Capitolo 1 • Caccia all'Arpia

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Ricordi ancora quella notte? Quando il bosco veniva suonato dal vento, rilasciando una bizzarra armonia di suoni e rumori mentre tu, seduta ad ascoltare tranquillamente, ti lasciavi trasportare da quel dolce venticello.

Fotografavi ogni cosa nella tua mente poiché quel paesaggio era troppo bello per essere dimenticato. Quelle cortecce dolcemente intrecciate come se fossero abbracciate, stringendosi lì da secoli, lasciavano leggere striature simili a delle rughe causate da tutti quegli anni passati tra l'esperienza e la crescita. Ormai stremata di esser attaccata ad un ramo, qualche foglia cadeva lentamente si perdeva dolcemente alle carezze del vento che la portava lontano, verso luoghi nuovi e per lei sconosciuti. Le fate brillavano come lucciole in piena notte, danzando sui fiori, lasciando un po' della loro piccola polvere luminosa su di essi, affinché facessero ammirare la bellezza dei loro petali anche nella buia notte.

Le tue zampe da volatile accarezzavano la dolce e morbida erba, venendo bagnate da quelle gocce di rugiada posate gentilmente sulla vegetazione. Le tue ali sfioravano quelle cortecce, analizzando le dolci rughe sul legno, cercando di capire da quanto durasse il loro abbraccio infinito. Come le foglie anche le tue piume volavano trasportate dal vento, come ciò che mai avresti più voluto fare. Eppure non si può rifiutare la propria indole, tu questo lo sai bene e in cuor tuo l'hai tristemente accettato.

Eppure ultimamente voli sempre più spesso, non è vero? Una spia, una guardia del corpo, una vedetta, è questo che sei nel nuovo reame con cui sei entrata in contatto. Vorresti star qui per sempre, in mezzo alla calma della notte, ballando insieme alle fate e illuminando l'ombra oscura; eppure sei sempre lì, nel sangue.

Come ci sei finita in quella situazione? Te lo domandi sempre e quando troverai mai risposta?

Ma tu sai già la risposta a questa domanda: vendetta.
Ricordi ancora quel giorno come se fosse accaduto poche ore fa, la cicatrice è ancora fresca dentro di te, nelle profondità del tuo cuore, come avresti potuto dimenticartene così velocemente?

Volavi, volavi in alto quel giorno, così in alto da non accorgerti della distruzione poco sotto di te, è per questo che odi volare vero?

Troppi, troppi ricordi giravano nella tua testa, non riuscivi a farli smettere di girare e girare, impossessandosi piano piano di te. Guarda le fate, non cedere alla tentazione del demonio, guarda loro come sorridono, sorridi come loro, canta come loro, vivi come loro.

Sai bene che i demoni entrano nella tua testa e non ne escono più, sai bene che la tua vita sarebbe giunta presto al termine in quel caso. Via, via, perché non vanno via questi pensieri?

Per tua fortuna, udisti una voce in lontananza che ti chiamava, pensasti di esserti salvata da quelle tremende tentazioni che ti assalivano. Il problema giunse quando associasti quella voce ad un volto conosciuto, in quel momento avresti di gran lunga preferito soccombere al demone.

"Sono qui, signore" ti alzasti quasi di scatto mentre pronunciavi quelle parole.

La figura di un uomo comparve lentamente dall'oscurità, rimanendo nella penombra. Per molti sarebbe sembrato spaventoso, terrificante, ma non per te, avevi di gran lunga visto di peggio, vero?

"Cosa ci fa qui, Arpia?" Iniziò l'uomo, invitandoti a ritornare seduta.

Si poteva notare chiaramente che, il modo tenebroso in cui si era presentato, era totalmente opposto al suo modo di dialogare: gentile e docile come il più bello dei fiori. Si, fiore era una parola che si addiceva a quell'uomo dolce e fragile ma, allo stesso tempo, forte come nessun altro. Solo Lui riusciva a batterlo.

"Scappa ancora? È già la quarta volta questa settimana e siamo solo a Mercoledì" continuò, causando una minima risata da parte tua. Minima si, sapevi benissimo che ti sarebbe aspettato a breve.

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