3. in viaggio con lo stronzo

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Le due settimane senza lo stronzo volarono fin troppo velocemente.

Io e Simon le passammo tra mare e serate Netflix che devo dire essere state parecchio divertenti anche se potrebbero apparire noiose.

La maggior parte delle volte a noi si unirono le nostre madri, entrambe casalinghe, che nell'ultimo periodo stavano legando ancora di più. Con grande felicità mia mamma preparò anche degli waffle alla nutella per Simon ma finirono per metà anche nel mio stomaco.

Amo troppo dargli fastidio rubandogli il suo cibo preferito.

Giustamente Simon non esitò a minacciarmi di non venire a Miami Beach, cosa che mi portò a cucinarglieli nuovamente per la troppa paura di andare da sola.

Era incredibile il fatto che io avessi così tanta paura. Non avevo mai e dico mai temuto qualcosa dato che ero cresciuta in mezzo agli adulti, quindi quel senso di sicurezza mi era sempre rimasto.

Ma in quel momento non lo sentivo minimamente.

Purtroppo arrivò la mattina della partenza e, dopo le numerosissime raccomandazioni delle rispettive madri, salimmo sulla macchina dello stronzo che non poteva di certo mancare all'appello.

Mia mamma, dato che non si faceva mai gli affari suoi, ci costrinse a partire con lui dato che sognava ferventemente una riconciliazione. Mi spiaceva per lei, ma con tutta probabilità non sarebbe mai accaduto.

Caricammo i bagagli e entrammo in macchina. Ovviamente tentai di far sedere Simon davanti, vicino allo stronzo, ma il suddetto si impose di mettersi dietro per stendersi e dormire usando la scusa "non ho dormito stanotte".

E meno male che non mi avrebbe dovuta lasciare sola con lui.

Solidarietà zero.

Controvoglia, mi sedetti davanti con i dovuti lamenti silenziosi e sbuffando come una dannata. Misi subito le cuffie per evitare una qualsiasi conversazione.

Non avevo affatto voglia di parlargli, ma probabilmente lui non recepì il messaggio, infatti dopo poco mi sentii picchiettare sulla spalla e, data la mia pochissima pazienza, fui costretta a dargli corda altrimenti avrei di sicuro causato un qualche incidente.

Magari lui sarebbe morto.

Mi sarei fatta un favore da sola.

-Cosa vuoi idiota?- Risposi totalmente inacidita. Lui fece una faccia quasi spaventatae quasi perché il suo sorrisetto strafottente non poteva mancare.

-Che caratterino.- Beh caro, era colpa tua se mi comportavo in questo modo.

-Parla o taci, basta che ti muovi a decidere. Una via di mezzo non è nelle opzioni. Ah, e non fare mai più commenti sul mio carattere.- Incrociai le braccia al petto mantenendo un'espressione incazzata. Pensai che magari intimidendolo avrebbe lasciato stare, ma lui era Aiden Harrison. Non sarebbe mai successo.

-Ho capito che vuoi la guerra, ma aspetta di arrivare lì. Fino a quel momento stringiamo una sottospecie di tregua.-

-Mi dispiace stronzo, non è nei miei piani.- Mi rimisi la cuffia ma lui me la tolse quasi subito facendomi roteare gli occhi.

-Mi spieghi cosa vuoi?- Chiesi togliendomi anche l'altra cuffia e girandomi totalmente verso di lui.

-Calmati cazzo! Volevo solo dirti che arriveremo tra 3 ore!- Probabilmente perse tutta la pazienza che aveva, ma non mi importò più di tanto. Si meritava quel comportamento da parte mia, quindi doveva accettarlo.

Senza rispondergli misi le cuffie e mi girai verso il finestrino guardando le altre persone e immaginando le loro vite. In qualche modo avrei dovuto passare il tempo e quello non mi dispiaceva. Poco dopo però mi addormentai e mi risvegliai qualche ora dopo. Mi girai verso il posto di guida ma non trovai nessuno e essendo in un parcheggio mi spaventai.

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