Mi voltai spaventa.
"Cleopatra fermati, ti prego."
Era Efestione. Lui era l'unico, che esattamente come Alessandro, riusciva a capirmi con un solo sguardo. E aveva capito che stavo male, molto male.
"Oh Efestione" dissi io scoppiando in un pianto disperato.
Lui mi abbracciò stretta e io strinsi le mie braccia intorno al suo collo. Eravamo in un corridoio e i miei lamenti stavano attirando le attenzioni di tutti, quindi Efestione mi sollevò e mi portò dietro una colonna dove riposai ancora i piedi a terra.
"Stai tranquilla. Odio vederti piangere." disse mentre mi asciugò delicatamente le lacrime.
"Come faccio a calmarmi, quando so che devo sposare un uomo che nemmeno conosco?"
Non pensavo avrei reagito così pur sapendo da tempo cosa mi aspettava. In realtà la finta consapevolezza era solo un modo per nascondere quello che provavo veramente: paura e tristezza.
Dopo alcuni minuti mi calmai e Efestione mi riaccompagnò nella mia camera.
"Ricordati che io ci sarò sempre." disse lui sul ciglio della porta.
"Anche io Efestione." dissi sorridendo.
In fondo avevamo fatto una promessa.
Lo salutai e chiusi la porta.
Non c'era Antigone, ma non fu un problema; mi tolsi la veste e mi misi quella da notte.
Mi sedetti sulla sedia di fronte allo specchio e cominciai a riflettere. Mi slegai la cordicella nei capelli. Mi guardai. Mi specchiai. In quel momento avrei voluto essere una ragazza normale, non una principessa. Presi la spazzola e cominciai a pettinare i lunghi capelli biondi.
Non piangevo più. Era solo uno sfogo. Anche se non avrei voluto ero una principessa e dovevo seguire le regole, per la gloria della Macedonia.
Sentii bussare alla porta. Pensai subito che fosse Alessandro, quindi dissi: "Avanti!"
Udii chiudersi la porta, ma non sentivo alcuna voce. Così guardai lo specchio. Non era mio fratello. Era Cassandro. Mi voltai indietro.
"Cassandro..." dissi alzandomi "...avevi bisogno di qualcosa?" dissi io con un filo di voce.
"Mi dispiace." disse dopo un po' con lo sguardo spento.
"Anche a me." dissi abbassando lo sguardo.
"To l'avrei voluto dare per il tuo compleanno, ma preferirei dartelo ora." disse giocherellando nervosamente con qualcosa tra le dita.
Si avvicinò, mi girò intorno arrivando dietro di me. Mi mise davanti una collana. Era lunga. E bellissima.
"Scusami." disse spostandomi i capelli dal collo dove fece un piccolo nodo.
Io non sapevo cosa fare. Prima di mettersi di fronte a me, fece scivolare le mani sulle mie spallo con un tocco così leggero e delicato che sembrava divino.
"Quell'uomo è fortunato, molto fortunato."
Aveva gli occhi lucidi. A me scesero le lacrime. Lui le asciugò dolcemente. Cercavo di trattenermi, ma non ci riuscivo. Non riuscivo a fare nulla, ne' a parlare ne' a trattenermi dal piangere. Ero in uno stato di impotenza insopportabile.
Lui mi accarezzò i capelli con entrambe le mani e mi abbracciò. Mi abbracciò con uno di quegli abbracci che vorresti durassero tutta la vita. Ne avevo bisogno. Avevo bisogno di lui. Restammo lì per qualche minuto e continuava ad accarezzarmi i capelli. In qualche modo riuscì a calmarmi. Ci staccammo dall'abbraccio.
"Mi dispiace di averti bagnato la tunica." dissi io. Lui si mise a ridere.
"La collana è meravigliosa. Non avresti dovuto."
"Non è nulla. Così ti ricorderai di me."
Avrei voluto dirgli che non avrei potuto dimenticarlo. Mai. Ma non lo feci, mi limitai ad avvicinarmi e a dargli un bacio sulla guancia. Lui ricambiò e mi stampò un bacio dolce come il miele sulla guancia destra. Mi guardò e se ne andò. Sentivo già la mancanza di quell'abbraccio e di quel bacio.Stavo per addormentarmi quando sentii aprire la porta. Questa volta era Alessandro, che di corsa corse ad abbracciarmi.
"Scusami. Scusami se non sono venuto subito, ma Filippo continuava a presentarmi persone. Farò in modo che tu non vada in quel posto. Te lo prometto." disse sconvolto.
"Alessandro.." mi staccai da quell'abbraccio "...è così che deve andare. Non voglio che tu comprometta il tuo ruolo e il rapporto con nostro padre per me. Sapevamo entrambi che doveva andare così." dissi io accarezzandogli il viso. Era visibilmente demoralizzato. Andò dall'altra parte del letto e si stese.
"Ti voglio bene sorella"
"Ti voglio bene fratello"
Dormì con me quella notte, come da bambini. Come ai vecchi tempi.
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Our Dream
Historical FictionCosa sarebbe successo se la sorella di Alessandro Magno,Cleopatra di Macedonia,fosse cresciuta con lui e agli altri compagni di Alessandro? E se Alessandro l'avesse portata con sé durante la sua campagna in Asia?