4. Non ci rendiamo conto di ció che abbiamo finchè non lo perdiamo..

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Mezzana.
Un nome, una garanzia.
Non ho mai visto un paese più spento e vuoto: esisteranno al massimo tre negozietti, e probabilmente qui ci vivono solo vecchietti.
Girando per le vie insieme a Dave mi sono resa conto che Bologna in confronto è paragonabile a New York.
E come se non bastasse, mamma sembra non voler andarsene.
Ci sta continuamente torturando da più di un ora, ripetendoci le regole varie volte.
Non vedo l'ora che ci lasci in pace, e non lo dico per cattiveria.
«E mi raccomando, non svegliatevi tardi. Siete qui per lavorare, non per poltri-»
«Si mamma, abbiamo capito. Non siamo stupidi, sai?» le dico, dopo averla interrotta.
«Non ho detto questo, sono solo preoccupata. Mi mancherete, piccoli miei.»
Non credo esista qualcuno che sappia recitare meglio. Le mancherà Dave, non io. Non quella che non ascolta niente e che le risponde pure male.
«Bene, è ora di andare. Se avete bisogno, chiamate. Comunque la nonna verrà da voi ogni giorno.»
«La nonna?!» gridiamo io e Dave contemporaneamente.
«Certo, pensavate che vi lasciassi da soli?»
«Non abbiamo due anni, mamma. Non avremmo fatto niente di male.»
O forse sì, ma sono dettagli trascurabili.
«E ci credo anche. Vabbè, vado ragazzi.»
Si alza dalla panchina e raggiunge Dave, dandogli un bacio sulla fronte. Poi viene verso di me e si limita a darmi una carezza sulla guancia sinistra.
«Fate i bravi, mi raccomando.»
«Certo, mamma. Telefona quando arrivi» le risponde Dave.
Ci guarda per un ultima volta, poi si gira e sale in macchina, accendendola.
«E che l'estate cominci, Isa.»

                             •••

«Belli di nonna, quanto siete cresciuti!»
Pur essendo passato davvero troppo tempo, nonna non è cambiata, se non per qualche ruga in più: con il solito grembiule giallo ricoperto di macchie, i capelli lunghi e grigiastri legati in uno chignon perfetto, le guance paffute, gli occhi verdastri e il sorriso che ti illumina la giornata.
È così dolce e premurosa che aiuterebbe anche il peggior nemico nel caso di bisogno.
«Nonna!» corro ad abbracciarla, annusando il suo solito profumo alla rosa, sentendomi subito a casa.
«Piccola mia, quanto sei cambiata!»
«Ehm, nonna, ci sarei anche io!»
Dave ci raggiunge con una smorfia dipinta in volto. È forse invidia?
«Davide, che bello vederti!»
Nonna si stacca dall'abbraccio, e accarezza il viso ricoperto da un velo di peluria di Dave.
«Nonna, imparerai mai i nostri nomi?»
«Ma sono così difficili! Non so cosa fosse venuto in mente a vostra madre, ma io di certo non parlo l'arabo.»
«È inglese, nonna!» alzo gli occhi al cielo, ma non posso fermare il sorriso che mi sta spuntando sulle labbra.
«Si si, quello che è. Ma avete mangiato? Vi vedo sciupati!» subito il suo sguardo preoccupato comincia a guardare i nostri corpi, come se fossimo in fin di vita.
«Qui ci vuole un bel piatto di pasta, ragazzi! Ma vostra madre vi dava da mangiare ?»
«Nonna, stai tranquilla! Abbiamo già pranzato.» le rispondo, con un sorriso.
«Siete sicuri? Allora venite, entriamo. Qui fuori c'è troppo caldo.»
Io e Dave la seguiamo in un religioso silenzio. Salendo le scale ci porta in salotto, costituito da mobili risalenti sicuramente a più di vent'anni fa.
Vicino al divano di pelle rossa si trova un tavolino ricco di fiori di ogni tipo, e davanti ad esso c'è un piccolo televisore spento.
«Volete qualcosa da bere?»
«Un bicchiere di acqua, grazie. Dopo ci porti alle nostre camere?»
«Certo, arrivo subito.» Detto ciò, si gira e raggiunge la cucina, lasciandoci soli. Osservo Dave di sottecchi, e lo vedo scrivere sul suo telefono. Non mi vuole più parlare? Cerco di non farci caso, e mi sdraio sul divano, aspettando nonna.

•••

«E questa è la tua camera! Non è grande, ma contiene tutto il necessario!» con il suo solito sorriso sgargiante, nonna esce dalla porta, lasciandomi da sola in questa stanza che non mi rappresenta.
I muri rosa tutti rovinati pieni di macchie accompagnati dalla mobilia troppo antica per essere funzionale, non rendono questo ambiente un posto sicuro dove dedicare tutta me stessa. Speravo in un qualcosa dove potessi rifugiarmi, dove ragionare, pensare e rilassarmi, ma in questo luogo non mi sento proprio a mio agio.
Appoggio la grande valigia e mi siedo sulle lenzuola del piccolo letto singolo che sembra essere tutt'altro che comodo.
Avvicino il viso al cuscino e ne annuso il profumo del solito detersivo che utilizza nonna Annamaria. Se c'è qualcuno che sacrificherebbe la propria vita per me, è lei. Per me è un eroina, un esempio di donna che non molla, nonostante tutto. Certo, anche lei ha i suoi momenti no ma mi ha sempre dimostrato che gli ostacoli vanno affrontati a testa alta, con convinzione e autostima.
Alzo lentamente la testa dal morbido cuscino e mi giro verso la piccola finestra leggermente sporca. Riesco a vedere le svariate vigne costantemente curate con amore e rispetto. L'erba tagliata, i boccioli di rosa fioriti, le piantine che stanno crescendo pian piano.
«Isa? Tutto bene?» mormora Dave, entrando, con uno sguardo preoccupato.
Mi alzo e mi siedo sulla sedia vicino al piccolo armadio viola.
«Non ti piace la stanza, eh?» mormora, per non farsi sentire da nonna, e si siede sul letto.
«No no, va bene. In realtà non mi aspettavo qualcosa di stupefacente, dato l'esterno.»
«Non hai tutti i torti. Hai visto lo spaventapasseri davanti alla porta? Quello sì che mette ansia.»
«Stavo per dirlo io. Nonna mi ha detto che l'ha fatto mamma.»
Lui scoppia a ridere e io lo seguo a ruota.
«Vostro padre sarebbe fiero di voi, ragazzi.»
Subito entrambi ci giriamo verso la porta, notando la presenza di nonna che ci guarda con gli occhi lucidi.
Mi alzo dalla sedia di legno e la raggiungo, dandole un forte abbraccio pieno di conforto.
Quanto mi manca.
Sento un braccio sopra il mio e mi giro, incontrando lo sguardo triste di mio fratello.
Nonna comincia a singhiozzare e cerco in ogni modo di non seguirla.
È incredibile come la mancanza di una persona influisca con la tua vita, con il tuo carattere e con la tua persona.
Come diceva lui stesso, non ci rendiamo conto di ciò che abbiamo finché non lo perdiamo.
E ha sempre avuto pienamente ragione.

•••

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