Capitolo 6

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Miss Parkinson ebbe l'occasione di vedere Mr Griffin in occasione della nascita della meravigliosa Amybeth Morley. Era una bimba paffuta e dai luminosi occhi celestiali, incorniciati da riccioli corvini. I colori, eccetto il biancore singolare della pelle, erano stati ereditati dal padre, mentre i tratti facciali dalla madre.
Sfortunatamente, assomigliava anche a Drina.
Amybeth nacque una calda mattina di luglio e la madre, tanto sana da non sembrare una donna che aveva partorito da solo qualche ora, nominò Alice madrina della piccola, scatenando l'invidia di Drina che sognava di avere questo onore da quando la sorella aveva annunciato l'imminente arrivo della bimba.
Alice fu ben felice della sofferenza della piccola Stillman, anche se il torto che lei le aveva arrecato era impareggiabile, insuperabile e imperdonabile. La odiava con corpo e anima, perciò, il proprio senso di soddisfazione durò solo una misera ora.
Il dottore invitò gli ospiti di Morley Manor a lasciare la madre e la figlia riposare e così, dopo aver baciato sulla fronte Doth e Amybeth sulla fronte, Miss Parkinson si congedò, non dimenticandosi di dare un'accidentale spinta a Drina con la propria spalla, mentre camminava lentamente verso la porta.
Rimase a Morley Manor per qualche settimana, con le due sorelle, sopportando le continue visite di Mr Griffin a Drina. Era una vera e propria tortura e resistette soltanto per amore di Doth, l'amichevole affetto per Mr Morley e l'intensa affezione per Amybeth.
La sua pazienza esplose in mille pezzi quando Drina annunciò il proprio fidanzamento ufficiale durante la cena del giovedì. Udendo tali parole, la prima cosa che Doth fece fu quella di rivolgere uno sguardo terrorizzato verso l'amica che, questa volta, non pensò minimamente di controllarsi. Si alzò, ordinando di far preparare i propri bauli e con una certa velocità. Tutto fu pronto in un paio d'ore e quando Miss Parkinson si diresse verso la porta, non degnò di uno sguardo Drina, intenta a nuotare nelle proprie lacrime, mentre Richard cercava invano di consolarla e si chiedeva perché mai Miss Parkinson avesse reagito in quel modo alla lieta notizia.
Il viaggio di ritorno durò tutta la notte e solo all'alba riuscì a distinguere il profilo della propria, adorata, casa.
Entrò, si cambiò d'abito e poi scese in salotto. Vedendo la poltrona della zia vuota, si ricordò che ella era morta, dunque scoppiò a piangere e a disperarsi, a lanciare i cuscini del divano e delle poltrone e lanciando ninnoli di cristallo e porcellana. Per fortuna, il maggiordomo e un cameriere riuscirono a fermarla, affidandola alla propria cameriera che l'aiutò ad andare sino in camera. 

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