2 - Aidan

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Sotto la grossa quercia giaceva inerme il corpo del grande rospo, ormai circondato da mosche e... senza una zampa posteriore! Aidan aveva sentito numerose volte che la carne di rana era non solo commestibile, ma anzi, perfino deliziosa. In molti programmi di cucina servivano cosce di rana arrostite, e nonostante l'aspetto rivoltante, lo avevano sempre portato a pensare che non dovevano essere poi così male come secondo piatto. Comunque sia non poteva permettersi di fare lo schizzinoso: quel grosso animale era l'unica fonte di cibo nel raggio di chilometri. Sì accampò vicino ad un ruscello che attraversava la piccola foresta , proprio vicino al punto dove aveva ucciso l'animale, ma più all'interno perché temeva l'attacco di altri strani animali. Aveva con se una bottiglietta di plastica vuota, la svitò e, dopo averla sciacquata, la riempì di acqua limpida e fresca. Ne bevve una lunga sorsata, aveva ancora la gola secca per l'inverosimile scontro accaduto momenti prima, dopodiché la riempì nuovamente e si diresse verso un focolare improvvisato, composto da legna secca che aveva accatastato in pochi istanti. Essendo un amante di programmi e libri sulla sopravvivenza, Aidan non usciva mai di casa senza il suo fidato kit da sopravvissuto, munito di acciarino, coltellino e altre chicche che avrebbero fatto brillare gli occhi anche allo scout più navigato. Utilizzandolo si accese un bel fuoco, ed iniziò ad arrostire la coscia del rospo che, crepitando, emetteva davvero un buon profumo. Gli ricordava quando con suo padre e sua madre organizzavano barbecue all'aperto, lui aveva solo 10 anni. Dopo l'incidente era tutto cambiato.

Aidan Irons aveva ora 17 anni, ed andava per i 18. Li avrebbe compiuti a settembre, e visto che oramai era luglio mancava veramente poco. Ma a lui non importava. La sua vita era uno schifo dopo quel fottuto incidente, avvenuto appena 2 anni fa.
Sua madre le era stata strappata via da un dannato camion fuori controllo, che aveva completamente schiacciato la sua auto mentre si stava dirigendo a lavoro, per l'ennesima noiosa giornata di fatica. Aidan si ricordava che per superare la perdita si erano trasferiti da New York in Oklahoma, perché secondo il suo vecchio avrebbero avuto una vita più facile e tranquilla. Secondo voi? Avvenne l'esatto opposto, suo padre si trasformò in un autentico mostro: tornava tutte le sere a casa sbronzo e picchiava suo figlio. Il ragazzo aveva tentato invano di difendersi, ma con il gracile corpo che si ritrovava aveva avuto sempre la peggio. Eppure aveva da poco ucciso un bestione di gran lunga più forte di un semplice cinquantenne ubriacone. Tralasciando i dettagli, nemmeno a scuola era stato fortunato.
Era subito stato preso di mira da Jake, un bulletto da quattro soldi che con i suoi amichetti si prendeva gioco dell'aspetto di Aidan: non era brutto, altroché, aveva dei tratti davvero delicati. Ma era minuto e poco combattivo, per questo era un bersaglio facile per quei bastardi. Veniva ripetutamente picchiato ed insultato, tanto che a scuola addirittura i professori gli ridevano dietro. Proprio il giorno prima aveva avuto una crisi nervosa, ed era scappato da scuola. Si sentiva così patetico. Si era nascosto in una fabbrica abbandonata in periferia, a circa 3 chilometri dalla scuola, e con le lacrime agli occhi aveva iniziato a gridare "Che cosa ho fatto per meritarmi questo..? Non merito questa merda, voglio farla pagare a tutti! VOGLIO ESSERE PIÙ FORTE...!".
Mentre teneva le palpebre chiuse, gli parve di vedere un flash bluastro, che gli provocò dolore ai bulbi oculari.
Subito spalancò gli occhi, e si ritrovò in una radura dove non era mai stato, circondato da alberi verdi e ruscelli cristallini. Fra tutta quella vegetazione non scorgeva nemmeno un puntino grigio che stava ad indicare una qualche forma di civiltà. Solo verde per chilometri e chilometri.
Sfortunatamente aveva lasciato il suo vecchio cellulare a casa, in camera sua, quindi non aveva modo di contattare suo padre o nessun altro.
Dopo qualche minuto di confusione Aidan si mise in marcia, seguendo un fiumiciattolo nella speranza di raggiungere un mulino, o almeno un qualsiasi edificio. Due giorni di marcia dopo, dopo aver finito l'ultima confezione di crakers che aveva nel suo zainetto, e dopo aver perso le speranze, si imbatté in quell'anfibio gigante che pareva uscito dai migliori libri di Verne, che la mamma gli leggeva da piccolo. Il resto lo sapete già.

Addentò il pezzo di carne, che era ormai cotto a puntino. Rimase sorpreso dall'incredibile gusto, nonostante non avesse aggiunto sale era davvero saporito! Mentre mangiava, centinaia di domande frullavano nella sua testa. Attualmente, molto probabilmente non si trovava sul suo pianeta: da buon appassionato di documentari sulla fauna della Terra, non riconosceva minimamente quel grosso ed aggressivo animale, era troppo assurdo per esistere veramente. La cosa ironica, però, era che Aidan si sentiva sinceramente sollovato, si trovava a solo Dio sa quanti chilometri di distanza da quell'ubriacone di suo padre e da tutte le sofferenze che la città gli riservava.
Oltre ai mostri giganteschi non aveva di che preoccuparsi in quel posto. Almeno loro cercavano di ucciderlo per nutrirsi, senza alcun rancore, senza insultarlo per farlo sentire inutile.
Quando Aidan gettò le ossa ormai spolpate a terra, la notte era scesa per la terza volta da quando si trovava in quella terra desolata. Il ragazzo si sdraiò in posizione fetale vicino al tronco di un albero abbattuto, utilizzando il suo zaino semivuoto come cuscino, e chiuse gli occhi. Avrebbe dovuto valutare l'idea di restare lì per sempre? O, per quanto dura fosse stata, doveva tornare a casa? Detta chiaramente, la prima opzione lo allettava di gran lunga di più. Il vento scorreva placido sulla chiara pelle del suo viso, e delicatamente scuoteva le fronde degli alberi che lo facevano sentire al sicuro, come protetto da un esercito imperiale. Minuto dopo minuto, mentre ripensava incredulo all'esito della sua battaglia, si abbandonò finalmente alle braccia di Morfeo.

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