REBECCA'S POV
Lo spettacolo è finito, è andato tutto divinamente. Di tanto in tanto Lino incrociava il mio sguardo e non poteva fare altro che notare un sorriso sul mio volto e uno sguardo rapito dalla sua recitazione.
Dopo qualche minuto di applausi Lino scende dal palco e va a cambiarsi, nel frattempo tantissime persone si accalcano vicino all'uscita per fargli i dovuti complimenti, scattare qualche foto, chiedere un autografo e scambiare due parole.
Guardo da lontano la scena e penso a quanto io stia lavorando duramente per ottenere tutto questo. Lino rappresenta un punto di riferimento per tantissime persone, soprattutto per tanti ragazzi, ed è quello che un giorno vorrei riuscire a realizzare anch'io.
Nel periodo dell'adolescenza ho avuto delle figure significative per la mia crescita che mi hanno portato ad essere ciò che sono ora, e non gli sarò mai abbastanza grata. Vorrei che un giorno qualcuno potesse trovare in me la propria ancora e, perché no, il proprio esempio da seguire.
In parte mi è già capitato, spesso alcuni ragazzi che seguo nei corsi di teatro mi chiedono consigli, si aprono e parlano con me ed è meraviglioso.
Mi avvicino a Lino di sottecchi, in quanto mi è obbligatorio passare di lì per salire sul palco ed iniziare a smontare tutto.
«Buona fortuna, eh!» -gli dico dandogli una pacca sulla spalla e scoppiando a ridere
«Ma che ridi? Salvami tu!»
«Eh, caro mio, te la sei cercata, dovevi nascere più brutto!»
Mi manda allegramente a quel paese con un rapido gesto del braccio per poi essere nuovamente sommerso da flash e telefoni.LINO'S POV
Siamo tutti quanti a cena in un ristorante nel centro della città ma non riesco a trovare Rebecca. Ad un certo punto intravedo la sua amica Marta:
«Hey, ma Rebecca dov'è?»
«Oi, Lino! Rebecca è rimasta a smontare e caricare tutto quanto, domani mettono pioggia e quindi staremo all'interno del teatro.»
«Ah, ho capito. Ma è da sola?»
«Credo di sì, ha obbligato tutti quanti ad andare a cena perché ci avrebbe pensato lei.»
Qualche secondo di silenzio e poi io prendo parola.
«Senti, io sono un po' stanco, sono reduce dalla fatica del viaggio e dello spettacolo quindi preferisco rientrare in albergo a riposare. Avvisi tu gli altri?»
«Sisi, nessun problema. Buonanotte!»
«Notte!»Esco di fretta dal locale e mi dirigo verso il teatro, a quest'ora avrà già caricato tutto sul furgone e starà andando lì per scaricare tutto quanto. Prima, però, entro in un bar e prendo due panini e due coca cola.
REBECCA'S POV
Dopo aver praticamente costretto tutti i miei "compagni di merende" ad andare a cena con gli altri, ho riempito il furgone e sono partita alla volta del teatro; solo il primo dei tanti giri necessari a portare tutto quanto.
Ero a circa metà del lavoro quando decisi di sedermi un po' sulle scalinate del teatro per prendermi una pausa.
Pochi secondi dopo sentii da dietro due mani posarsi sulle mie spalle. Sobbalzai in preda allo spavento.
Era Lino.
«Beh, allora a dispetto di quello che hai detto prima, un po' brutto devo esserlo, sei sbiancata!»
«Cretino!»
In pochissimo tempo si era creata una forte alchimia tra di noi, tanto che mi potevo già permettere di insultarlo a mio piacimento.
Lui continuava a fissarmi con quel suo sorrisetto insolente.
«Ma tu non dovresti essere a cena con gli altri?»
«Sì, dovrei.»
«Ma sei qui.»
«Ei, non ti facevo così perspicace!»
Stavo per insultarlo nuovamente quando lui mi anticipò posando un dito sulle mie labbra:
«Shhh, certe parole non stanno bene in bocca a una donna.»
Ci guardammo negli occhi per qualche secondo e poi scoppiammo a ridere.
«Dai, mangiamo qualcosa, avrai fame...» -disse porgendomi un sacchetto con un panino e una coca cola
«Grazie Lino, non dovevi...»
«Figurati! Che poi per te ho rinunciato ai tortelli d'erbetta delle Sorelle Picchi che amo e non mangio da troppo tempo...»
«Da quanto tempo era che non tornavi qui?»
«In città mi è capitato di tornarci, ma erano più di cinque anni che non tornavo in teatro.L'ultimo spettacolo in sala grande è stato l'esito di un gruppo di ragazzi del liceo. È qui che ho iniziato a fare lezioni nelle scuole, sai? È forse la città che mi ha visto crescere di più come persona...»
Mi alzai e lo tirai per un braccio interrompendo il suo morso del panino, proprio quello che sembrava più gustoso. Senza proferire parola entrammo nell'atrio, attraversammo qualche corridoio poi presi le chiavi e aprii la porta che permetteva l'ingresso sul retro del palcoscenico.
Fino a quel momento Lino mi aveva seguito passivamente, mosso più che altro dalla mia presa sul suo braccio e dal mio continuo camminare. Appena mettemmo piede in sala si fermò e il suo sguardo si mosse rapidamente in un miliardo di direzioni poi, senza alcuna esitazione, andò verso il bottone per l'apertura del sipario, ricordava perfettamente dove fosse. Il suo corpo era in tensione ma quando poté finalmente avere visione completa di tutta quanta la platea sembrò rilassarsi e tirare un sospiro di sollievo, come se non aspettasse altro.
Si fermò per qualche minuto al centro del palco poi scese in platea. Si aggiró tra le file di poltrone rosse come rapito dalla magia di quel luogo.
«Fa lo stesso effetto anche a me.» -dissi
Lui si voltò e mi raggiunse sul palcoscenico, dove sedevo con le gambe a penzoloni.
Eravamo entrambi estasiati, quella stanza ai miei occhi non era mai stata così bella. Certo, era da sempre il mio posto felice, il mio posto preferito, quello in cui mi rifugiavo quando qualcosa non andava, ma ora era ancora più bello. Dopo un lungo silenzio, Lino inizia a parlare:
«Mi rivedo molto in te, sai? Rivedo me da giovane, pieno di voglia di fare, di arrivare lontano. Secondo me farai grandi cose, Reb!»
Io, evidentemente scossa dalle sue parole, balbettai:
«Beh, grazie Lino... sentire queste parole da parte tua è un onore... ci sto mettendo tutta me stessa e ci spero tanto...»
«Anche il fatto che tu sia qui, che tu sia rimasta a caricare e scaricare roba da sola, forse la parte meno affascinante del nostro lavoro...»
«Lo spirito di sacrificio l'ho preso tutto da mio padre e da mia madre. Non navigavamo di certo nell'oro e il mio futuro li spaventava parecchio. Dopo il liceo mi sono laureata in studi filosofici, un percorso niente affatto sicuro dal punto di vista lavorativo, e nel frattempo ero impegnata qui in teatro con la compagnia, un altro mezzo salto nel vuoto. Io devo ripagargli ogni sacrificio fatto per me.»
«Anche per me è stato difficile dichiarare alla mia famiglia di voler fare l'attore. Mio padre è medico, io avevo passato il test d'ammissione alla facoltà di medicina, poi una sera gli ho detto che non avrei continuato, sarei andato a Roma per frequentare l'Accademia di recitazione. Non ti dico che casino quella sera!» -si mise a ridere- «Volarono urla, piatti, poi però alla fine della serata mio padre mi chiese "E adesso io come ti aiuto?". Oggi la mia famiglia non si perde uno spettacolo.»
Inutile dire che io avevo già gli occhi lucidi, maledetta sensibilità. Lui mi accarezzò la guancia con il dorso della mano e poi mi abbracciò. Restammo così per un tempo indefinito e, senza staccarci, io ripresi a parlare:
«Prima ti guardavo mentre salutavi tutte le persone dopo lo spettacolo e pensavo a come vorrei un giorno esserci io al tuo posto. Tu per ognuna di quelle persone sei importante, hai un posto di rilievo nella loro vita; ci sono persone che grazie a te hanno superato momenti difficili, bastava un tuo sorriso. Diffondi valori positivi a cui loro si rifanno. È tutto quello che ho sempre sognato e che spero un giorno diventi realtà.»
«Lo diventerà, fidati.»
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Vorrei soltanto amarti❤
RomanceSemplicemente una fantastica amicizia o forse qualcosa di più?