risultare pesante: in quella casa c'era troppo silenzio, non era più la stessa senza le continue lamentele della vedova e senza i vasi che cadevano accidentalmente in frantumi, e, i membri della servitù, non erano abbastanza colti per conversarci per ore.
In preda ad un attacco di noia decise di comprare altri abiti ed altri gioielli, utilizzando i soldi che la zia le aveva lasciato, oltre quelli del padre.
Era una delle giovani in età da marito più ricche e belle e non riusciva a trovare un uomo. Aveva appena compiuto vent'anni e, dopo mesi, cominciava a sentire la mancanza degli eventi mondani a cui partecipava, un tempo, con assidua frequenza. Così, decise di organizzare un ricevimento in proprio onore, invitando anche persone a lei sconosciute.
L'evento, magnificamente riuscito, fu ospitato nella sala da ballo di Red Rose Cottage che non era grande come quella della vecchia casa maledetta in cui Miss Parkinson abitava fino a diversi mesi addietro ma riuscì a contenere senza problemi tutti e novanta gli invitati.
Conversò animatamente con tutte le belle dame e ballò tutta la notte con diversi gentiluomini che si scioglievano al fascino di lei ma, nessuno di loro, però, superava in bellezza e in intelletto Mr Griffin, il Conte che ancora infestava il cuore e la mente della giovane Alice, perennemente tormentata da un senso di malinconia che celava sotto un grazioso sorriso e metri di stoffa pregiata.

Miss ParkinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora