Capitolo 6: Il concerto

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Il giorno era finalmente arrivato. Per la prima volta ci saremmo esibiti a San Siro! Già nel pomeriggio avevo in agenda un incontro con alcuni fans che avevano vinto i biglietti di un concorso. Il loro affetto mi diede una grande carica e mi scaldò il cuore. Sentire quanto la mia musica li fosse di conforto, aiuto o semplicemente li facesse evadere dalla realtà era il complimento più grande in assoluto.

L'idea di poter toccare con la musica la vita delle altre persone era un pensiero simile a un miracolo per me. Mi assicurai di prender tempo a parlare con tutti loro, fare le foto, firmare le copie dei loro CDs, delle magliette e di altre foto. Mi stupii a vedere anche alcune copie di House of Ballons, il mio album d'esordio di 6 anni fa. Dopo essermi congedata da tutti loro andai ad unirmi al team dietro le quinte. Gli ultimi preparativi erano in corso.

Avevamo studiato la scaletta a memoria, fatto le prove fino alla nausea. Ma ancora non potevo evitare di sentire il nervosismo che prendeva il controllo di me. Il mio stomaco faceva le capriole all'eventualità di non ricordare le parole dei miei testi o di, che ne so, inciampare sul palco. Non avrei potuto sopportare lo sguardo deluso dei fans.

Era quasi tutto pronto, il pubblico cominciava lentamente a riempire lo stadio e l'atmosfera e la tensione erano così alte che si aveva l'impressione di poterle tastare nell'aria. Anche il mio bassista Tom, che di solito è il più spavaldo e sicuro di se stesso, sembrava un po' sotto pressione.

"Oh Gesù, quanta gente". Debora esordì entrando nel mio camerino, dove stavo scaldando la voce insieme a Dave, il mio chitarrista. "C'è ne ancora di più che al Loolapalooza di Berlino, ragazzi".

"Boss, andrà alla grande, vedrai" cercò di rassicurarmi Dave, che subito notò il nervosismo misto a terrore scritto sul mio volto. Caspitina, perché dopo tutto questo tempo ancora avevo le farfalle allo stomaco prima di un concerto? "Una volta là sopra ti scorderai di tutto e sarai lì solo per loro a cantare per loro e con loro."

Continuai ad annuire a Dave senza dire una parola, facendo avanti e indietro nella stanza con lo sguardo fisso sui miei piedi, scuotendo le braccia sui lati per rilasciare il nervosismo.

"Jay, sei pronta? Vuoi che ti sistemo ancora i capelli?" chiese Debora facendo l'ultimo check al mio outfit. Per i concerti mi andava stare comoda, quindi optavo sempre per il mio solito look. Avrei sudato un sacco in ogni caso, quindi che senso aveva mettersi in tiro? Non avrebbe fatto altro che limitare i miei movimenti, e io volevo saltare, muovermi per loro, cantare con loro senza alcuna riserva.

Questa volta però decisi di mettere una giacca con dei motivi un po' tribali sulla schiena ricoperti scintillanti, giusto per giocare con gli effetti luce. Si trattava dopo tutto, della conclusione del mio tour e si doveva brillare!

"Ok, ok" disse Travis entrando in camerino con il resto della crew e sbattendo le mani per attirare l'attenzione di tutti. "Manca pochissimo, 10 minuti ed entriamo in scena! Siete pronti?"

Uscendo dal camerino sentii il boato del pubblico all'annuncio che tra poco sarebbe arrivato il momento. Il nostro gruppo di supporto, Florence and the Machine, aveva fatto un ottimo lavoro.

Saltellai sul posto preparandomi a calcare la scena. Vidi Florence venire quasi correndo nella mia direzione e darmi, dopo un abbraccio e un high five, un grande in bocca al lupo. Il pubblico era in fermento, Florence me li aveva riscaldati per bene!

Chiamai tutti i membri della mia crew e ci mettemmo in cerchio. Ci raccogliemmo come di routine, dando uno coraggio all'altro, urlandoci quasi addosso per darci la spinta giusta. L'adrenalina del momento cominciava a farsi sentire.

Prima entrarono Tom, Chris e Dave per posizionarsi nei loro rispettivi strumenti, dopodiché partita la base di The Hills, entrai in scena e presi a pieno polmone il caloroso benvenuto del pubblico. Che visione era quella! Da farti mancare il fiato! Quanto erano belli tutti loro.

Presi il microfono in mano e cominciai a fare quello che sapevo fare meglio, dai tempi in cui giocavo nella mia cameretta da bambina nella nostra piccola casa nelle periferie di Los Angeles. Cantai per tutti loro, dando il meglio di me stessa, ringraziando il cielo per la fortuna che mi aveva concesso.

Nota dell'autore:

Tutte le canzoni citate appartengono al repertorio dei Abel Testfaye (The Weeknd). Ho immaginato Jay produrre lo stesso tipo di genere musicale.

Ci sto davvero mettendo me stessa nella storia. Volete che pubblichi anche il proseguimento della storia? ;-)

Chi ci difende? | GhaliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora