Prologo

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Samantha. Solo a pronunciare il mio nome mi vennero in mente i miei genitori, il loro tono di voce di quando erano arrabbiati, sorpresi o solo quando mi chiamavano per apparecchiare la tavola. Pensai tutto ciò un mattino poco prima di aprire gli occhi definitivamente. La radiosveglia partì esattamente alle 7.30 e il ritmo di una canzone invase camera mia. Allora mi svegliai e abbandonai il caldo luogo che mi tenne isolata per la notte. Dormì poco quella notte poichè il mio turno serale finì alle 2 am e arrivai nel mio appartento mezz'ora dopo. Andai in bagno, mi diedi una lavata e ritornai in camera per vestirmi. Passai davanti alla cassettiera con poste sopra alcune foto della mia famiglia: i miei genitori ed io sorridenti, io da piccola e infine io insieme a mio fratello maggiore Louis.

Abbandonai i miei genitori 4 anni fa per stabilirmi a New York: volevo sfondare come ballerina Hip Hop. Sentivo spesso la loro mancanza e per placarla facevo alcune telefonate o quando avevo la possibilità prendevo un aereo. La fortuna volle che mi trovavo in una città vicina a quella in cui si trovava mio fratello Lou, il lavoro portò anche lui lontano dalla famiglia, e dunque riuscivamo in qualche modo incontrarci molte volte.

La canzone finì e il conduttore radiofonico riprese a parlare. La mia mente abbandonò i pensieri e iniziai a fare ciò per qui ero lì. Presi la divisa da lavoro (tipica delle cameriere con camicia e gonna nera attillata), la indossai e mi truccai. Guardai fuori dalla grande vetrata che dava su una delle tante strade di periferia di New York. Il sole stava spuntando e dei raggi riuscirono a passare attraverso il vetro della mia finestra e scaldarono un po' il mio corpo.

Andai in cucina, mangiai qualcosa ed infine misi un paio di scarpe.

Prima di abbandonare casa mia presi un cappottino, la borsa con dei vestiti di ricambio e le chiavi per poi chiudermi la porta dietro le spalle.

Presi la metropolitana per raggiungere il centro più cool di NY. Lavoravo in uno dei locali più conosciuti della metropoli: All In.

Nome un po' patetico per far capire che non solo era un ristorante ma era anche un bar e una discoteca, insomma un complesso di sale. Come posto non era male anche perchè feci amicizia con alcuni dipendenti e la mia crew di ballo si esibiva ogni sera, ottenendo un grande successo.

Per una ragazza ventunenne non era male la vita che svolgevo: lavoro durante il giorno e prima serata per poi scatenarmi un'ora con il gruppo di ballo.

Amavo la mia vita, abbastanza tranquilla e abbastanza soddisfacente.

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Ecco il prologo della mia nuova storia... Fatemi sapere la vostra opinione :)

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