Capitolo 9

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Pella, 338 a.C

La morte del generale Amintore fu davvero dura da affrontare, sia perché tenevo molto a lui, sia perché Efestione ne rimase sconvolto. Non voleva più uscire dalla sua stanza. Andavo a trovarlo almeno tre volte al giorno e non faceva altro che fissare il vuoto. Per i funerali dovevamo aspettare Filippo - Amintore infatti era uno dei generali più fidati del re - , che ora era a Cheronea con Alessandro. Gli scrissi una lettera, nella quale spiegavo quello che era successo e qual era lo stato del nostro amico. Non avrebbe preso bene la notizia. Sapevo bene che sarebbe voluto essere qui con me ed Efestione, ma non poteva. A tormentarmi però c'era anche la questione del matrimonio, sempre più imminente: mancavano infatti due settimane. Ormai non provavo più niente se non dolore e tormento. Mia madre era sempre più arrogante e non le piaceva che stessi molto con Efestione in questo momento, ma ho imparato a fare finta di niente e ad agire senza il suo permesso. L'unica cosa che mi dava sollievo era il mare. Quel pomeriggio decisi di andare sulla costa, cercando di dimenticare, anche se per poco tempo, tutto quello che mi assillava.

Arrivata sul litorale mi sedetti su una roccia e rimasi lì ad ascoltarlo. Il mare, com'è saggio il mare. I capelli erano scompigliati dalla dolce brezza. Ero meravigliata dal tramonto di quel giorno.

"Cosa meravigliosa è il tramonto, un dono degli dei", disse una voce dietro di me.

"Maestro...", dissi io sorpresa.

"Ti spiace se mi siedo qui con te per un po'?"

"Assolutamente no, venite", dissi facendogli spazio. Era un uomo non troppo anziano Aristotele, il mio maestro. Fu infatti lui ad educare me, mio fratello e i nostri compagni. Mio padre lo fece arrivare a Pella da Atene. Non so perché permise anche a me di imparare da lui, ma gli sono infinitamente grata. Si sedette accanto a me sospirando e appoggiando il suo bastone.

"Cara Cleopatra...voglio che tu sappia che io sarò presente al matrimonio"

"Vi ringrazio maestro...", dissi fingendo un sorriso.

"Cleopatra...parliamone."

"Con tutto il rispetto, ma non c'è niente di cui parlare. Hanno deciso per me ed è così che doveva andare, è così che è sempre stato. Io farò da mediante per un importante affare di stato e il matrimonio ne sarà la firma. Solo questo."

"Da quando ti accontenti di ciò che scelgono gli altri. Da che io ricordi non lo hai mai fatto, hai imparato a ribellarti."

"Lo so, maestro. Ma questa volta è diverso: è da tutta la vita che convivo con questa cosa, con il fatto che avrebbero scelto per me. Io faccio parte dello stato e per lo stato devo agire."

"Hai ragione devi agire per lo stato, ma non scordarti che non sei un'alleanza, sei una persona, con dei sentimenti e sappiamo tutti che non ti portano ad Epiro. Ho avuto il grande onore di educarti, Cleopatra, e ben so che sei forte e virtuosa. Per questo capisci quello che è necessario fare."

"Una volta voi diceste che la felicità non consiste in passatempi e divertimenti, ma in attività virtuose. Questa è una cosa virtuosa, non è così?"

"Sì, certo."

"Allora perché, maestro, non sono felice? Perché non mi viene naturale andare volentieri ad Epiro, sebbene sappia quali sono i miei doveri?"

"Perché non è possibile. Evidentemente per alcune persone, e per le donne in particolar modo, la felicità non deriva dalle attività virtuose perché non sempre possono scegliere da sole. Gli atti virtuosi portano al benessere emotivo solo se svolti con il proprio - e convinto - consenso. Tutti noi abbiamo bisogno di libertà."

"Io non sono libera, maestro."

"Ognuno può essere libero se lo si desidera veramente."

"Allora cosa dovrei fare? Dire a mio padre che non voglio sposare il re Alessandro? Sarebbe tradimento. Mia madre poi non aiuta: se lo dicessi a lei, credo mi farebbe esiliare. Di conseguenza io non posso essere libera. Non posso fare ciò che mi piace, non posso sposare il ragazzo che amo. Non ho neanche mai visto il re d'Epiro. Maestro, cosa posso fare?"

"Non sono esperto di queste cose, mia carissima Cleopatra. L'unico consiglio che mi sento di darti è quello di tenerti stretti gli amici: Leonnato, Tolomeo, i tuoi compagni; e tra tutti Efestione, come un fratello per te e Alessandro. E tuo fratello, sangue del suo sangue, ti ama più di tutti lui, so che darebbe la sua vita per salvare la tua. E Cassandro...non perdere la speranza, ragazza mia, non farlo mai perché il primo e vero amore non muore mai. Ricordati queste parole Cleopatra: senza amici nessuno sceglierebbe di vivere, anche se possedesse tutti gli altri beni."

"Maestro, mi verrete a trovare?", dissi io cominciando a piangere (ancora una volta).

"Verrò tutte le volte che lo vorrai, te lo prometto", disse asciugandomi le lacrime, come un padre fa con la figlia.

"Sei sempre stata speciale per me Cleopatra. Non ho istruito molte ragazze. La tua curiosità, quasi come quella di tuo fratello, mi commuoveva. Non ho mai avuto la fortuna di avere figli, ma tu, tuo fratello e i vostri compagni avete reso la mia vita degna di ogni sapere, di ogni conoscenza."

"Vi ringrazio, maestro. Per tutto. Non vi scorderò mai."

Lo aiutai ad alzarsi e poi ci incamminammo insieme per tornare a Pella. Durante il tragitto passammo per il bosco e, come ai tempi della mia fanciullezza - che ad oggi sembra sia passato un secolo - ci fermavamo ad ogni fiore per ripetere il nome e le sue proprietà. Mi mancavano quei tempi, ma dovevo resistere, fare tesoro dei consigli di Aristotele e andare avanti.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 31, 2020 ⏰

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