«Sarà andato a fare un giro»
Fu il primo pensiero generale che ebbe la famiglia. Perlustrarono bene una seconda volta tutta la zona e di Emmet non vi era nessuna traccia; suggestionati dal suo recente comportamento venne facile pensare al peggio, purtroppo.
- Forse sarà andato a farsi un giro davvero, magari non voleva dire niente per evitare che lo seguissimo.
- Ci avrebbe avvisati Jasper, non fa mai così. - il tono preoccupato di Esme diceva tutto su quanto potesse essere grave la situazione. Esatto, Emmet non aveva mai fatto così e sicuramente nessuno si aspettava tutto quello che era successo fin'ora e che probabilmente avrebbe potuto continuare per altro tanto tempo, se qualcuno non avesse capito cosa c'era dietro.
Di quello che era sempre stato Emmet, un ragazzo scherzoso, a volte giocherellone, nonostante il suo grosso e muscoloso aspetto forzuto, ormai non c'era più nulla. Di lui era rimasto un grandissimo punto interrogativo. Un agglomerato di emozioni e sentimenti cupi, confusi, tristi.
- E questo? - esclamò Alice indicando un foglietto di carta stropicciato vicino al letto della stanza del fratello, che all'apparenza non sembrava niente di importante, ma tutto nella stanza era in ordine ed Emmet stesso solitamente non lasciava niente fuori posto, non era da lui...anche se, a quel punto, quel che si conosceva di quel ragazzo era andato tutto in fumo in pochissimo tempo. Una volta aperto si accorsero subito che vi erano state scritte delle parole a matita, successivamente cancellate, ma si riusciva a capire ancora qualcosa grazie alla forza impressa per scrivere.“Sento un grosso peso addosso ultimamente e non so di cosa si tratti... La testa mi pesa, mi pesa il respiro, le poche volte che riesco a respirare. Mi bruciano gli occhi...sono consapevole del fatto che qualcosa in me non vada... ”
Sembrava essere uno sfogo.
- Secondo te l'ha scritto lui? - domandò perplessa Alice rivolgendosi a Carlisle, che di suo non sapeva cosa rispondere, ma la calligrafia di certo non poteva essere altro che quella di Emmet.
Così scoprirono cosa passasse per la testa di quel ragazzo, anche se Edward l'aveva sperimentato già precedentemente senza dire nulla agli altri.
Nella testa di tutti scorrevano tante domande... Prima di tutto, perché Emmet provava quella sensazione di peso se di Rosalie non ricordava nulla? Insomma, se si elabora un lutto si può avere una certa sensazione sgradevole dentro di sè. Ma lui non aveva provato nulla dopo la morte di Rose, non l'aveva toccato minimamente, eppure in quel momento si ritrovava a portare sulle spalle un peso immane, a quanto descritto da lui. Forse, inconsciamente, inconsapevolmente, una parte di lui ricordava tutto e forse era quella parte di lui che gli faceva provare determinate cose.
Niente però era certo.
Ai grandi interrogativi riguardanti l'uccisione di Rosalie si interponevano quelli su Emmet, e accresceva la preoccupazione. Alcuni, come Edward e Alice, temevano la peggio situazione, che il fratello non ce la potesse fare a sostenere tale peso e che potesse arrivare addirittura a farla finita; altri, malgrado l'angoscia che reprimeva i loro pensieri, portavano con sè un briciolo di speranza per poter riuscire ad uscire da quella situazione così caotica nella quale erano andati a finire in così poco tempo.
Annah era fuggita senza lasciare nessun messaggio: l'unica vera speranza per tutti era lei, e lei se n'era andata. Non si sapeva dove, nè per quale motivo.
Erano state poche le volte in cui Carlisle era arrivato ad arrabbiarsi e in quel momento tutta la saggezza che aveva accumulato in oltre trecento anni di esistenza stava svanendo; sentiva il veleno scorrere sotto la sua pelle ghiacciata e tutto ciò era stato causato dai troppi fatti inconclusi, senza nessuna giustificazione.-Emmet POV
Corsi via, più veloce del solito, più veloce persino di quanto lo era mio fratello Edward. Non avevo meta, ma speravo di poter trovare un qualche rifugio, un posto isolato e silenzioso, lontano da ogni stress e da ogni cosa o persona che potesse disturbarmi.
Mi sentivo davvero tanto male e il tentativo di scrivere qualcosa per potermi sfogare era stato del tutto vano. Anche lo sfogo represso sul vetro della sala principale del palazzo non era servito a niente se non a lacerarmi la pelle, guarita un istante dopo.
Prima che arrivassimo al palazzo era tutto così normale, così tranquillo. Ero solo un po' innervosito dal fatto che nessuno riuscisse a non pensare a quella dannata Rosalie.
E poi tutto cambiò...
Credo di non essermi mai sentito così male come in quel momento, ma sentivo come se quelle orribili sensazioni non provenissero da me. Il mio ragionamento infondo non aveva senso, ma nella mia testa sapevo che un po' lo aveva... Così, a pelle.
Io, Emmet Cullen, uno dei pezzi più forti e coraggiosi della famiglia, stavo morendo dentro; un dolore psicologico immenso, immotivato, ma che mi stava causando tanti problemi al punto di dover scappare via da coloro che invece avrebbero potuto aiutarmi... O forse no.
Un continuo via vai di si e no.
Forse si, forse no.
Un contrasto di sentimenti negativi e raramente positivi.
Se i vampiri avessero potuto piangere, credo che in quel momento avrei potuto finire tutte le riserve di lacrime di dolore.Lamenti, pianti, fischi, urla e un vento fortissimo, un mare in tempesta, rumori di ossa spezzate, carni lacerate, unghie contro la corteccia di un albero.
Immagini apparentemente senza senso, ma che mi straziavano la testa in continuazione, che sembravano aver avuto un inizio e speravo con tutto me stesso che potessero anche finire.
Senza neanche accorgermene ero arrivato dinanzi ad un dirupo smisurato, mi fermai in tempo sull'orlo di esso, prima di precipitare in una caduta che poteva essere profonda almeno un centinaio di metri.
Rimasi a fissare il vuoto, quel vuoto così perfetto, metaforicamente parlando, era il vuoto che volevo poter sentire al posto di quel tornado di immagini angoscianti nel mio cervello.«Come diamine è possibile?»
Pensai, stringendo i pugni e tenendo le braccia rigide attaccate al busto.
In quel momento il mio volto era inespressivo, privo di emozioni, forse era il risultato della somma di quello che mi stava correndo dentro senza sosta.Feci cento passi indietro per poi prendere la rincorsa e saltare dall'altro lato del dirupo, saranno stati trecento metri, assurdo. Ma niente è impossibile per un vampiro.
Mi fermai proprio sulla riva di quello che doveva essere un lago, prima che si ghiacciasse e senza che potessi comandare i miei gesti, ruppi il ghiaccio e mi immersi nell'acqua gelata. Non sentivo un minimo di dolore, poiché la temperatura di quel laghetto pareva essere tale e quale a quella del mio corpo.
Continuai a pensare a quel ragionamento sventato... quel turbamento era dentro di me, faceva parte di me, ma non lo sentivo mio. Non veniva da me.
Era strana anche da concepire come considerazione, ma era proprio così che mi sentivo.
Sott'acqua, trattenni il respiro per più di dieci minuti e quello che vedevo era il semplicissimo colore blu scuro delle profondità di quel laghetto... «Finalmente qualcosa di semplice, di nudo, mero. Niente di più che un solo colore, nient'altro. »... pensai.
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Hybrid - The Twilight Saga
FantasíaUn continuo insolito e per niente scontato della famosissima Saga di Stephenie Meyer. Stavolta al centro dell'attenzione non ci sono più Edward e Bella, nè Jacob e Renesmee: cosa accadrebbe se una parte della storia venisse stravolta? E se la famig...