Edward parcheggiò in Eddy Street, all'indirizzo che il ragazzo gli aveva indicato tra la Taylor e la Mason, sotto un palazzo chiaro, modesto ma decoroso.
«Michael?» lo chiamò, per la prima volta col suo vero nome. «Svegliati, dovremmo essere arrivati. Guarda un po'. È questo il posto?»
L'altro aprì gli occhi svogliatamente, scosso da un profondo brivido, e si disturbò a lanciare uno sguardo fuori dal finestrino. «Sì, è questo. Grazie per il passaggio.» Si slacciò la cintura di sicurezza e fece scattare la chiusura dello sportello. «Senza che ti scomodi...»
«Ma smettila: non ti reggi in piedi!»
Uscì e fece il giro dell'auto per aiutarlo ad alzarsi. Attraversarono lo stretto marciapiede, illuminato da un lontano lampione. Michael si cercò le chiavi nella tasca e gliele consegnò, incapace di concentrarsi a inserirle nella serratura. Entrarono nell'atrio freddo, odoroso di disinfettante scadente, e furono costretti a salire tutte le tre rampe di scale a piedi: niente ascensore.
Quando furono sul pianerottolo e Edward si arrabattò di nuovo con le chiavi, si chiese che cosa dovesse aspettarsi una volta dentro. Quel ragazzo viveva da solo? O aveva magari una famiglia rimasta sveglia ad aspettarlo, o un convivente, o... un protettore? Lanciò un ultimo sguardo a lui che gli poggiava la testa sulla spalla, ormai semicosciente, e spinse in avanti la porta d'ingresso.
Nel buio dell'appartamento fu accolto da un profumo di cannella che gli ricordò l'interno di una sala da tè vittoriana. Tastò la parete e premette il primo interruttore che gli capitò sotto le dita, illuminando il vano d'ingresso e provocando un mugugno di fastidio nel febbricitante. Due porte sulla sinistra, una centrale, una sulla destra. L'unica mezza aperta, quella all'estrema sinistra, permetteva di intravedere nella penombra una piccola cucina. Delle altre, soltanto quella centrale era appena accostata, ma a colpo d'occhio la casa non sembrava occupata da altri inquilini. Si diresse verso la porta a destra, ma l'altro si riscosse, fermandolo prima che l'aprisse. «No, di là!»
Lo trascinò allora verso la stanza a sinistra, che, illuminata dal fascio di luce nel corridoio, si rivelò essere una camera da letto piuttosto vissuta, probabilmente quella in cui lui dormiva. Vi si trovava un giaciglio a una piazza con semplici spalliere arrotondate, verniciate di bianco. Le coperte erano tirate su alla meglio, senza la cura di eliminare le pieghe su lenzuola e cuscini. «Ci siamo: puoi stenderti.»
Lo fece adagiare lentamente, sentendolo emettere un sospiro di sollievo.
Il letto era quasi addossato al muro, vicinissimo alla finestra dalla serranda abbassata e i vetri spalancati, che si premurò di chiudere immediatamente. Dalla parte opposta, sul comodino stracolmo di oggetti, era invece situata una di quelle vecchie lampade a intensità regolabile, con lo stelo in ferro battuto e un paralume di vetro colorato. La accese alla gradazione minima, quel tanto che bastava per vederci senza che la luce intensa lo infastidisse.
Michael era ancora avvolto nella sua giacca di fortuna, ma ovviamente doveva coprirlo al più presto, anche con un doppio strato, e non poteva lasciargli addosso quei vestiti sporchi.
«Ti aiuto a spogliarti, okay? Hai un pigiama o una tuta da indossare?»
Non ottenne risposta. Forse non lo sentiva: doveva avere nelle orecchie solo il ronzio del sangue che ribolliva nel cervello.
Con movimenti veloci cercò di sfilargli la camicia, sentendolo rabbrividire, e subito lo avvolse in un lembo della coperta. Tirò via anche gli stivali, non poco ostacolato dall'allacciatura a fibbie intrecciate che arrivava fin quasi al ginocchio. Immaginò l'uomo calvo o un qualunque altro cliente anonimo che trovasse erotico sfilarglieli con lentezza, avvertendo un guizzo di rabbia. Terminò infine di slacciare anche i jeans, lasciandolo con solo gli slip – normali slip neri in tono col resto – per poi coprirlo con la trapunta profumata di bucato.

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Il dottore
Fiksi UmumUno specializzando in Medicina di ventisei anni, durante una festa di nozze, incontra un ragazzo con cui scambia qualche battuta per pochi minuti, ma che esercita subito un certo ascendente su di lui. Nonostante la sua personalità artistica e fanciu...