Una settimana dopo
«Professor Stone» inizia un suo compagno «Ha le verifiche?»
Il prof si siede alla cattedra, tranquillo, si mette gli occhiali, sposta alcuni fogli e apre il registro. Scrive qualcosa e guarda la classe:«Sì».
Dai banchi si leva un mormorio, chi esulta e chi si lamenta.
Brenda rimane impassibile, pensando che i suoi compagni avrebbero reagito allo stesso modo se la risposta fosse stata negativa.
Il prof inizia a distribuire le verifiche, dicendo ad alta voce i voti.
Brenda sente l'ansia divorarle lo stomaco.
«Julie Low,6» sbuffi.
«Dylan Crowe, 7» esulti.
«Thomas Stock, 4»
«Brenda Halson» pausa «Complimenti, ottimo lavoro, 9»
«Uffa prof, è sicuro che non ha copiato?!» lo interrompe Hanne.
Se c'è una persona che Brenda odia più di tutte, quella è di sicuro Hanne: capelli biondo cenere, occhi azzurri, tanto bella quanto stronza.
Era stata lei ad architettare quello stupido piano, a farle perdere gli amici e la fiducia negli altri.«Sì, signorina» la riprende il prof «Mi risulta difficile che una persona possa aver copiato un'intera verifica di espressioni».
La guarda, alzando un sopracciglio, poi si rivolge alla classe «Specialmente se avete preso tutti meno di lei»
«E se...»
«E se anche avesse copiato, l'ha fatto molto bene. Ora mi lasci fare il mio lavoro»
Brenda è troppo impegnata a capire cosa sia appena successo per notare le occhiatacce dei suoi compagni.
Il professor Stone l'ha appena difesa? Davanti a tutta la classe? E ha preso 9? Cosa?
Forse suo padre non la picchierà. Al solo pensiero i tagli sulla schiena le bruciano ancora, e fanno un male tremendo.
«Papà, sono a casa» dice appena chiude la porta alle sue spalle.
«Dove sei stata?» sbraita l'uomo non appena la vede.
Il suo alito puzza di birra.
«A... A scuola» risponde spaventata.
«Non mentirmi!» le urla in faccia.
Brenda indietreggia, fino a toccare la porta con la schiena.
«Sono le 13:35!» continua lui, un'espressione inquietante sul volto.
«Papà, l'autobus ha fatto tardi e...»
«Non... Mentirmi» poco più che un sussurro.
E poi uno schiaffo.
Brenda sente la guancia andare a fuoco.
«Almeno...» ricomincia lui non curante «Sai già il voto del test di matematica?»
Brenda annuisce leggermente.
Negli occhi del padre compare un luccichio, qualcosa che Brenda non riesce a cogliere perché sparisce tanto velocemente quanto si è presentato.
«Allora?»
«Nove»
«Nove?»
«Nove...»
«Solo...NOVE?!» le urla il padre «TI AVEVO DETTO DI ECCELLERE!» e così dicendo alza una mano verso la figlia.
Una parte di Brenda dice di non fare niente, che dopotutto passerà, mentre l'altra le urla di fuggire, scappare, che non importa se il padre la riporterà a casa e la picchierà, di provarci.
Ed è proprio la parte a cui Brenda dà ascolto.
Prima che la mano del padre la tocchi, scivola via con uno scatto fulmineo e spinge il genitore in avanti, facendogli colpire la porta con la fronte.
Brenda ha così il tempo di aprirla e scappare.
«Bastarda!!! Torna qui!!»
Scende le scale più veloce che può, sentendo suo padre dietro di lei.
Una sola frase in testa: Continua a correre.
Spalanca la porta d'ingresso, ansimando già, e la chiude con uno strattone, senza fermarsi.
E così c'è Brenda, che cerca per la terza volta di scappare dal padre, e il suo inseguitore, troppo ubriaco per starle dietro.
Corre. Corre solo.
Non sa quanto tempo sia passato, forse ore, forse minuti, o forse solo secondi.
Prosegue decisa, l'aria in faccia che le scompiglia i capelli neri, lunghi, le lacrime per quella vita che le sgorgano dagli occhi.
Non sa nemmeno dove stia andando, corre solo, finché un dolore lancinante alla caviglia non la costringe a fermarsi.
Mi troverà, pensa.
Riprende fiato. Gira la testa. Suo padre non si vede da nessuna parte.
Rigira la testa. Non sa dove sia. È un vicolo. Probabilmente cieco.
Devo andarmene da qui.
Fa un passo, ma la caviglia dolorante la fa cadere.
Si tira verso il muro, appoggiandoci la schiena; si raggomitola come quando era piccola, gambe al petto, testa tra le ginocchia.
Inizia a sentire il cuore calmarsi, non sente più le orecchie pulsare.
Solo adesso sente un dolore allo stomaco, come un vuoto: fame.
Mi troverà, tanto vale aspettare che mi trovi.
Appoggia il mento alle ginocchia, una lacrima le brucia la guancia.
No.
Non voglio che mi trovi.
Non voglio prendermele di nuovo.Si asciuga la lacrima con il dorso della mano.
Si alza, lentamente. Fa un passo, raso al muro. Cade. La caviglia fa troppo male.
«Hai bisogno di aiuto?» una voce dura le invade le orecchie.
Un ragazzo biondo, sui 19 anni è poggiato con una spalla al muro, di fronte a lei, le braccia incrociate.
E questo quand'è arrivato?
«No» risponde fredda lei.
Si rialza, pentendosi di non aver detto di sì, perché il dolore non accenna a diminuire.
⟨⟨🔥⟩⟩
Sciauuuuuu!!
Ecco il nuovo capitolo!!!
Spero vi piaccia! Fatemelo sapere con una stellina o un commento!!
Grazie
STAI LEGGENDO
ANCORA UN BACIO•Leonardo DiCaprio
Fanfic«Calma, ragazzina, non sai cosa stai dicendo»