Capitolo 8

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Pella, 338 a.C

Il giorno seguente mi sentivo distrutta, fisicamente e soprattutto moralmente. Mio fratello era già andato via - lui si sveglia sempre presto, prende Bucefalo e si gode Pella all'alba - ma non ne sono sorpresa. Mi avvicinai allo specchio e mi lasciai cadere sulla sedia. Rimasi lì, senza sapere cosa fare, giocherellando con la collana che la sera precedente Cassandro mi aveva regalato.

"E' nuova?", disse Antigone appena entrata nella stanza.

"Sì, me l'ha regalata Cassandro, per il compleanno.", dissi io sapendo che non ci avrebbe creduto.

"Ma il tuo compleanno è fra più di un mese."

"Lo so, proprio per questo."

"Ho saputo di ieri sera. Mi dispiace tanto Cleopatra, davvero. E voglio che tu sappia che, se vorrai, io partirò con te". Quelle parole mi commossero molto: la conoscevo bene, sarebbe venuta con me veramente. Di un'amica, di una persona fidata, avrei avuto proprio bisogno.dopo il matrimonio. Mi sembra ancora troppo strano dire una cosa simile. Ma sto imparando ad accettarlo.credo.

"Mi farebbe piacere Antigone. Davvero". , dissi mentre mi aiutava a cambiare l'abito.

"Bene, allora è deciso. Ah, Alessandro come sta?"

"Cosa intendi?"

"Beh, andrà in battaglia per la prima volta, sarà agitato". Mi sentii malissimo. Come ho potuto? Come ho potuto fargli questo? Lui si è preoccupato per me e mi sono completamente dimenticata che sarebbe andato in battaglia per la prima volta. Mi alzai e di corsa mi diressi verso la sua camera da letto.

"Alessandro, mi dispiace molto, sono stata terribilmente egoista. Ero così presa dall'annuncio del mio matrimonio che non ho pensato a te. Mi dispiace..." , dissi io ansimando per la corsa.
"Stai tranquilla sorellina. Va tutto bene", disse lui abbracciandomi stretta. Mi sentivo al sicuro lì, con lui, con l'unico membro della mia famiglia che mi conoscesse davvero e di cui potessi fidarmi.
"Alessandro, sei pronto per andare in battaglia?", chiesi quando ci staccammo da quell'abbraccio.
"Sì, sono pronto. Mi sono preparato per anni e ora è arrivato il momento che dimostri ciò che ho imparato. E poi...", si fece più cupo.
"E poi..."
"È necessario." Si voltò e andò verso il balcone, dove si affacciò. Lo raggiunsi.
"Cosa vuol dire?"
"Questa battaglia serve a dimostrare che posso guidare il popolo, che posso essere il loro re una volta morto nostro padre. È necessario". Rimanemmo in silenzio per alcuni istanti
"Io credo in te, Alessandro", dissi mettendogli una mano sulla spalla.
Mi guardò negli occhi e sorrise.
"Io credo in te, Cleopatra". Sapevo a cosa si riferiva ed ero felice che mi stesse vicino.

Dopo quattro giorni partirono per Cheronea. Vidi mio fratello e mio padre allontanarsi a cavallo, seguita da fanteria e cavalleria. Prima di partire abbracciai forte entrambi e ad Alessandro diedi un nastro che solitamente uso come coroncina. Lui lo legò alle briglie di Bucefalo come portafortuna. Mia madre era con me quando partirono, ma non guardava suo figlio e suo marito, ma Euridice. La guardava con rabbia, ferocia.
"Andiamo", fu l'unica parola che riuscì a dire.

"Devo andare da Efestione." , dissi io decisa.

"Ci andrai più tardi. Devi aiutarmi a firmare dei documenti. E dobbiamo discutere dei preparativi per il tuo matrimonio."

"Suo padre forse morirà e io devo aiutarlo". Feci per andarmene ma sentii tirarmi il polso.

"Te lo devo ripetere? Io sono la reggente in questo momento e tu mi aiuterai a firmare quei documenti. Efestione non è tuo fratello, né un membro fondamentale della corte; se fosse davvero importante sarebbe con Alessandro in questo momento. Inoltre tu sei una principessa e non un medico, non potresti di certo aiutare suo padre, quindi sarebbe inutile andare da lui. E non scordarti del matrimonio, Cleopatra". Mi liberai dalla sua stretta.

"Dato che sei tu la regina e la reggente, firmali da sola i tuoi documenti, io non ti servo. Efestione non sarà mio fratello, ma è mio amico. Non mi aspetto che tu capisca perché evidentemente non ne hai nemmeno uno. Non è partito per Cheronea per assistere il padre malato, anche se Filippo voleva che partisse con loro. E hai ragione non sono un medico, ma posso stare vicino ad una persona che è per me fondamentale."

Mi allontanai furiosa.

"Ah, e non potrei mai scordarmi del matrimonio, dato che non l'ho deciso io, ma in fondo cosa sono io per tutti? Una principessa, nient'altro. Voglio stare, anche se per poco, con persone che sanno che non sono solo quello". Mi diressi verso le stanze di Efestione e del generale Amintore. Non so che faccia poteva avere mia madre perché non mi voltai neanche una volta, ma doveva essere molto arrabbiata. Non mi importava.

Quando bussai alla porta delle camere mi aprì Efestione.

"Come sta?"

"Non migliora, anzi continua a peggiorare". Il suo volto non era mai stato così triste. Lo ha cresciuto suo padre perché la madre morì dandolo alla luce. Erano molto legati. Avrei voluto che Amintore fosse mio padre: era un uomo buono, fedele e sempre disponibile. Un generale ottimo, sempre a fianco di mio padre, il re, in ogni battaglia. Un padre amorevole, che non ha fatto mai mancare niente a suo figlio. Un marito fedele: dopo la morte di sua moglie non si sposò una seconda volta. Invidiavo molto Efestione e ora soffrivo con lui.

"Io sono qui.", dissi io prendendogli la mano. Lui accennò un sorriso, ma il suo viso era ancora più buio.

"Cleo...Cleopatra.", sussurrò Amintore girando appena la testa.

"Sono qui generale", dissi inginocchiandomi per avvicinarmi di più.

"Dammi la mano.ti prego". Feci quello che mi chiese, gli strinsi la mano fredda come il ghiaccio, sempre con l'altra in quella di Efestione, che intanto accarezzava la fronte del padre.

"Siamo qui padre"

"Cleopatra, prenditi cura.prenditi cura di Efestione, anche se so che se la sa cavare benissimo da solo" , disse con un sorriso subito seguito da un colpo di tosse.

"Ti chiedo solo" , continuò con fatica, "....di essergli amica, anche se sarete lontani. Me lo prometti?"

"Ve lo prometto, generale. Ci sarò sempre per lui", dissi guardando Efestione. Stavo piangendo, provando un dolore grandissimo.

"Sei speciale, Cleopatra.non sei come le altre principesse che ho conosciuto: tu.tu sei umana e buona. Non scordartelo, sii forte", disse accarezzandomi il viso ormai coperto da lacrime silenziose.

"Efestione."

"Sì padre, sono qui", disse avvicinandosi ancora di più.

"Efestione, sei la cosa più bella che abbia mai fatto. Il tesoro più grande. Tua madre sarebbe stata molto fiera di come sei diventato. Io lo sono. Sii sempre un amico per Cleopatra: abbracciala quando sarà triste, ridi con lei quando riderà, proteggila se ne avrà bisogno. E Alessandro, quel ragazzo sarà un grande re. Stagli sempre accanto, dovunque vada. Sii il suo miglior generale. Sii un fratello per entrambi. Promettimelo."

"Lo prometto padre, lo prometto", disse Efestione piangendo silenziosamente a dirotto.

"Vi voglio bene". Dopo quelle parole, dette con un filo di voce, lo avvolse la morte.

"Padre...padre.". Efestione provò a chiamarlo, ma era tutto inutile: gli dei lo avevano preso con loro.

Quando se ne rese conto, cominciò a piangere sempre più forte, abbracciando il padre. Io continuai a tenere la mano di Efestione, che la strinse maggiormente. Abbracciai entrambi e mi immersi in quel doloroso lutto.

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