Capitolo 7

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Flashback

Pella, 342 a.C

"Smettila subito di piangere!" sbraitò mia madre.

"Non puoi piangere per così poco, per Era, sarai re un giorno". Di certo Olimpiade non reagì bene al fatto che Alessandro si ruppe un braccio durante gli esercizi di lotta. Lo stavano medicando, ma lui soffriva molto: non l'avevo mai visto piangere così.

"Non piangere Alessandro, comportati da uomo!" ,tuonò ancora più forte mia madre.

"Madre, non parlare così a mio fratello!". Urlai talmente forte che anche i medici si fermarono per osservarmi. Lo sguardo di mia mamma era spaventoso, pareva che volesse strozzarmi.

"Tuo fratello è anche mio figlio, ed è anche il principe erede del trono di questo regno. Non credi di essere egoista, Cleopatra?"; aveva un tono calmo, che però non ispirava serenità ma rabbia.

"Non credo, madre". A quella risposta i suoi occhi verdi divennero scuri, bui. Guardai mio fratello, che era incredulo per quello che era appena successo. Mi guardava con gli occhi pieni di lacrime, ma sapevo che cosa dicevano: "Sei impazzita?".

"Tu non sarai più nulla per lui quando tuo padre morirà e lui diventerà re", disse avvicinandosi. "...quindi ora sparisci!". Stavo per piangere quindi, per non rovinare quel momento di audacia, mi voltai e andai via con una fierezza mai avuta. Ma la verità è che appena fui fuori dalla portata degli occhi di tutti, scoppiai in lacrime. Ignorando quelle che sarebbero state le prediche di mia madre, uscii dal palazzo per andare sulla costa; dopo aver camminato per un po', riuscii a vedere il mare. Lo adoravo. Mi accasciai a terra e rimasi lì per non so quanto tempo.

"Cleopatra..." , disse una voce dietro di me. Mi girai di scatto. Era Cassandro.

"Cassandro...se è per riportarmi a palazzo, scordatelo. Non ci torno fino a domani".

"Aspetta...sei scappata da palazzo?"

"Qualcosa del genere...forse".

"Comunque no, non sono qui per questo. Ero venuto qui a pescare con mio padre", a quel punto si avvicinò e si sedette vicino a me per terra.

"Non piangere" ,disse prendendomi la mano. Sapeva tutto. Tutti lo sapevano. In fondo non c'è da stupirsene, mio padre era il re e mia madre la regina. Tutti i nostri compagni erano al corrente dei miei problemi e di quelli di Alessandro nell'accettare quelle stupide regole, che siamo costretti a rispettare. Di conseguenza non c'era bisogno che spiegassi a Cassandro che cosa era successo. Sapeva che in qualche modo o mia madre o mio padre c'entravano.

"Ti prego, fammi un sorriso", disse sorridendo a sua volta. Io non riuscii a resistere guardando il suo viso. "Così...", cominciò a farmi il sollettico.

"Cassandro...Cleopatra?", arrivò il padre di Cassandro, che era rimasto in disparte per pescare in pace.

Mi riaccompagnarono loro a palazzo. Cassandro salì sul suo cavallo o poi, tirandomi per un braccio, fece salire anche me. Guardai il mare, quella lunga distesa di acqua, bella, pulita, libera e viva. Osservai la costa con malinconia e con un retrogusto di stanchezza e rabbia. Mi stavo facendo del male da sola guardando quelle onde, perciò abbracciai forte Cassandro, appoggiando la testa sulla sua schiena.

Arrivammo a palazzo verso sera. Io e Cassandro, scesi da cavallo, ci avvicinammo al palazzo mentre suo padre faceva portare via i cavalli.

"Grazie...", dissi io con un filo di voce e con lo sguardo basso e spento; sapevo che dovevo affrontare mia madre, ma non era per quello. A volte mi piaceva litigare con lei. Potevo esprimere tutto il mio rancore e la mia frustrazione e liberarmi da tutto quello che avevo dentro. Ero triste perché pensavo ancora al mare. Il mare è proprio la giusta metafora per poter esprimere come mi sentivo: lui ha tutto quello che può desiderare perché il mare non deve chiedere, ciò che vuole può prenderlo senza scrupoli; è libero, ma non è infinito, è circondato da coste. Io sono una principessa e potrei avere ciò che voglio; sono libera, ma allo stesso tempo prigioniera di regole, perlopiù imposte da mia madre; ed ecco arrivare la parte più terrificante, quando il mare travolge le coste rovinandole e rendendole sue prede. Io potrei essere come il mare? Potrei mai travolgere le mie coste?

"Non c'è problema, lo farei ancora se ce ne fosse, ecco...la necessità.", disse lui un po' imbarazzato. Io entrai a palazzo.

"Cleopatra..." , mi voltai, era ancora Cassandro.

"Dimmi."

"Ti voglio bene." , disse rimanendo sulla soglia della porta.

"Anche io.ti voglio bene, Cassandro." A quel punto, per l'imbarazzo mi guardò e andò via. Io rimasi lì, ferma, con un senso di benessere e serenità per le parole che avevo appena sentito. Nessuno dei miei compagni me lo aveva mai detto, solo Alessandro e Efestione. Ma il modo in cui me lo ha detto, così sincero e così dolce, finì per aprirmi il cuore e per farmi dimenticare tutti i dubbi e tutte le paure che fino a pochi istanti prima mi assillavano. Meraviglioso come alcune parole, dette da certe persone, possano farti sentire meglio.

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