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Gli occhi accesi e le guance imporporate, piroettò su se stessa udendo una bassa risata alle sue spalle, e si trovò di fronte Brandon, ritto sulla soglia della cabina. Era tornato senza far rumore e senza che lei se ne rendesse conto. Lo sguardo dell'uomo si spostò dal volto infuriato di Heather alle lenzuola che giacevano a terra dietro di lei, poi Brandon tornò ad alzare gli occhi mentre chiudeva la porta e vi si appoggiava con le spalle. Le sorrise beffardo, e Heather, con un gemito di furore, si voltò dall'altra parte. Lo udì ridere. Rideva di lei e lei lo odiava. Era detestabile.
Brandon le si accostò alle spalle, le passo le braccia attorno alla vita e l'attirò a sé.
"Credi proprio che avresti potuto restare casta ancora per molto con la faccia e il corpo che possiedi, dolcezza mia?" le mormorò contro i capelli. "Eri fatta per l'amore, e non sono certo rattristato all'idea di averti presa prima che ci provassero altri, né mi sento in colpa per il piacere che mi hai donato. Ti prego, non farmene una colpa, se sono infatuato della tua bellezza e ti voglio solo per me. Sarebbe difficile per chiunque non provare gli stessi sentimenti. Vedi, damigella, in realtà sono tuo prigioniero, vittima del tuo incantesimo."
Heather tremò quando le sue labbra ardenti le si posarono sulla gola, e il cuore prese a martellarle con violenza nel petto.
"Ma non avete neppure un briciolo di coscienza?" implorò la fanciulla con voce strozzata. "Non conta nulla, per voi, che non desideri trovarmi qui? Io non sono una delle vostre sgualdrine, né ho alcun desiderio di diventarlo."
"Non lo desideri ora, amor mio, ma in seguito lo vorrai. Se ora ti permettessi di andartene, non ti rivedrei mai più a cagione di ciò che è accaduto tra noi. Se ci fossimo conosciuti in circostanze diverse, avrei potuto farti una corte gentile attirarti nel mio letto con tenere parole. Ma nel nostro caso abbiamo cominciato dal punto in cui di regola si arriva, e tu sei spaventata e, così come un uccellino sfugge a chi voglia catturarlo, tu fuggiresti da me. Per tenerti, devo dimostrarti che non è poi così brutto essere la mia amante. Avrai tutto quello che il tuo cuore desidera."
"Ho sentito raccontare parecchie cose sugli yankee," ribatté Heather sprezzante, "ma non avrei mai immaginato che tutte quelle malignità potessero essere vere finché non ho conosciuto voi."
Brandon gettò indietro la testa e rise di cuore. "Hai parlato proprio da inglese, damigella."
Heather si scostò rabbiosamente e gli si piazzò di fronte. "Ditemi, perché mi volete?" Chiese. Allargò le braccia. "In nome del cielo, ditemi perché devo necessariamente subire le vostre attenzioni quando potete trovare tante ragazze più accondiscendenti di me, ovunque volgiate lo sguardo! I vostri piaceri a letto non sarebbero forse più soddisfacenti con una donna che apprezzasse le vostre profferte amorose anziché con una che aborre persino la vostra vista?"
Brandon ridacchiò di fronte alla collera della fanciulla. "Hai una lingua tagliente, damigella. Mi ferisci a sangue. Ma le ragioni sono molto semplici. Basterà che ti guardi, e già ne troverai una eccellente. Sei come un soffio di fresca aria primaverile dopo una notte trascorsa in una taverna sovraffollata."
Sedette alla scrivania, abbandonandosi nella poltrona mentre la osservava.
"Ti trovo molto desiderabile, Heather, davvero degna di essere posseduta: una gemma tra i ciottoli. Mi eccita l'idea di conquistarti. Nessuna donna mi ha mai respinto prima d'ora."
"Qualcuna avrebbe dovuto farlo," sbottò Heather vendicativa. "Forse allora avreste imparato a comportarvi da gentiluomo."
Heather gli voltò le spalle, irritata e delusa. A che pro discutere con quel pomposo, arrogante farabutto. Era lui stesso a dettare le regole del gioco. Heather non riusciva neppure a escogitare i termini adatti a rendere giustizia ai sentimenti che provava per lui. Tutto ciò che sapeva era che sarebbe fuggita da lui e da quella sua miserabile cabina, fosse stata l'ultima cosa che avrebbe fatto in vita sua.
Qualche istante più tardi George entrò nella cabina, reggendo un grande vassoio su cui era disposta la colazione mattutina. Il domestico le sorrise con aria alquanto impacciata mentre posava il vassoio sul tavolo, ma Heather lo fulminò con lo sguardo e gli voltò le spalle, tanto che l'uomo guardò il suo capitano, piuttosto confuso. Un sorrisetto incurvò le labbra di Brandon, che fece cenno al domestico di continuare a fare ciò che stava facendo. Quando la tavola fu apparecchiata, Brandon spostò una sedia per far posto a Heather.
"Ti prego, Heather," disse con un sorriso beffardo. "Non potrei pranzare, se te ne stai lì a fissarmi così tetra. Adesso siediti e fai la brava, per una volta."
George spostò lo sguardo dall'uno all'altra, ancor più perplesso, e si affrettò a versare il caffè nei boccali. Heather prese posto con aria cupa e si spiegò un tovagliolo sulle ginocchia con gesti irritati. Sorseggiò il caffè, benché preferisse il tè, poi fece una smorfia avvertendone il sapore aspro e lo allontanò da sé. Alzando gli occhi, vide che Brandon la osservava con un sorriso divertito.
Non pronunciarono parola, e Heather attaccò la piccola bistecca di manzo come se dovesse ancora essere macellata, benché in verità fosse tenerissima. Scoprì che era cucinata in modo strano, non bollita né tagliata a pezzettini e stufata, ma cotta semplicemente nel suo succo e ancora sangue. Ne assaggiò un pezzetto e la trovò saporita, ma aveva poco appetito, per cui si limitò a spilluzzicarla.
George la osservò per un attimo, indeciso, desideroso di compiacerla, pur senza sapere come. Quindi si voltò per andarsene e, notando le lenzuola sul pavimento, andò a raccoglierle. Sgranò gli occhi alla vista delle macchie e lanciò una rapida occhiata al capitano che lo stava osservando, poi a Heather che gli dava le spalle e poi di nuovo a Brandon, che incontrò il suo sguardo e annuì una volta in risposta alle sue tacite domande. Gli occhi del domestico si sgranarono ancor di più, e l'uomo si affrettò a raccogliere le lenzuola fra le braccia e a uscire frettolosamente.
Brandon considerò per un momento l'atteggiamento adirato di Heather e tagliò con noncuranza un pezzo di bistecca.
"Non tollererò il tuo umore sprezzante alla mia tavola, Heather," disse con calma, "né che tu tratti sgarbatamente il mio domestico. In sua presenza ti comporterai da signora."
Un'ondata di paura travolse Heather e tutta la forza le defluì dai muscoli, lasciandola tremare sulla sedia. Impallidì e perse anche quel poco desiderio di cibo che aveva. Sì serrò le mani in grembo e abbassò gli occhi a fissarle, incapace di sostenere lo sguardo di Brandon.
Brandon inghiottì un sorso di caffè bollente mentre continuava a scrutarla, concentrando ora la sua attenzione sul vestito che indossava. Era un indumento che sarebbe stato adatto a una ragazza più giovane e, per quanto grazioso fosse, Brandon non apprezzava la linea infantile. Lo faceva sentire a disagio, come se avesse rapito un bimbo dalla culla. L'unica cosa che incontrava il suo favore era il fatto che il corpetto aderente le premeva verso l'alto il seno, assicurandogli che non si trattava di certo di una bambina. Non era però il tipo di abito che gli sarebbe piaciuto vedere indossare alla propria amante, e la camicia consunta che le aveva veduto indosso poco prima avrebbe dovuto sparire. Heather era troppo bella per indossare stracci.
Consumato il pasto, tornò alla scrivania a lavorare ai registri, mentre Heather, non sapendo che fare, passeggiava su e giù o si dimenava sul sedile accanto alla finestra con la voglia di arrampicarsi su per le pareti. Brandon uscì dalla cabina per un breve intervallo, quel tanto che bastava perché Heather trovasse il coraggio di tentare la porta, ma i sui pensieri di fuga si rivelarono intempestivi, perché scoprì Brandon sulla scaletta del boccaporto, intento a impartire ordini a un uomo dell'equipaggio. Rabbiosa, chiuse di scatto la porta quando lui alzò lo sguardo e le sorrise beffardo.
Quando George venne a servire il pasto di mezzogiorno Heather si mostrò educata, ma non fino al punto di essere accondiscendente. Tacitamente malediceva quell'uomo.
Qualche tempo dopo, avendo soddisfatto la fame di cibo, Brandon allontanò la sedia dal tavolo, e Heather ne avvertì su di sé gli occhi. Nella stanza calò il silenzio e Heather deglutì a vuoto, tenendo lo sguardo rivolto altrove. Sapeva che in lui si era risvegliato il desiderio, il suo cuore si rifiutava di rallentare i battiti e riprendere il ritmo normale. La voce di Brandon, quando parlò, suonò bassa e appassionata.
"Vieni qui, Heather."
La fanciulla s'irrigidì sulla sedia. Non sarebbe andata da lui. Sarebbe rimasta dove si trovava. Brandon non poteva tiranneggiarla. Scosse il capo e riuscì a sussurrare un debole: "No."
Brandon abbassò le palpebre e abbozzò un lento sorriso. "Ammiro la tua presenza di spirito, ma chérie, ma credi davvero che sia saggio resistermi? Sai perfettamente al pari di me che non possiedi forza sufficiente impedirmi di prendere ciò che desidero. Non sarebbe meglio se ti dessi per vinta e acconsentissi a venir qui?"
Heather si scosse e non poté più dissimulare il terrore. Le venne meno il coraggio. Lentamente si alzò sulle gambe tremanti, mordendosi nervosamente il labbro inferiore, e andò a piazzarsi di fronte a lui. Brandon le sorrise soddisfatto e, facendole scorrere una mano sul braccio, se la tirò fra le gambe e sulle ginocchia, dove Heather sedette rigida, mentre lui le prendeva le labbra sulla gola.
"Non aver paura," le sussurrò. "Non ti farò male."
La sua bocca si posò sulle labbra tremanti della fanciulla e le socchiuse, serrandola con forza tra le braccia, una mano premuta sulla schiena mentre con l'altra le carezzava un fianco. Con un singhiozzo soffocato Heather gli si afflosciò sul petto, tremando violentemente nella sua morsa. Lui continuò a baciarla, le parve, per un tempo interminabile. Quando la mano di lui le scivolò dal fianco alla coscia e risalì lentamente lungo la parte interna, carezzandola, Heather gemette sotto il bacio e si puntellò contro il petto dell'uomo. Ma non riuscì a spezzare l'abbraccio. Le labbra di Brandon abbandonarono le sue gli angoli della bocca, il mento, l'orecchio.
"Non respingermi," mormorò Brandon. "Lasciati andare, su!"
"Non posso," disse Heather con voce strozzata.
"Sì, che puoi."
Le labbra dell'uomo si spostarono dalla gola alle curve traboccanti dalla scollatura del vestito, ed erano umide, socchiuse, e bevevano la dolcezza della sua carne. Le carezzarono il seno senza fretta, spostandosi dal solco profondo ai capezzoli che si profilavano eretti sotto il tessuto. Il respiro gli usciva in ansiti più rapidi e le sfiorava la pelle come un ferro rovente. Eccitato, slacciò il corpetto e le posò baci appassionati sulla carne nuda.
Si sentì bussare qualche colpo esitante all'uscio della cabina, e sul volto di Brandon passò un'ombra scura. Vergognandosi, Heather si accostò freneticamente i lembi del corpetto sul seno e tentò di sollevarsi dalle sue ginocchia quando l'uomo allentò la presa, che però tornò a serrarsi, costringendola a restare dove si trovava. Quando parlò, rivolto all'intruso, non c'erano dubbi in merito alla sua irritazione.
"Dannazione, avanti!"
George aprì la porta e ristette arrossendo, quando il suo sguardo si posò su di loro all'altro lato della cabina, e muovendo i piedi impacciato.
"Chiedo scusa, capitano, ma è giunto il messaggero di un mercante che desidera parlare con voi a proposito del carico. L'uomo dice che il mercante è interessato ad acquistare l'intero carico di riso e indaco se avrete modo di incontrarvi e mettervi d'accordo."
"Vuole che sia io ad andare da lui?" domandò Brandon, in tono quasi di incredulità. "Perché diavolo non può venire lui sulla Fleetwood come fanno tutti gli altri?"
"È paralitico, così ha riferito il messaggero, capitano," rispose il domestico. "Se non avete nulla in contrario, il messaggero darà un'occhiata al carico per determinarne il valore e vi accompagnerà da lui."
Brandon borbottò un'imprecazione e il suo cipiglio si accentuò. "Chiedi al signor Boniface di accompagnarlo a fare il giro della nave, vuoi, George? Poi, quando avrà finito, mandami qui quell'uomo."
George sgattaiolò fuori, chiudendosi la porta alle spalle, e Brandon, sia pure con riluttanza, lasciò libera Heather. La fanciulla corsa al sedile sotto la finestra e si affrettò a rassettarsi le vesti mentre lui andava a sedersi dietro la scrivania. Heather avvertì i suoi occhi su di sé e le guance le si fecero di fuoco.
Qualche tempo dopo venne fatto entrare il messaggero, e Heather volse le spalle agli uomini presenti nella stanza, sprofondandosi nei cuscini del divanetto. Il fatto che chiunque potesse constatare la sua presenza nella cabina del capitano Birmingham la poneva in uno stato di terribile disagio. Il volto in fiamme per la vergogna, avrebbe voluto morire. Dalla finestra osservò l'acqua che sciabordava contro le fiancate di un mercantile attraccato poco lontano e meditò sul fatto che, se solo ne avesse avuto il coraggio, l'acqua avrebbe potuto porre fine ai suoi problemi. Si disse che avrebbe potuto accoglierne come una benedizione le liquide dita mentre spegnevano la sua vita come una candela. Si protese a osservare più attentamente lo scuro fiume turbinante, senza rendersi conto che il messaggero se n'era andato e che Brandon era venuto a piazzarsi dietro di lei. Le posò una mano sulla spalla e Heather trasalì. L'uomo rise piano e si accomodò accanto a lei sui cuscini, sfiorando con un dito un ricciolo che le ricadeva sul petto.
"Temo di doverti lasciare per alcune ore, Heather, ma tornerò non appena potrò. George ha ricevuto istruzioni di tenerti d'occhio, per cui ti prego di non rendergli le cose difficili. Ha il cuore tenero, per quanto concerne le signore, malgrado ciò che tu possa aver pensato ieri sera. L'ho informato che desidero trovarti qui al mio ritorno, così, non tentare di fuggire. Lo spellerò vivo, semmai dovessi riuscirci, e comunque ti ritroverei, dovessi mettere a sacco tutta Londra."
"Non mi importa minimamente se spellerete vivo il vostro domestico," ribatté Heather con calore. "Se l'occasione di fuggire mi si presenterà, non me la lascerò certo scappare."
Brandon inarcò un sopracciglio. "In tal caso, Heather, ti porterò con me."
Fu quasi presa dal panico. "Oh, no!" esclamò. "Per favore. Vi prego. Morirei di vergogna se lo faceste. Oh, per favore, non fatelo. Se vorrete, leggerò mentre sarete assente. Ve lo giuro."
Brandon la studiò con enorme interesse. "Sai leggere?"
"Sì," rispose con un filo di voce Heather.
Lui le sorride. Non erano molte le donne che sapessero leggere, e l'uomo provò un nuovo rispetto per la ragazza.
"Benissimo," disse alla fine. "Ti lascerò qui, e al ritorno mi fermerò in una sartoria perché tu possa avere l'aspetto di una donna. Alzati, adesso, e fammi un po' vedere che misure hai."
Un po' impacciata, Heather obbedì e girò lentamente dinanzi a lui come le veniva ordinato. Gli occhi di Brandon la percorrevano con apprezzamento.
"Sei proprio uno scricciolo."
"Qualcuno dice che sono magra," commentò la fanciulla sottovoce, ricordando certe osservazioni offensive della zia.
Brandon rise. "Immagino benissimo le vecchie megere gelose che l'avranno detto. Con tutta probabilità annegavano nel grasso."
Un sorrisetto illuminò le fattezze di Heather perché le parve che Brandon descrivesse alla perfezione la zia, e subito sparì, quasi in fretta così come era venuto, senza tuttavia passare inosservato.
"Ah," sogghignò Brandon. "Lo sapevo che prima o poi sarei riuscito a farti sorridere."
Heather gli voltò le spalle e alzò fieramente la testa. "Per causa vostra ho ben poco di cui rallegrarmi."
"Ci risiamo, eh?" ridacchiò l'uomo. "Sei di umore molto volubile, damigella." Si alzò e venne a piazzarsi alle sue spalle. "Ora vediamo se un po' del ghiaccio ti sei sciolto sulle labbra. Vorrei sentire un po' di calore per una volta. Su, baciami come dovrebbe un'amante . Non ho tempo per altro."
Heather si lasciò sfuggire un tremulo sospiro di sollievo all'idea di non dover di nuovo soggiacere alle sue prestazioni amorose. Si disse che con un piccolo sforzo, fingendo di accondiscendere alle sue richieste, avrebbe contribuito notevolmente a sopire i timori o i sospetti che lui potesse nutrire al pensiero di lasciarla lì. Si volse e con novella determinazione gli fece scivolare le braccia dietro il collo e ne attirò la testa verso di sé. L'uomo inarcò le sopracciglia come se studiasse il cambiamento intervenuto in lei, e Heather, non volendo che Brandon indugiasse troppo sulla faccenda, premette le labbra umide e calde su quelle di lui e, facendo appello alla sua scarsa esperienza, lo baciò a lungo e con calore amoroso, arcuando il proprio corpo contro quello dell'uomo.
Brandon assaporò il miele delle sue labbra e l'inebriante vicinanza del suo corpo e ogni pensiero logico gli sfuggì dalla mente. L'avvolse nelle braccia e la strinse a sé, godendo dell'inaspettato calore della sua risposta. Il suo corpo esigeva qualcosa di più. Era una tentazione troppo grande, quello scricciolo di fanciulla. Le sue labbra erano troppo calde, il suo corpo troppo desiderabile. Stava diventando oltremodo difficile pensare di lasciarla. Accidenti, se non era così.
Con uno sforzo l'allontanò da sé.
"Dovrò mettercela tutta per costringermi ad andare da qualche parte, se mi baci a questo modo," disse Brandon con voce rauca.
Heather avvampò. Il bacio aveva riservato qualche sorpresa anche a lei, perché non l'aveva poi trovato un impegno tanto sgradevole.
"E ora temo che, dopotutto, il congedo dovrà essere un tantino rimandato. Queste brache aderenti non lasciano nulla all'immaginazione," fece lui con un sogghigno.
Heather abbassò lo sguardo innocente ai calzoni dell'uomo. Se ne pentì immediatamente. Il volto le si fece di porpora, e si girò di scatto con un gemito, mortificata.
Brandon ridacchiò alle sue spalle, poi con un sospiro un po' preoccupato riprese a vestirsi, borbottando pensieroso: "Se solo ne avessi il tempo, signora..."
Ribollendo d'ira, Heather si mise a impilare i piatti sporchi sul tavolo, pensando le cose peggiori dell'uomo alle sue spalle. Decise che era più che detestabile. Brandon dava gli ultimi tocchi alla cravatta quando Heather si rigirò verso di lui, un tantino placata la collera.
Nonostante l'odio che provava per lui, non poteva negare che fosse uno splendido esemplare d'uomo. Il suo abbigliamento era impeccabile e di buon gusto, all'ultima moda, e ne metteva in risalto la figura imponente, le spalle massicce. Le brache erano tagliate con tale perizia da formare quasi una seconda pelle, e non facevano nulla per dissimulare la protuberanza della sua virilità.
"È così bello, che probabilmente deve addirittura faticare per liberarsi delle donne," pensò con amarezza.
Brandon venne verso di lei e, con un gesto noncurante, ma possessivo e intimo, le posò un lieve bacio sulle labbra, battendole un colpetto affettuoso sulle natiche.
"Tornerò presto, dolcezza," disse sorridendo. Heather dovette mordersi la lingua per non urlare di rabbia.
Lo guardò uscire, davvero troppo sicuro di sé per i suoi gusti, e poi udì lo scatto della serratura alla porta. Sentendosi correre nelle vene ira e delusione, spazzò il tavolo con un gesto sferzante del braccio, facendone volare la pila di piatti.

Questa era l'ultima parte del primo capitolo! La storia sta per prendere una piega inaspettata e davvero imprevedibile! Continuate a leggere, commentate e votate😘🍀

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