first chapter

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Fort Providence, Northwest Territory, Canada

La famiglia Cullen si era trasferita, per l'ennesima volta, in una nuova località stavolta sperduta, una zona sconosciuta nei territori nel nord-ovest del Canada.
La collezione di cappelli dei diplomi non era ovviamente terminata e serviva un nuovo ambiente, nuova aria da respirare dopo l'accaduto.
In seguito alla morte di Rosalie, avvenuta poco dopo il ventesimo compleanno di Renesmee, la famiglia era rimasta visibilmente sconvolta ed Emmet, nonostante fossero passati solo dieci mesi da quel fatto, sembrava aver già dimenticato tutto.

Era settembre dell'anno prima, quando un gruppo di nomadi sconosciuti fece visita alla riserva dei Black a Forks: il gruppo di lupi aveva già fiutato in precedenza un odore a loro sconosciuto, anche se non del tutto... Non erano di certo i Cullen, che seppur per loro avessero quel fastidioso odore da succhiasangue non era tanto insopportabile quanto quello che avevano sentito nei paraggi in quei giorni. Ven'erano altri, ma nemmeno i Volturi, anche il loro era un odore ormai conosciuto e archiviato.
Cinque ragazzi alti e molto robusti, dalla camminata un po' goffa a passi pesanti, indossavano degli abiti simili a quelli delle antiche popolazioni vichinghe, barba lunga e segni strani sulla pelle. Con aria sicura, decisa, minacciosa si avvicinavano alla riserva e pareva cercassero qualcosa o qualcuno con lo sguardo, ma nessuno di loro sembrava accennare espressioni soddisfatte, anzi tutt'altro.

«Chi siete voi?» -domandò Sam.
La risposta non fu esattamente quella che si aspettavano tutti...
All'inizio stentarono.
Silenzio.
Poi uno di loro, che sembrava essere il leader del gruppo, lanciò sull'erba una pietra piatta, incisa su un lato.
L'incisione fu subito chiara ai quileut che si mostrarono alquanto inquietati... era un ritratto di Rosalie, i nomadi la cercavano: il motivo non fu chiaro a nessuno, nessuno si era espresso per dare spiegazioni ma sicuramente la volevano morta... Forse per una qualche vendetta sconosciuta a tutti.
Vani furono i tentativi di mentire sulla sua posizione, vane le minacce, poiché i vichinghi riuscirono a leggere la mente e i pensieri di Paul, evidentemente uno di loro portava lo stesso dono di Edward.
Corsero per giorni finché arrivarono alla nuova dimora dei Cullen...

- Bella POV -

Eravamo nel giardino di casa per festeggiare il compleanno di Renesmee e gli invitati c'erano quasi tutti, mancavano solo Paul, Sam, Lia e Seth ma sapevamo che sarebbero arrivati presto, sarebbe stata questione di minuti.
Guardando la mia famiglia pensavo a tutto quello che era successo in precedenza...La mia trasformazione, la mia nuova vita da immortale con Edward e poi Renesmee. Ormai non mi mancava niente, avevo tutto quello che avevo sempre desiderato, tutto davanti a me.
L'atmosfera era serena e tranquilla, si rideva, si scherzava e sarebbe cominciata in poco tempo una partita di baseball, non vedevo l'ora di schiacciare la palla addosso ad Emmet, era sempre in vena di sfidarmi quel ragazzo.

Ad un tratto Alice si irrigidì di colpo, sussultando...
- Riesco a sentire qualcosa

- Cosa? Alice cosa vedi?

- Movimenti veloci, troppo veloci, non riesco a vedere chi sono...stanno arrivando.

- Saranno Seth e gli altri, Alice, tranquilla. Magari vogliono sono spaventarci... Lo fanno spesso - cercò di sdrammatizzare Jasper e far tranquillizzare Alice, ma lei insistette

- No Jasper, è una minaccia, lo sento. Sai che non mi sbaglio mai. È una minaccia per tutti noi ma...non riesco a leggere nelle loro menti. Sono almeno cinque uomini...fanno parte della nostra specie ma sono nomadi.

- In che senso una minaccia? - chiese Edward

- Stanno cercando qualcuno, ne sono quasi sicura.

Si poteva intuire quanto i pensieri e le visioni di Alice fossero veloci: la sua espressione era inquietata e teneva gli occhi spalancati, in continuo movimento, come se cercasse di vedere altro, ma le sue smorfie spaventate non confermavano nulla di buono.
Gli alberi che circondavano la nostra abitazione cominciavano a oscillare e le foglie si staccavano come se qualcuno le prendesse a colpi d'ascia; fu allora che intuimmo che Alice, purtroppo, aveva avuto ragione.

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