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Io e l'alcool non siamo mai andate d'accordo. Lo reggo meno di una bimba di cinque anni. Eh si sono una di quelle che basta che sente l'odore e già è ubriaca. Posso ritenermi fortunata così non ho bisogno di spendere un patrimonio per perdere la concezione di cosa sia giusto o sbagliato. Ma cavolo così mi sembra un po' esagerato. Tre shots e mezzo drink e già ho un andatura a zig-zag; però mi ricordo ancora che mi chiamo Beatrice e sono fidanzata, non male no?

Il bar dove siamo mi piace molto. Comodi divanetti di pelle nera disposti su tutto il perimetro della stanza a contrasto con le pareti di un bianco candito. Il piano bar si eleva al centro su un palchetto, tutto intorno gente che beve, balla e si diverte come se non avessero nessun pensiero. Come se la loro vita fosse perfetta. Adoro questa sensazione di pace e adoro questo posto. Forse è solo l'alcool che ho nelle vene a rendere tutto così bello, oppure sono le luci soffuse che camuffano un po' la realtà, non ve lo so dire ma mi piace molto.

<<Dai andiamo a ballare>> prendo per mano le mie amiche e le trascino in pista, ho bisogno di scatenarmi un po' e soprattutto amo ballare.

Ho fatto danza per nove anni, quando ho iniziato ne avevo a malapena sei. Praticavo qualsiasi tipo di danza insegnasse la mia maestra. Danza classica, moderna, hip-hop e addirittura tiptap. Eh si per un anno ho fatto anche tiptap. Le scarpette sono orrende, nonlo posso nascondere,  ma la loro musicalità ti entra dentro.

Un bel giorno il mio sogno finì. No niente infortunio, forse sarebbe stato meglio, me ne sarei fatta una ragione prima. Semplicemente la mia maestra di danza se ne andò, apri una scuola a due ore di macchina dal mio paesino. Non potevo chiedere ai miei genitori di fare su e giù quasi tutti i giorni.

Non posso dire di averla presa bene la sua decisione di cambiare città, mi sentii abbandonata. Dopo nove anni la vedevo, non come una mamma, ma comunque una di famiglia. Le ero molto legata, alla fin fine mi ha visto crescere. Le avevo scritto anche una lettera un pomeriggio nel quale mi sono fatta sormontare dalla nostalgia, ma non la spedii mai.

Provai in un altra scuola di danza, magari avrei potuto trovare in un'altra maestra un nuovo punto di riferimento. Non fu così. Le provai diverse ma niente, non andavano bene per me. Vedevo il loro insegnamento sbagliato, era diverso da come ero abituata io. Mentre ballavo nella testa avevo le sgritate e i consigli che mi dava la mia vecchia insegnante, le nuove me ne davano altri che stonavano troppo con ciò a cui ero abituata.

Ed ecco qua che la mia malattia per le abituati torna a perseguitarmi. Ho preferito rinunciare alla danza piuttosto che lasciare le mie abituati e crearle di nuove. Potreste pensare che forse la danza per me non era così importante se mi sono fatta spaventare dal cambiamento. Ma non è così. Era tutto ciò che avevo, l'unica valvola di sfogo, una delle poche costanti della mia vita. Non potevo permettere che una maestra qualsiasi cambiasse il modo di dare il tempo che avevo sentito per nove anni, le solite canzoni per il riscaldamento, l'accento dei passi di danza classica. Conoscevo il mondo della danza solo come me lo aveva fatto conoscere la mia maestra, e non potevo accettare di cambiare quella visione. Sarebbe stato come cancellare un ricordo base. Se avete visto Inside out sapete bene che è meglio non toccarli i ricordi base.

<<Non sono abbastanza ubriacaancora per ballare.>> Veronica punta i piedi impedendoci di proseguire.

<<Tieni bevi questo.>> prendo il drink dalle mani di Linda per passarlo a Veronica. Lo strappa dalle mie mani come fosse acqua nel deserto e lo tracanna in un sorso.

<<Ehi il mio mojito>>

<<Ora possiamo andare>> dopo un pò di coraggio liquido sapero che l'avrei convinta a venire a ballare. Ormai li conosco bene i miei polli.

<<Forza panterone la pista ci sta aspetando>>

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 19, 2019 ⏰

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