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Prepare le valigie mi ha sempre portato una strana sensazione, una felicità mista ad ansia.
Le partenze e le novità non sono mai state il mio forte. Ho sempre preferito la monotonia, la quotidianità e la sicurezza che mi trasmettono.
Vado al mare solo per una fine settimana ma come il mio solito metto nella valigia qualsiasi cosa mi capiti sotto mani.
"Beatrice devi star via solo tre giorni, quante volte hai intenzioni di cambiarti?" sbuffa la mamma entrando nel caos dei vestiti posati in ogni superficie della mia camera.
Faccio un resoconto veloce guardando la lista che mi sono appuntata sulle note del cellulare. Sembra che ho preso tutto. Chiudo faticosamente la valigia e scendo in cucina.
Mi mancherà il mio letto penso mentre chiudo la porta della cameretta. Saluto mamma e mio fratello John rubandogli un abbraccio, non è molto facile avere dimostrazioni di affetto da parte sua.
Mamma inizia con le sue solite raccomandazioni "non dare confidenza agli estranei"
"non ti allontanare da sola"
"bevi molta acqua e stai lontano dai bevande alcoliche"
Potrebbe continuare all'infinito se non la fermassi. Ora è il mio turno di dirle che starò via solo tre giorni. Rido.
Babbo sbuffa impaziente sulla porta, di ritorno dopo aver caricato la mia valigia in macchina.
"andiamo andiamo babbo, ho fatto" rido della sua finta indifferenza per il mio piccolo viaggio. Lo conosco bene e so che è il più ansioso di tutti anche se non lo vuole dare a vedere. Le sue mura non sono così espugnabili come crede. Ma lo amo proprio per questo, è come un cioccolatino, duro all'esterno ma morbido e dolce all'interno.
Il viaggio in macchina non è lungo, poco più di un ora e saremo lì. Passiamo quasi tutto il tempo in silenzio, solo qualche interruzioni per conversanioni di circostanza, ennesimo segno dell'agitazione del mio babbo-cioccolatino.
Nell'abitacolo ci sarà stato anche molto silenzio ma un po' meno nella mia testa. Quei messaggi della sera prima mi avevano un po' agitato. Può una persona che neanche conosci con un solo messaggio turbati così tanto?

Finalmente siamo arrivati, l'odore del mare mi distoglie dai pensieri. Mi è sempre piaciuto sentire la salsedine nell'aria, un po' meno la sabbia sui piedi ma di questo ora non me ne devo preoccupare.
Ci mettiamo poco a trovare la casa, si trova proprio di fronte al supermarket. La riconosco subito appena girato l'angolo. Sono inconfondibili gli schiamazzi delle mie amiche, mi guidano fino al cancello con la vernice un po' scrostata.
La casa è piccola, sembra quella di un cartone animato, fina e lunga. Il giardino è molto carino, a occhio sembra più grande di tutta la casa.
Babbo mi aiuta a scendere le mie cose, ripete le raccomandazioni della mamma e mi saluta.
Appena parte la macchina mi giro verso le mie amiche e loro verso di me. Mi saltano addosso e come bambine di cinque anni ci mettiamo a urlare dalla felicità. Il nostro weekend è ufficialmente iniziato.
Sento una risata beffarda che non riconosco, mi giro e seduto al tavolo in giardino vedo un ragazzo con i capelli e gli occhi scuri che ci guarda con un sorriso di scherno piazzato sulle labbra. Lo fulmino con uno sguardo. Non ci ho messo molto a capire chi fosse. Si tratta dell'odioso ragazzo di Emy. Colui che riesce ad essere snervante anche con un solo messaggio. Ma chi si crede di essere. Gli avevo solo scritto che il viaggio non me lo sarei fatto con lui ma con il babbo perché preferiva accompagnarmi lui. Non lo conosco neanche, mi è stato presentato un giorno che per caso l'ho incontrato insiemi a Emy mentre facevo una passeggiata con il mio Alex. Niente più di una stretta di mano e ha il coraggio di rispondermi male solo perché non sono voluta salire in macchina di una sconosciuto. Lo odio.
Mi riscuoto dai pensieri e mando un messaggio ad Alex.
"sono arrivata sana e salva. Mi manchi già."
La sua risposta non tarda ad arrivare "va bene amore, fai la brava e chiama appena puoi."
La storia con Alex va avanti da quasi due anni.
È un tipo un po' complicato, riservato e a volte timido ma sempre sorridente. È solare e mi trasmette la sua felicità. I suoi occhi verdi contornati dalla sua carnagione chiara esprimono semplicità. E i suoi capelli scuri gli danno quel tocco di cattivo ragazzo che fa impazzire ogni donna.
Mi è sempre piaciuto come è iniziata la nostra relazione, molto romantica e un po' da film.
Era il tre agosto e due settimane dopo sarebbe stato il compleanno del mio "affettuoso" fratellino, avrebbe compiuto 18 anni ma non gli piaceva l'idea di festeggiare. Questo non lo potevo permettere, i compleanni vanno festeggiati soprattutto quelli che segnano tappe importanti come la maggiore età, e poi ho sempre amato organizzare feste.
I preparativi del compleanno a sorpresa andavano a gonfie vele: location trovata, menu stabilito ma mancava la cosa più importante. La lista degli invitati. Avevo bisogno di aiuto per stilare quella lista e chi è meglio del suo migliore amico?
Eh si Alex è il migliore amico di john.
Ci siamo incontrati quel pomeriggio per buttare giù quella lista, ma a dire il vero non è stata il centro della nostra conversazione. Da subito c'è stata sintonia, abbiamo parlato di qualsiasi cosa. Si è fatta l'ora di cena senza che ce ne accorgessimo. Non c'è da meravigliarsi se da quel pomeriggio ogni scusa è stata buona per scriversi e parlarci fino a che non è scattato il bacio.
Tutto sembrava perfetto finché non è arrivato il momento di dirlo a John. Si sa che ci sono regole non scritte e non dette tra gli amici. La più importante forse, non si toccano le sorelle degli amici. E Alex mi aveva toccata, altro che se mi aveva toccata.
Avrei voluto dirlo a mio fratello fin da subito, ho sempre avuto un bel rapporto con lui e tenergli dei segreti non mi è mai piaciuto soprattutto su questioni che in qualche modo lo riguardano. Non aspettava a me dirglielo, ma a chi aveva infranto la regola.
Alex ci mise un po' per prendere coraggio e fare la sua confessione, fortunatamente andò tutto bene. John ci diete la sua benedizione. Lui come babbo fa il duro ma in realtà è un tenerone.

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