Lupi del Nord

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Jon siede sul letto e una fitta di dolore colpisce Sansa alle costole. Dissimula continuando a sorridere. Maestro Ronald aveva detto che in pochi giorni sarebbe stata meglio, ma non aveva fatto i conti con Jon: rivederlo è il modo più veloce per guarire.

«Quando l'hai saputo?» chiede, sentendo il calore della sua mano propagarsi lungo il braccio.

«Stavo andando oltre la Barriera. È stata una fortuna che mi abbiano fermato prima.»

Sansa vorrebbe tanto ringraziare chiunque si sia spinto fuori dal Castello Nero per chiamarlo. Da quando la freccia le ha trapassato il torace – senza toccare organi vitali, stando a quanto dice il maestro – non ha fatto altro che pensare a lui.

L'immagine per superare ogni avversità. Ogni ostacolo.

Non ha molta forza, ma cerca di stringere più forte la mano del suo Lord Comandante. Non ha abiti sotto le pellicce, altrimenti gli chiederebbe di sdraiarsi al suo fianco e cullarla come una bambina.

«Quanto resterai?»

Non dirmi un giorno, pensa.

Non dirmi che partirai domattina.

Jon si sistema meglio sul bordo del letto, senza che gli occhi neri abbandonino il suo viso.

«Finché sarà necessario.»

Non andartene, vorrebbe chiedergli. Ancora. Sempre. Resta qui, con me.

Ha il terrore di pronunciare di nuovo quelle parole. Ha paura di spingerlo a fuggire.

«Ci voleva una freccia per farti tornare qui.» Il suo tono non risulta scherzoso come dovrebbe.

Jon si irrigidisce, ma accenna un sorriso. «Ora sai cosa fare per vedermi.»

«Farmi trapassare da una freccia?» Sansa storce le labbra, cerca di ridere, ma una fitta lancinante glielo impedisce.

Jon si china su di lei, posando una mano sulla sua spalla nuda. «Chiamo il maestro.»

Sta per alzarsi, quando Sansa gli afferra il polso. «No» geme. «Sto bene. Torna qui. Ti prego.»

A quella supplica, lui non fa resistenza. Non come con la Madre dei Draghi. Non come quando Sansa era in salute, protetta dagli uomini del nord.

Ora il suo posto è accanto a lei.

Siede di nuovo, incollando gli occhi ai suoi. Osserva ogni centimetro del suo viso, come se non lo conoscesse. Sansa sente uno strano calore salirle fino al collo. Poi nota il suo sguardo fisso sul lato destro del suo volto, dove ora fa capolino un bel livido violaceo.

Vorrebbe impedirgli di vederlo.

Daenerys non ha mai avuto lividi sul viso. Non con Jon vicino. Non davanti a me. Solo sorrisi, sguardi languidi e parole sussurrate.

«Ti hanno picchiata?» La voce di Jon è dura come il granito della fortezza, fredda come il nord.

«No.» A quella domanda, a quel tono, quella di Sansa si riscalda invece come le sorgenti sotterranee che danno calore all'intero castello. Insieme, sono la voce dell'inverno, un intreccio di ghiaccio e fuoco, di calore e gelo. Perché uno non può esistere senza l'altro.

«No» ripete, scuotendo appena il capo. «Quando la freccia mi ha colpita, sono caduta.»

«C'era la neve.»

La voce dell'InvernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora