Capitolo 3

77 11 0
                                    

Dal momento in cui Miss Parkinson riprese conoscenza, amici, parenti e conoscenti si resero conto di un suo improvviso cambiamento di personalità: ogni sua emozione si era come amplificata cento volte di più rispetto al normale, era diventata meno paziente e si era incattivita, mantenendo però il suo più che gradevole aspetto.
Non appena si svegliò, dopo due giorni di intenso sonno, la prima cosa che fece fu insultare la cuffia della sua carissima amica Dorothea che, di quell'indumento, andava particolarmente fiera e, per questo, ci rimase assai male.
-Sembra lo scarto di una tenda mal cucito.- Le aveva detto, per poi spostare lo sguardo altrove, verso la carta da parati della propria camera.- Non comprendo come non mi sia resa conto, prima di oggi, di quanto sia orribile il colore delle pareti. Che triste tonalità di blu! Credo che le farò fare verdi.- E le pareti, nell'arco di qualche settimana, divennero verdi con motivi floreali rossi, gialli, bianchi e rosa.
-Ora però i mobili non si intonano!- Esclamò irrequieta, gettando dunque al vento altro denaro. Per fortuna, poteva comodamente permettersi di agire in tal modo, considerando la grande quantità di soldi che aveva ereditato dal padre, essendo stata per lui l'unica figlia avuta. Alice non si accontentava di nulla e odiava tutto ciò che aveva, come abiti, gioielli e mobilia. Adottò una gattina dal manto nero e rosso e la chiamò Rose, come la madre di Mr Griffin dato che, in comune, avevano una grande stupidità: la gattina, infatti, andava a sbattere ovunque, come se fosse cieca quando di certo non lo era, considerando che non appena un nastro cadeva dalle mani di Alice, Rose si fiondava su di esso, giocandoci allegramente e perdendo l'equilibrio ogni due secondi. Nonostante ciò, era molto simpatica ed affettuosa, cosa che aiutò a curare la tristezza della padroncina che, però non tornò mai quell'amabile creatura di un tempo.
Una mattina si svegliò col pensiero che doveva assolutamente scusarsi con la sua amica Dorothea, così, le scrisse una breve lettera:

"Mia cara Doth,
non hai idea di quanto mi dispiaccia averti recato quello spiacevole insulto nei confronti del tuo graziosissimo cappellino: non so cosa mi sia preso ma, dopo essere stata così male, sento di non essere più la medesima persona. Ti chiedo umilmente scusa e spero che accetterai l'invito di prendere un thè domani pomeriggio. Sai, ho da poco iniziato un nuovo ricamo e credo che con il mio insolito cambiamento d'umore, temo si tratti di qualcosa di permanente o molto duraturo, sia cambiato in me anche qualcos'altro. Non so come sia possibile e, sinceramente, non ho idea di quali parole usare per descriverti ciò che intendo ma fatto sta che la mia tecnica di ricamo è improvvisamente migliorata; riesco ad evitare gli spiacevoli nodi del filo quando lo faccio passare da un'estremità all'altra, riesco a creare figure uguali e in perfetta fila, quando invece, fino ad un mese fa, non riuscivo neanche a infilare con facilità il filo nell'ago.
Quando verrai a trovarmi, domani, sperando che tu mi perdoni, ti farò vedere uno dei miei ultimi acquisti. Non intendo darti spiegazioni, è una sorpresa!
Adieu,
Alice P."

Fortunatamente, la risposta di Doth fu assai positiva e ciò fece sorridere Alice come da tempo non faceva, anzi, quando lo fece, provò quasi dolore al viso e guardandosi allo specchio, fece caso al fatto che le si erano formate due rughe agli angoli della bocca.
All'improvviso, la sua piacevole sensazione di tranquillità e quasi felicità si trasformò in puro panico: dopo aver camminato per un'ora avanti e indietro nella propria camera, corse come una furia in cucina, spaventando tutti i membri della servitù che incontrava sul proprio percorso. Pretese di avere un uovo, del miele e del latte, oltre che due ciotole e un cucchiaio. Quando ebbe l'occorrente tornò in camera in fretta e furia, cominciando immediatamente a preparare la crema per eliminare le rughe. Non appena finì, stese la crema sul proprio viso, attendendo poi tutto il tempo possibile prima di eliminare il tutto con acqua tiepida.
La mattina seguente quegli orribili segni erano spariti ed Alice pensò che forse non era ancora giunto il momento di recludersi in casa, non più di quanto non facesse già da quando si era risvegliata.
Un tempo non perdeva neanche un evento mondano, ora era tanto se usciva a passeggiare in giardino e invitava non più di un'ospite, unicamente di sesso femminile, nella propria casa. Oltretutto, non era più entrata in quel salottino: sua zia, a volte, la chiamava per chiederle un po' di compagnia ed Alice sì, scendeva, ma si fermava sull'uscio della porta e non guardava mai dentro la stanza. La vecchia vedova parlava per minuti, a volte ore e spesso e volentieri, Miss Parkinson perdeva la pazienza e se ne andava, camminando silenziosamente e lasciandola parlare da sola.
A colazione mangiò mezzo uovo e qualche grappolo d'uva, accompagnato con del vino mischiato all'acqua. Passò davanti al salottino, in cui la zia continuava a parlare senza riprendere fiato, e infine salì fino alla propria camera, in cui rimase finché non vide arrivare dalla finestra il calessino di Miss Stillman.
Prese in braccio la piccola Rose, in preda alle più tenere fusa, e camminò fino all'entrata, in attesa che la sua amica si presentasse col suo biglietto da visita per farsi annunciare.
-Mia adorata Doth!- Esclamò Alice, non appena vide l'amica entrare e porgere il biglietto al maggiordomo. Sorrise ma, lo si capiva, nascondeva qualcosa.- Guardate che meravigliosa gattina ho adottato: si chiama Rose.-
-Rose? Come il nome...
-Esattamente, proprio così. Vieni, Doth, andiamo nel salottino rosso.-
-Non in quello azzurro?- Chiese confusa l'altra.
A quella domanda, Miss Parkinson si bloccò e la guardò, improvvisamente pallida in volto e con gli occhi lucidi.- In quello rosso, ho detto- rispose, cominciando di nuovo a camminare e stringendo la tenera Rose con affetto, sentendosi immediatamente più tranquilla, mentre Miss Stillman, affiancandola, le rivolse uno sguardo assai preoccupato.
Presero il thè, chiacchierando amichevolmente e divertendosi a guardare Rose alzarsi sulle zampe posteriori per cercare di ottenere dei dolcetti da mangiare. Nonostante tutto ciò, Alice continuava a scorgere nella voce, nei movimenti e nel viso dell'amica qualcosa che le faceva intuire che lei stesse cercando di nasconderle qualcosa e così, spinta dalla curiosità, scansò l'argomento di cui stavano parlando, ossia di moda francese, e le porse la domanda in questione:
-Sento nel profondo dell'animo, amica mia, che tu mi stia nascondendo qualcosa. Ti conosco troppo bene, Doth, cosa c'è che non va?-
-Oh! Beh...- Iniziò la diretta interessata, abbassando lo sguardo ed arrossendo violentemente in faccia. - Prima di rispondere alla tua domanda, dove fartene una io: sei per caso ancora innamorata di Mr Griffin?- Chiese, cogliendo di sorpresa Miss Parkinson che rimase in silenzio qualche secondo, poi però, rispose seccamente di no, anche se non era assolutamente vero.- Ebbene, lui...sta corteggiando Drina, mia sorella.-
-Oh! Che bella notizia! - Esclamò, mentre i propri occhi cominciavano ad inumidirsi e a far scendere sulle sue gote rosee delle cristalline lacrime. - Una notizia così bella che mi ha fatta commuovere! - Esclamò ancora, per poi scoppiare a piangere disperatamente.

Miss ParkinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora