Il Carcere

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Grazie al messaggio la polizia aveva triangolato la posizione del telefono e, con un blitz in collaborazione con le altre forze dell'ordine, erano entrati nella casa, preso il Rapitore e salvato le ragazze traumatizzate.
Quell'uomo fu subito incarcerato e fu identificato con il nome di Ciro Calandoro: si pensava che fosse in carcere per la morte apparentemente accidentale dei suoi genitori ma evidentemente era fuggito e nessuno lo aveva notato.
Il particolare più agghiacciante era che da un giovane uomo silenzioso, all'entrata della polizia, aveva iniziato a farneticare dicendo: "È per il loro bene!! Voi non sapete cosa state facendo!!! Lui sarà libero!!".
Nessuno gli credeva ma, a quelle parole, anche il più duro degli uomini avrebbe sentito un brivido glaciale percorrergli la schiena.

Il ritorno a casa delle ragazze fu un momento memorabile per tutti visto che la festa che era stata preparata dagli amici e dai parenti durò per quasi un giorno.
In verità loro rimasero per poco perché erano esauste e distrutte dagli eventi che le avevano travolte.
Leonardo, sentendo l'ascensore aprirsi, corse fuori di casa per abbracciare Sofia e fu lì che senti come una specie di calore che gli inondava il corpo, come un senso di completezza che gli era mancato fino ad ora ma di cui non si era accorto.
Pian piano divenne rosso e notando che anche i genitori lo fissavano decise di tornare in casa.
Alessio e Francesca restarono al fianco di Aurora tutta la notte come per creare uno scudo protettivo per evitare nuovi pericoli e uguale fece Anna che tenne compagnia all'amica Ilaria.
Martina e Elena invece erano state portate nella casa in campagna della famiglia della seconda perché, giustamente, i genitori credettero che la casa da cui poteva averla vista uscire fosse troppo esposta. Invece in mezzo a quelle fattorie, tra animali di tutte le taglie, in un posto quasi sperduto si sentivano al sicuro.
Chi sa se era meglio di un posto dove le urla si sarebbero potute sentire di più.... ma fortunatamente non dovevano più preoccuparsi di queste cose.

Anche Ciro si trovava isolato.
In una cella con una sola porta e un letto.
Non c'era niente di meglio che un po' di reclusione per un criminale così.
Lui avrebbe potuto ribattere più volte che i suoi ostaggi erano stati trattati meglio ma sapeva di non essere in una posizione vantaggiosa.
Era ormai passato quasi un mese da quando l'avevano preso e, secondo lui, per sua fortuna, non era ancora stato messo in carcere ma in una cella isolata nella centrale.
Si immaginava quelle ragazze mentre tornavano alla loro vita quotidiana, magari con qualche aiuto psicologico, ma vivendo con una nuova luce negli occhi: il luccichio della vita!
Le vedeva insieme al bar o in casa, con i fidanzati e gli amici e se le immaginava ridere e scherzare, evitando argomenti scomodi ma che puntualmente venivano fuori rigirando il dito nella piaga.
Lui sperava che la loro felicità durasse ma sapeva che per una scelta sbagliata sarebbe tutto finito e purtroppo per loro questa scelta fu fatta.

Il Rapitore era stato messo su un furgone e portato nel carcere dove era stato rinchiuso prima di scappare.
Evidentemente qualche guardia corrotta l'aveva protetto e nessuno si era accorto di niente ma adesso sarebbe stato messo in massima sicurezza.
Sarebbe stato per molti anni in una squallida stanza con quattro muri, una branda e con un solo sportello nella porta per far passare la roba che veniva spacciata per cibo.
L'assenza di luce naturale faceva perdere il conto dei giorni e anche le menti più sane dopo un po' sarebbero impazzite.
Al momento della chiusura della porta una guardia lo avvicinò come per abbracciarlo e sussurrò qualcosa che lo fece sbiancare.
Dopo un po' ricominciò a gridare: "Lui uscirà! Lui uscirà! E voi l'avete liberato! VOI! Io le volevo aiutare ma voi le porterete alla morte! Voi avete fatto ciò che Lui voleva! Noi siamo solo pedine! Siamo solo le ombre cinesi create dalle sue mani... noi non siamo niente e nessuno potrà più fermarlo."
La cella si chiuse facendo echeggiare solo per poco il pianto di quell'uomo spregevole che sembrava così terrorizzato da quel posto.
Alcune guardie si chiesero se fosse meglio portarlo nel reparto psichiatrico ma non potevano deciderlo loro e lo lasciarono lí.

Il diluvio era iniziato poco dopo il rientro a casa. Dopo essersi fatto un bel bagno rilassante che gli aveva tolto le ansie e le preoccupazioni di quel lungo giorno si sedette sulla vecchia poltrona e accese la Tv.
Era un modello antiquato ma non aveva avuto il tempo di comprarne una nuova.
Il primo canale che vide trasmetteva un notiziario che riportava la storia dell'uomo che avevano catturato e incarcerato quel giorno.
Aveva ucciso i suoi genitori e, dopo essere evaso di prigione in modo assolutamente ignoto, aveva rapito delle ragazzine.
Guardandolo in faccia gli venne da sorridere.
Era tutta un'altra persona da quella con cui aveva parlato poche ore prima mentre lo chiudevano in cella.
Eppure era lo stesso mostro che avevano rinchiuso nel passato.

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