26 luglio 2015, ore 8:00
REBECCA'S POV
La sveglia suona, incurante dell'orario improponibile in cui finalmente ieri sera ho posato la testa sul cuscino: erano le tre e mezza quando io e Lino ci siamo salutati, dopo aver sistemato tutto. È stato bello, bellissimo, parlare con lui. Sembrava ci conoscessimo da una vita, sembrava la persona che aspettavo da una vita. Ho parlato di tutto, mi sono confidata, gli ho confessato le mie paure più intime e lui ha fatto lo stesso con me. Quando pensi ad un uomo con una carriera in ascesa, che svolge il lavoro che ha sempre sognato, circondato da persone che lo stimano e gli vogliono bene, l'ultima cosa che ti viene in mente è il fatto che la sua possa essere una vita infelice. Ed è così, Lino non è infelice, ma non per questo è esente da preoccupazioni. Mi ha detto che l'emozione che più lo caratterizza ora è la paura. Paura perché per lui stanno per iniziare nuove avventure, nuovi progetti, sia per il teatro che per la televisione, e si chiede se ne sarà all'altezza, se sarà tutto come se lo è immaginato, se piacerà alla gente.Dopo aver fatto una doccia, colazione ed essermi vestita, raggiungo il teatro con i miei soliti cinque minuti di ritardo, tipici della persona che abita più vicino al luogo di ritrovo. Questa sera i miei amici mettono in scena lo spettacolo quindi oggi è tempo di prove generali. Dobbiamo studiare tutte le luci e sarà compito mio stare in regia.
Dopo quattro ore incessanti decidiamo che è giunto il momento di prenderci una pausa e mettere qualcosa sotto i denti. La nostra idea era di andare tutti insieme al bar all'angolo e mangiarci un panino ma qualcosa, o meglio qualcuno, decide di cambiare le carte in tavola.
All'uscita del teatro trovo Lino in t-shirt, bermuda, Stan Smith e occhiali da sole.
«Eiii!» -esordisce dandomi due baci sulla guancia.
«Ciao ragazzi! Procede tutto bene?» -dice poi rivolgendosi agli altri.
«Tutto alla grandine!» -risponde quel simpaticone di Matteo.
«Forza eh, che stasera vi voglio vedere spaccare!»
«Ma perché... tu resti?» -chiedo
«Eh sì, resto. Che c'è, ti dispiace?»
Lino, non potevi darmi notizia più bella ma allo stesso tempo sapere che verrai a sentirmi parlare, dato che prima dello spettacolo ci sarà un mio piccolo intervento riguardo il mio anno appena trascorso in Kenya, mi mette un'ansia tremenda.
Ovviamente non do fiato ai miei pensieri e mi limito a rispondere:
«Macché, mi fa piacere!»
Con tanto di pugnetto sulla sua spalla.
«Senti Reb, a me è rimasta la voglia di tortelli, che ne dici di rimediare alla cena mancata di ieri sera?»
In realtà sarei dovuta andare a pranzo con gli altri, ma allo stesso tempo non riesco a dirgli di no. Mi giro verso Sara che mi fa segno di accettare.
«E andiamo!»«Allora, sei pronta per stasera?» -dice ingoiando il primo boccone
«Ma sì. Non mi sono preparata un discorso, solo qualche fotografia, con tutto quello che ho vissuto non esauriró di certo tutto in mezz'ora.»
«Dev'essere stata una bella esperienza, mi piacerebbe in futuro fare qualcosa di simile. Tu di cosa ti occupavi?»
«Io mi trovavo in un piccolo paesino, con altri ragazzi ci prendevamo cura di bambini malati, non gravi, davamo loro tutti i medicinali. La mattina andavano a scuola da soli ad una decina di chilometri di distanza. Tutti insieme preparavamo i pasti, ci occupavamo della pulizia della casa, giocavamo.»
Il pranzo fu piacevole e il tempo a disposizione troppo poco, alle 14.30 dovevo essere in teatro.
«Vieni anche tu in teatro? Assisti alle prove con me?»
«Accetto volentieri, signorina Bandini!» -disse sfoggiando il suo solito sorrisettoEssendo accompagnata da "Mister puntualità", stavolta arrivo in orario, addirittura in anticipo. Data l'eccezionalità dell'evento, Matteo ne approfitta subito per ironizzare:
«Lino, vedi di venire un po' più spesso se questo è l'effetto!»
«Mmh, potrei avere un buon motivo per tornare qui ogni tanto.» -e si voltò verso di me
Lino, cosa volevi dire con questa frase?Dopo aver perso fin troppo tempo in chiacchiere, iniziamo con le prove. I ragazzi si sentono pronti, basterà una sola filata come ripasso e per controllare che tutte le luci siano a posto. Si abbassano le luci in sala, silenzio, si apre il sipario e si da il via alle danze.
Nemmeno il tempo di sentire la prima battuta che Lino mi richiama con una leggera gomitata. Inizia a raccontarmi aneddoti di quando lavorava qui: quella volta in cui andò in bagno nel mentre che era fuori scena ma disgraziatamente rimase chiuso dentro e si vide costretto a sfondare la porta per riuscire a rientrare in tempo, quella volta in cui cadde dal palco, quella volta in cui da copione lui si doveva sdraiare sulle gambe del pubblico e una signora si mise ad accarezzargli i capelli e lui era talmente rilassato che ritardó nell'aggancio della battuta, quella volta in cui nel bel mezzo di una replica il giorno del suo compleanno il regista fece partire la canzone di tanti auguri. Poi partì alla riscossa con episodi riguardanti Giacomo, il suo coordinatore di un tempo, e il mio di ora; episodi con cui potevo ricattarlo per anni. Io stavo morendo dalle risate tanto che mi risultava complicatissimo stare dietro alle luci. All'ennesimo sbaglio Federico ci urlò bonariamente:
«Ma la volete smettere?»
Noi ci scusammo, mentre ancora ridevamo, per poi riprendere le prove.
Nonostante questa piccola interruzione, tutto andò alla perfezione e alle 17 avevamo finito di fare tutto. Non restava altro che andare a casa e prepararsi per la serata.Uscita dalla doccia trovo un messaggio, è Lino.
"Passo a prenderti alle 20, puntuale ;)"
Gli rispondo:
"In realtà abito a 600 metri dal teatro, non ti scomodare per nulla..."
"Signorina, non accetto un no come risposta!"
"E allora mi conviene accettare... ti mando l'indirizzo"
"Brava, mi raccomando puntuale ;)"
"Pesante e logorroico... ci proverò ;)"Alle 20 in punto arriva sotto casa e per avvisarmi, come il peggiore dei tamarri, suona una "melodia" con il clacson. Stranamente sono puntuale, mi infilo i tacchi e scendo.
«Che eleganza!» -mi accoglie Lino accompagnando l'affermazione con due baci sulla guancia
«Eh, ogni tanto»
«Dovresti farlo più spesso»
«Anche tu non scherzi!» -replico in evidente imbarazzo a causa dei suoi complimenti
Ha sostituito il look casual di questo pomeriggio con un pantalone blu, una camicia bianca e scarpe eleganti.Il tragitto in macchina è breve, parcheggiamo e ci incamminiamo verso il teatro. Lino tiene una mano sul mio fianco.
Con la precisione di un orologio svizzero la prima persona che incontriamo è Marta che, a quella visione, strabuzza gli occhi. Poco più tardi, cogliendo l'occasione dell'allontanamento di Lino per salutare dei vecchi amici, si avvicina a me e mi tira per un braccio.
«Tu hai qualcosa da raccontarmi.» -dice con fare minaccioso puntando l'indice sul mio petto
Io scoppio a ridere. Lei mi guarda stranita.
«Ma che c'è? Che ridi?»
«Niente niente, è che sei meravigliosa, posso solo immaginare quali cose la tua mente abbia immaginato ma, mi spiace deluderti, ho poco da raccontarti se non che grazie a lui ho mangiato quelli che potrebbero essere i tortelli migliori di Parma.»
«Cioè, tu vai a pranzo con Lino Guanciale e pensi al cibo?! Ho perso ogni speranza.»È giunto il momento di salire sul palco, è più di un anno che non lo faccio, ma come ogni volta che sono lì sopra tutti i pensieri, tutte le ansie se ne vanno e infatti l'evento va meravigliosamente, il pubblico era parecchio interessato e, come già sapevo, il tempo risulta essere troppo poco.
Il momento più speciale è stato quando un bambino è intervenuto chiedendomi:
«Ma se ci torni posso venire con te? Posso portare le mie macchinine e poi giochiamo tutti insieme!»
A volte sarebbe bello essere tutti un po' più ingenui, tutti un po' più bambini, tutti un po' più fratelli.
Lino, dal canto suo, non mi ha tolto gli occhi di dosso nemmeno un secondo. Ascoltava, annuiva e sorrideva.Concluso il mio intervento, scendo dal palco e prendo posto in regia: ora tocca ai miei compagni dare spettacolo.
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Vorrei soltanto amarti❤
RomanceSemplicemente una fantastica amicizia o forse qualcosa di più?