Lui la fissò con occhi maliziosi. "Sono venuto a ritirare il premio dovutomi per averti sottratta alla squallida esistenza che menavi in campagna. Sei una così affascinante sgualdrinella che non ho saputo resistere. Ed eri così fiduciosa che fosse facile strapparti dalle grinfie della mia povera sorella. Quando mi stancherò di te ti permetterò di entrare a far parte dell'adorabile brigata di Lady Cabot. Non avrai modo di annoiarti là. E a tempo debito, magari ti permetterò persino di sposare qualche ricco signore che si incapriccerà di te." Fece un passo avanti. "Non dovrai preoccuparti, bambina mia. Tuo marito resterà un tantino deluso quando ti porterà a letto, ma non si lagnerà troppo forte."
Avanzò ancora e Heather arretrò intimorita, appoggiandosi al tavolino accanto al letto.
"Intendo avverti, mia cara," disse con aria di sufficienza. "Per cui non c'è proprio motivo per cui tu debba ribellarti. Sono molto forte. Gradisco anche la forza se è così che dev'essere, ma preferisco l'arrendevolezza."
Heather scosse la testa. "No," fece con voce strozzata, superando la paura che l'attanagliava. "No! Non mi avrete mai! Mai!"
William scoppiò in una risata terrificante e Heather si preparò a fuggire. L'uomo era paonazzo per la grande quantità di vino che aveva ingurgitato e il fuoco che gli correva nelle vene. Il suo sguardo scrutatore la denudava e Heather si promette una mano sul seno come per sottrarlo alle sue occhiate penetranti. Fece per saettargli accanto, ma lui fu più rapido, ad onta della sua corporatura massiccia, e l'abbrancò per la vita. La piegò all'indietro sopra il tavolo, stringendola in una morsa stritolante. Le sue labbra, umide e appiccicose di vino, le scesero sulla gola, e Heather avvertì in sé un malsano senso di nausea. Lottò contro di lui, ma le sue forze erano di gran lunga inferiori a quelle dell'uomo. Mentre le labbra di William le risalivano lungo il collo, Heather scostò il volto e tentò di svincolarsi, ma lui accentuò la pressione su di lei, inchiodandole le gambe contro il tavolo. Heather era bloccata in una morsa di ferro che le mozzava il fiato e rischiava di spezzarle le costole. In preda al panico ricordò il candelabro posato sul tavolino alle sue spalle e vi tese la mano per usarlo a mo' di arma di difesa. Era quasi riuscita ad afferrarlo, ma fu troppo frettolosa e il candelabro cadde. Poi la sua mano sfiorò il coltello e l'afferrò, disperatamente.
William era intento a tempestarle di caldi, umidi baci la gola e il petto, prestando scarsa attenzione a ciò che lei faceva finché non avvertì una punta che gli premeva contro un fianco. Abbassò lo sguardo e vide il coltello; con un'imprecazione di stupore le agguantò il braccio. Heather ebbe un sussulto di dolore quando le dita dell'uomo le si serrarono selvaggiamente attorno al polso, e tuttavia tenne duro con cieca disperazione. La rabbia di William si accentuò all'idea che quello scricciolo di ragazza osasse minacciare il suo corpo. Heather lottò a sua volta con tutte le forze cui riuscì a fare appello. Il corpo obeso di William la forzò all'indietro finché non ebbe l'impressione che la sua schiena stesse per spezzarsi. Le si intorpidì la mano e si rese conto che di lì a poco avrebbe dovuto lasciare la presa. Schiacciandola con tutto il suo peso, William liberò l'altra mano e, passandogliela dietro la schiena le strappò il coltello. Per evitare il peggio, Heather rinunciò alla lotta e cadde a terra ai suoi piedi; privo del suo appoggio, poco agile com'era, William Court barcollò in avanti e cadde a capofitto sul pavimento di legno polito. Stramazzando emise un gemito. Heather si era sollevata e si teneva pronta a fuggire, quando William lentamente rotolò su se stesso. La piccola impugnatura del coltello da frutta gli sporgeva da una macchia rossa che andava lentamente allargandosi sulla spalla della giacca.
"Tiralo... Fuori..." boccheggiò.
Heather si chinò a posare con cautela una mano sul coltello, ma rabbrividì e si ritrasse, torcendosi le mani sulla bocca, in preda a un terrore accecante. "Per favore," gracchiò William. "Aiutami."
Colta dal panico, Heather affondò i denti nella mano e lasciò vagare uno sguardo terrorizzato per la stanza. Lui si mise a gemere ancora più forte; Heather era stravolta in ogni fibra.
"Heather, aiutami..."
La sua voce si spense e il mento tremò nello sforzo di trarre un altro respiro.
Da qualche fonte interiore zampillò la forza, e la calma tornò. Heather si chinò e, ansimando affannosamente, afferrò il coltello con maggiore determinazione. Poi puntò l'altra mano contro il petto dell'uomo e tirò. La lama resistette un momento, poi uscì lentamente comunicandole una spiacevole sensazione. Dalla ferita il sangue zampillò abbondante e con un ansito William ricadde all'indietro privo di sensi. Heather afferrò un tovagliolo sul tavolo, gli aprì la giacca lo premette sulla ferita. Con aria assente gli posò la mano sul petto e non riuscì ad avvertire il minimo movimento. Prese allora a cercare affannosamente un qualche segno di vita: tenendogli la mano sotto le narici non riuscì a percepire traccia di respiro, e posandogli l'orecchio sul petto non udì battere il cuore. Il suo, di cuore, cominciava a martellarle nelle orecchie. Si sentiva di nuovo cogliere dal panico e ormai non riusciva più a trovare né il motivo né la forza per respingerlo.
"Signore caro, che ho mai fatto?" mormorò.
"Devo chiamare aiuto!" Il pensiero le balenò un attimo alla mente. Ma chi le avrebbe creduto, a lei, che era una straniera in quella città? Newgate era affollata di donne le quali sostenevano che qualcuno aveva tentato di aggredirle, e anche il ceppo del patibolo aveva la sua parte. Non avrebbero creduto che si era trattato di un incidente! Le si allacciò alla mente l'immagine di un severo giudice con una lunga parrucca, che la fulminata con lo sguardo dal suo alto scranno, e poi il volto sotto i riccioli bianchi si tramutò in quello di zia Fanny che pronunciava con severità la sentenza.
"... e all'alba di domani sarà condotta Newgate Square e ivi..."
La sua mente si rifiutò di andare oltre, e tuttavia l'eco di quella voce stentorea alimentò le fiamme del terrore fino al punto che le arsero l'anima. Il suo corpo sussultò, e se non fosse stata inginocchiata, sarebbe caduta. Chinò la testa e rimase lì a lungo senza neppure pensare, poi finalmente alzò lo sguardo e le venne un'idea.
"Devo andarmene di qui."
Era semplice: doveva mettersi in salvo. Non doveva trovarsi lì quando avessero scoperto il corpo di William. Doveva fuggire. Ancora stretta nella morsa del panico, si costrinse a frugarli nelle tasche in cerca della chiave. Tremava, ma doveva farlo. Era la stessa paura ad alimentare le sue forze, ora.
Avvolte i suoi indumenti in uno scialle che trovò e, stringendosi contro il fagotto, si precipitò all'uscio. Qui si arrestò un attimo senza aprirlo, immaginandosi la scena alle sue spalle. Di nuovo la paura l'afferro. Spalancò la porta e si mise a correre più in fretta che potevano portarla le gambe, attraversando il salotto, varcando la soglia del corridoio, scendendo le scale e dirigendosi alla soglia schermata dal tendaggio che dava nel negozio. Mentre allungava la mano per scostare la tenda il panico crebbe. Dietro la tenda c'era qualcuno. Il suo passo già rapido si affrettò ancor di più per il terrore. Qualcuno le dava la caccia. Corse in fretta, senza osare voltarsi, col cuore che le martellava in petto.
Si avventò giù per la strada, senza il coraggio di voltarsi a guardare. Non aveva la più pallida idea di dove stesse andando. Forse, se si smarriva, avrebbe seminato chiunque la stesse inseguendo. Ma perché non riusciva a sentire il passo di qualcuno che la rincorreva? Che il cuore le battesse così forte nelle orecchie da impedirle di udire qualsiasi altro rumore?
Corse per le strade di Londra, passando davanti a negozi, grandi case che incombevano massicce e minacciose nel buio, case meno imponenti. Non prestò la minima attenzione alla gente che si fermava e la seguiva con lo sguardo.
Ben presto si sentì sfinita e nonostante la paura si fermò, appoggiandosi a un muro di pietre rozzamente squadrate. I polmoni le ardevano per lo sforzo a ogni respiro che esalava come un singulto. Un po' alla volta fu conscia dell'odore di salsedine che le pungeva le narici e del puzzo fetido della banchina. Alzò la testa e aprì gli occhi. Una densa nebbia gravava sull'acciottolato e il buio le premeva addosso fin quasi a impedirle di respirare. Una torcia ardeva a un lontano angolo di strada e Heather si gettò verso la luce senza poi riuscire a decidersi ad abbandonarne il piccolo cerchio luminoso e a rituffarsi nella densa notte nero-grigia che la circondava. Ne avesse avuto il coraggio, non avrebbe comunque saputo dove fuggire. Non aveva la più pallida idea da che parte doveva dirigersi. Udiva il lento sciacquio dell'acqua che si frangeva contro il molo e il ritmico scricchiolio degli alberi dei velieri e di tanto in tanto l'eco attutita di una voce, ma i rumori le giungevano da ogni direzione e non riusciva a scorgere in nessun luogo un barlume di luce.
"Eccola là, per Giove! È quella! È lei! Vieni, George!"
Heather trasalì e girò su se stessa. Vide venire verso di sé quelli che sembravano due marinai. Sapevano tutto di lei e venivano a prenderla. Erano loro che l'avevano seguita. Chissà perché, avevo creduto che si trattasse del signor Hint. Le sue gambe non erano in grado di muoversi. Non poteva fuggire.
"Salve, signorina," disse il più anziano dei due, sorridendo al suo compagno. "Al capitano questa piacerà di sicuro, eh, Dickie?"
L'altro si passò la lingua sulle labbra e abbassò lo sguardo sul petto di Heather. "Già. Questa gli andrà proprio bene."
Heather tremò sotto lo sguardo indagatore dei due uomini, ma sapeva che da quel momento in poi non le sarebbe più stata concessa la libertà. L'unica cosa che le rimanesse da fare era di comportarsi coraggiosamente.
"Dove mi portate?"
Dickie rise e diede di gomito all'altro. "Piuttosto accondiscendente, eh? Gli piacerà, e come. Mi fa venir voglia di essere nei suoi panni e di potermi permettere una merce del genere."
"Poco lontano di qui, signorina," rispose il più anziano. "A bordo del mercantile Fleetwood. Andiamo."
Seguì quell'uomo, mentre il più giovane dei due le si mise alle spalle, non concedendole alcuna possibilità di fuga. Si chiese perché mai la portassero a bordo di una nave. Doveva esserci un giudice. Poco importava. Ormai la sua vita non contava più. Docilmente salì la passerella dietro il marinaio e accettò la mano che egli tese per aiutarla. L'uomo le fece strada sul ponte fino a una porta che aprì, e Heather su sospinta lungo un breve corridoio di boccaporto e, dopo che il marinaio ebbe bussato, oltre all'uscio che si trovava in fondo.
Appena entrarono nella cabina del capitano, un uomo si alzò dalla scrivania alla quale era seduto; se non fosse stata così stravolta, Heather ne avrebbe notata l'alta struttura muscolosa e i penetranti occhi verdi. Un paio di braghe color fulvo gli aderivano ai fianchi stretti e una camicia bianca guarnita di un davantino pieghettato e aperta fino alla vita, metteva in mostra un torace ampio e muscoloso sotto un intrico di peli neri e ricciuti. L'uomo aveva l'aria di un pirata, o addirittura di Satana in persona, con quei capelli ricci e bruni e le lunghe basette che accentuavano le belle fattezze asciutte del volto. Il naso era sottile e diritto a eccezione di una lieve gobba appena sotto l'attaccatura. I capelli erano di un nero corvino e la pelle intensamente abbronzata. I denti bianchi balenarono in contrasto, quando sorrise e venne avanti, scrutandola da capo a piedi con un'occhiata audace.
"Ehi, hai fatto un eccellente lavoro questa volta, George. Devi aver frugato un bel po' la città per trovarla."
"No, capitano," ribatté il vecchio. "L'abbiamo trovata che passeggiava per le strade del porto. Non ha fatto nessuna difficoltà per venire, capitano."
L'uomo annuì e girò lentamente, deliberatamente, tutto attorno a Heather, che se ne stava inchiodata al pavimento, senza sfiorarla se non con quegli occhi di smeraldo, che però erano di per sé già sufficienti, valutando audacemente, con insolenza, ogni particolare delle sue grazie visibili. Heather si sentì nascere nell'animo un senso di gelo e si strinse contro il petto il fagottino. Si sentiva nuda in quell'abito lieve e avrebbe voluto coprirsi dal collo ai polsi alla punta dei piedi con un pesante sacco nero. L'uomo si soffermò dinanzi a lei un momento, sorridendo, ma Heather non levò gli occhi a incrociare il suo sguardo. Li tenne abbassati e ristette umilmente in attesa di qualche indicazione della sorte che l'attendeva. Alle sue spalle i due uomini sogghignarono, oltremodo compiaciuti di sé.
L'uomo alto si portò in disparte con loro e il marinaio a nome George parlò sottovoce. Heather lasciò vagare lo sguardo per la cabina ma non vide nulla. Esteriormente appariva calma, ma la tensione emotiva che cresceva in lei minava vieppiù le sue forze. Era esausta, spossata, confusa. Trovava difficile conciliare l'idea di un magistrato con quella di una nave, ma essendo poco al corrente delle procedure legali, si disse che con tutta probabilità l'avrebbero spedita in qualche colonia penale, dato che in cuor suo si riteneva colpevole di omicidio.
"Oh, Dio," pensò, "quale destino, essere sottratta a un porcile dalle tentazioni di una vita di agi e per mio peccato gettata in una prigione. Ho ucciso un uomo e sono stata arrestata e ora devo accettare qualunque cosa la sorte mi riservi."
La sua mente cessò di lavorare e si bloccò e fu intrappolata da quei dati di fatto incontrovertibili. Era colpevole. Era stata arrestata. La giustizia l'aveva condannata e lei non aveva più voce in capitolo. Non udì la porta chiudersi alle sue spalle quando i marinai uscirono, ma le parole dell'uomo che le stava di fronte la strapparono ai suoi pensieri. L'uomo rise dolcemente e accennò un profondo inchino.
"Benvenuta a bordo, damigella, e, ripeto, come ti chiami?"
"Heather," mormorò lei sottovoce. "Heather Simmons, signore."
"Ah," sospirò l'uomo. "L'erica, il piccolo fiore seducente delle brughiere. È un nome assai grazioso e ti si confà, damigella. Il mio è Brandon Birmingham. Gli amici mi chiamano Brand. Hai cenato stasera?"
Heather fece un lieve cenno col capo.
"Allora forse un goccio di vino... dell'ottimo Madera..." L'uomo sollevò una delle caraffe posate su un tavolino.
Heather scosse lentamente il capo, abbassando lo sguardo. Lui rise piano e venne a piazzarsi di fronte alla ragazza. Le tolse il fagottino che si stringeva al seno e lo gettò su una vicina sedia, tenendole lo sguardo inchiodato addosso, abbagliato dalla sua giovane bellezza e dall'abito che pareva solo un velo scintillante sul suo corpo. La pelle eburnea splendeva dolcemente al lume delle candele e nel riflesso delle fiammelle dorate il capitano vide dinanzi a sé una donna minuta, snella e aggraziata, il seno pieno e tondo che traboccava generosamente seducentemente da sopra la scollatura. E il seno si sollevava e abbassava lentamente a ogni respiro.
Le si accostò e con un rapido movimento le fece scivolare un braccio attorno all'esile vita, quasi sollevandola da terra; poi posò la bocca su quella della fanciulla, avvolgendola in un sapore inebriante, non diverso da quello di un brandy che era piaciuto tanto a suo padre. La ragazza fu troppo sorpresa per opporre resistenza e si abbandonò all'abbraccio. Vide se stessa come se fosse uscita dal proprio corpo e sentì con un leggero piacere la lingua di lui che le socchiudeva le labbra e tentava di penetrare. Da un livello inferiore della coscienza sentì salire una vaga sensazione di piacere e, se le circostanze fossero state diverse, avrebbe forse goduto del duro contatto mascolino del corpo di lui contro il proprio. Il capitano fece un passo indietro, sempre sorridendo, ma con un nuovo fuoco che gli ardeva nello sguardo. Quando le tolse le mani di dosso Heather ebbe un'ansito di stupefatta sorpresa, perché l'abito le cadde in un mucchietto attorno alle caviglie. Fissò Brandon con gli occhi sgranati per una frazione di secondo prima di chinarsi in fretta a raccoglierlo, ma quelle mani la presero per le spalle e la sollevarono e la fanciulla si trovò di nuovo stretta tra le braccia dell'uomo. Questa volta lottò perché, con improvvisa chiarezza, si rese conto di quello che lui aveva in mente di fare. Si accorse della propria posizione di svantaggio mentre il suo corpo esausto lottava debolmente contro il capitano. Se la mossa di William Court era stata di ferro, l'intero essere di quell'uomo era fatto di acciaio temprato. Heather non riuscì a liberarsi e invano spinse con le mani appoggiate al petto di lui. L'unico risultato che ottenne fu di aprirgli del tutto la camicia, e allora il petto villoso dell'uomo fu nudo contro il suo, con soltanto il velo lieve della sottoveste a separarli. Heather restava senza fiato ogni volta che la bocca dell'uomo s'impadroniva della sua e che i suoi baci appassionati parevano coprirle il volto e il seno. Sentì le mani del capitano risalirle lungo la schiena e con un leggero strappo aprirle la camiciola e strappargliela di dosso. I seni nudi erano ora premuti contro il petto dell'uomo e, atterrita, vinta dal panico, Heather lo spinse con tutte le sue forze e per un attimo riuscì a svincolarsi. Lui scoppiò in una risata fonda, un po' roca, e sfruttò l'intervallo per sbarazzarsi degli stivali e della camicia e per abbassarsi le brache, in un sogghigno.
"Ben recitato, damigella, ma ti consiglio di non avere dubbi in merito al vincitore."
I suoi occhi ardevano del fuoco della passione mentre se ne stava lì a godersi lo spettacolo delle sue grazie completamente svelate, di gran lunga più incantevoli di quanto avesse immaginato o persino sperato, e Heather sbarrò gli occhi orripilata vedendosi dinanzi per la prima volta un uomo nudo.
Rimasi inchiodata al pavimento finché lui non fece un passo avanti, poi con un gridolino di spavento si volse per fuggire ma si ritrovò con un braccio stretto in una morsa che era gentile e tuttavia implacabile come un cerchio d'acciaio. Sì chino di scatto sotto il braccio dell'uomo e gli affondò i denti nel polso. Lui emise un gemito di dolore e Heather si svincolò, ma per la fretta inciampò e cadde lunga distesa sulla cuccetta. Subito lui le fu addosso, immobilizzandole il corpo che si dimenava, e parve che ogni suo movimento non facesse che assecondare l'intento dell'uomo.
"No!" boccheggiò. "Lasciatemi stare! Non toccatemi!"
Lui ridacchiò e mormorò qualcosa contro la sua gola. "Oh, no, mia sgualdrinella assetata di sangue. Oh, no, non ora."
Poi l'uomo si spostò un po' più in su e Heather fu liberata dal suo peso, ma solo per un attimo. Sentì la sua dura virilità che cercava, frugava tra le sue cosce, e poi trovava e penetrava in lei per un breve tratto. Nel tentativo atterrito di sottrarsi Heather si sollevò di scatto. Dalle labbra le sfuggì un ansito che era insieme un grido, e un dolore cocente parve diffondersi nelle reni.
Brandon si ritrasse bruscamente, attonito per lo stupore, e abbassò lo sguardo su di lei. La fanciulla giacque inerte sui guanciali, agitando la testa. L'uomo le sfiorò teneramente la guancia e mormorò qualcosa con voce bassa e impercettibile; lei, gli occhi chiusi, non lo guardava. Il capitano le si accostò dolcemente, baciandole i capelli e la fronte e accarezzandole il corpo con le mani. Heather continuò a restare inerte, senza reagire, e tuttavia la passione divorante di lui crebbe e poco dopo Brandon la penetrò a fondo incapace di trattenersi oltre. Heather aveva l'impressione che ogni suo movimento la squarciasse, e le salirono le lacrime agli occhi.
Passata la tempesta, vi fu un lungo attimo di silenzio mentre l'uomo si afflosciava su di lei, tornato di nuovo gentile. Ma quando alla fine si ritrasse, Heather si girò verso la parete e giacque singhiozzando piano con un lembo della coperta tirato sulla testa e il corpo nudo, non più intatto, offerto agli sguardi di lui.
Brandon Birmingham si sollevò sopraffatto dallo stupore e per un attimo fissò le macchioline di sangue che chiazzavano il lenzuolo della cuccetta. Fece scorrere lentamente lo sguardo sulla figura di Heather, che ora gli rivolgeva le spalle. Non poté che ammirare i fianchi torniti e le cosce dalla linea aggraziata che un attimo prima erano stati suoi. Provò l'impulso di allungare una mano ad accarezzare la schiena dalla curva gentile, ma la sua mente era confusa dalla piega presa dagli avvenimenti: l'atteggiamento calmo, riservato con cui la ragazza era parsa accettare la situazione allorché aveva messo piede nella cabina, la sua resistenza debole e scherzosa, poi la sporadica, inesperta assistenza che gli aveva fornito a letto, e ora quel pianto irrefrenabile e il sangue sul lenzuolo. Che si trattasse di qualche ragazza costretta a dedicarsi a quell'attività dalla miseria? A giudicare dagli abiti che indossava e dai suoi modi non si sarebbe detto, e tuttavia le sue mani, per quanto bianche e sottili, non erano morbide come avrebbero dovuto essere quelle di una donna di piacere.
Brandon scosse il capo, si infilò la vestaglia e andò a versarsi un'abbondante bicchiere di brandy. Bevve un lungo sorso e lasciò vagare lo sguardo pensoso oltre le finestre da cui aveva contemplato mezzo mondo. Era uno straniero in quel paese che i suoi genitori un tempo avevano chiamato patria, e che aveva cessato di essere loro poco dopo che si erano sposati, quando suo padre, un aristocratico con la stoffa dell'avventuriero, aveva guardato con interesse all'America. Erano morti entrambi da una decina d'anni, sua madre di febbre malarica, suo padre solo qualche mese più tardi con l'osso del collo spezzato per essere stato disarcionato da uno di quei cavalli selvaggi che tanto amava. Avevano lasciato due figli e un ragguardevole patrimonio: una piantagione con casa e terreni annessi al figlio maggiore, che era Brandon, e al minore, Jeff, oltre a una parte del denaro, un florido magazzino a Charleston, una città che avevano amato e considerato la loro patria come ora faceva Brandon. Nato da genitori del genere, un padre che era stato molte volte ostinato e più che testardo, e una madre la cui tranquilla, serena gentilezza innata aveva costituito la spina dorsale della famiglia, lui, Brandon Birmingham, aveva conosciuto un'esistenza dura, avventurosa. Più di tutto avevo sempre contato la disciplina, ma già da ragazzo, e per volere del padre, si era imbarcato come mozzo agli ordini di un vecchio lupo di mare. Aveva appreso i segreti del male, dell'arte marinara, delle navi e del mondo, e ciò gli aveva consentito di assumere una posizione di comando in quell'attività, allorché l'aveva giudicato opportuno. Non aveva però trascorso tutto il suo tempo andando per mare. Prima aveva imparato tutto ciò che c'era da sapere sulla piantagione, dal terreno al mercato, e non aveva mai smesso tale piacevole fatica negli anni della crescita.
E quello era il suo principale interesse adesso che aveva trentacinque anni: sistemarsi una volta per tutte sulla terra e goderne il mondo quotidiano. Prima di lasciare Charleston aveva deciso fermamente che quello sarebbe stato il suo ultimo viaggio. Con la Francia in subbuio, poteva anche darsi che continuare si dimostrasse poco redditizio. Così si sarebbe assunto la responsabilità di una piantagione e avrebbe messo su famiglia. Ne avrebbe tratto soddisfazione, o almeno così sperava.
Sorrise pensieroso. Strano come l'amore per la terra potesse indurre un uomo a far cose in contrasto con la sua mentalità. Avrebbe sposato Louisa Wells - anche se non l'amava e sapeva che la sua moralità non era quella di un'autentica signora - per la semplice ragione che voleva riavere la terra che lei possedeva e che un tempo era appartenuta alla famiglia Birmingham. Suo padre si era visto segnare il terreno che ora formava le proprietà Wells e Birmingham da re Giorgio, e al fine di poter avviare l'attività della piantagione ne aveva venduto una piccola parte alla famiglia Wells. Il padre di Brandon aveva tagliato i ponti con la Gran Bretagna già prima della Guerra d'indipendenza e grazie ai servigi resi in qualità di ufficiale nel corso del conflitto contro la corona, era stato in grado di conservare i suoi possedimenti. Ora, dal momento che Louisa era rimasta sola dopo la morte dei genitori avvenuta alcuni anni prima, la sua terra era negletta e trascurata. Louisa era indebitata fino al collo. Aveva sperperato il patrimonio lasciatole dal padre e aveva venduto tutto fuorché alcuni schiavi, per mantenere l'alto tenore di vita che ormai costituiva solo una facciata. Così, Louisa era soddisfatta di sé per avere accalappiato uno degli scapoli più ricchi e più contesi della città. Ma l'aveva accalappiato ben sapendo che l'esca era rappresentata dalla terra. Brandon aveva tentato più volte di sbarazzarla della terra in cambio di una cospicua somma di denaro, di cui lei aveva estremo bisogno, ma Louisa aveva recitato la sua parte di donna fino in fondo. S'era atteggiata a verginella quando l'aveva adescato nel suo letto, ma Brandon non era sciocco fino a tal punto; e poi si facevano troppi pettegolezzi su quella donna con cui lui e il fratello minore erano cresciuti. La sua esperienza a letto s'era tuttavia dimostrata piacevole, e Brandon non ne era poi troppo dispiaciuto.
Brandon aggrottò la fronte. Strano, discendere da una famiglia in cui la gelosia e il senso del possesso nei confronti del rispettivo compagno rappresentavano un dato di fatto puro e semplice, mentre lui, così simile al padre, non era neppure geloso degli uomini che avevano diviso il letto della fidanzata. Che fosse troppo freddo e insensibile per amare dimostrarsi possessivo nei confronti della donna che stava per sposare? Non gli era neppure di conforto sapere che teneva a lei più di quanto avesse mai tenuto a una qualsiasi altra donna in vita sua. Ma non si trattava di amore. Se avesse almeno avvertito la più lieve fitta di gelosia quando Louisa guardava un altro uomo, ora si sarebbe sentito diverso, perlomeno un tantino più speranzoso di imparare ad amarla. Ma dal momento che la conosceva da una vita intera, più o meno trentadue anni, era scettico circa la possibilità di radicali cambiamenti dopo le nozze.
Jeff gli aveva dato del pazzo nell'apprendere la notizia del fidanzamento. Già, forse lo era, ma ragionava sempre col suo cervello e se non aveva ereditato la gelosia paterna, ne aveva però ereditato la testardaggine. La determinazione e la tendenza ostinata del padre erano sempre state anche sue. Persino quando erano morti i suoi genitori, lasciandogli una florida piantagione e la ricchezza necessaria per sostenerla, Brandon non si era adagiato a vivere di rendita. Aveva invece chiesto a Jeff di occuparsi della piantagione e avevo acquistato quel mercantile per mettersi a solcare i mari, guadagnando addirittura altre ricchezze per sé e per il fratello.
Osservò la cuccetta dall'altro lato della cabina, quindi si accostò al giaciglio. I singhiozzi erano finalmente cessati e il sonno ne aveva preso il posto, ma non si trattava di un assopimento tranquillo. Gli ricordava piuttosto il riposo di chi sia esausto. Abbassò una mano a coprire con gentilezza il bel corpo di Heather, scostandole la coperta dalla testa.
Una vergine era proprio l'ultima cosa che si sarebbe aspettato di veder varcare la soglia della sua cabina, quella notte. Ben sapendo che le vergini combinavano solo guai, s'era fatto un dovere in tutta la sua vita di evitarle, dedicando le sue ore di piacere alle creature esperte del vivere gaio e spensierato, dentro e fuori dai bordelli, lussuosi o meno. Quella sera, la prima che trascorreva in un porto dopo un lungo viaggio attraverso l'oceano, aveva dato libertà ai suoi uomini di andare in cerca di divertimento, trattenendo a bordo solo il suo domestico, George, e Dickie. Ma l'impulso in lui era già troppo violento, per cui aveva chiesto al George di scovargli una gattina allegra per la notte, raccomandandosi soprattutto che fosse pulita e a modo. No, non s'era certo aspettato una vergine, e men che meno una così graziosa. Era strano trovarne una da quelle parti. Le giovani innocenti come lei di solito pensavano solo al matrimonio, e tentavano di adescare l'uomo nella trappola con le loro grazie. Come altrimenti sarebbe riuscito con tanto successo a restare scapolo fino alla sua età, se non ne avesse conosciuto i raggiri e non li avesse evitati? Ma ora che la sua vita da scapolo stava per concludersi e doveva iniziare quella matrimoniale con una donna che aveva conosciuto altri uomini, ecco che si era trovato alle prese con quella cosina fresca, le cui motivazioni erano tuttora un mistero.
Scosse lentamente la testa, poi, abbandonando la vestaglia su una sedia, spense le candele e si allungò accanto alla fanciulla. L'ultima cosa a cui pensò prima di addormentarsi fu la fragranza gentile del profumo di lei e il calore del suo corpo accanto al proprio.Ciao! Allora che ne pensate adesso che la storia ha preso un po' vita? Commentate, votate e pubblicizzate grazie! A presto😘🍀

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IL fiore e la fiamma
ChickLitCi tengo a specificare che questa è una copia, il libro è della grandissima Kathleen E. Woodiwiss. Vorrei che le sue opere siano più famose, specie nelle nostre giovani generazioni, e spero che scriverlo qui su Wattpad possa contribuire alla sua div...