Aidan stava tranquillamente dormendo dopo la spinosa vicenda passata durante quel lungo ed interminabile giorno, a pancia in giù sul letto, con entrambe le mani sotto al cuscino e coccolato dall'oscurità confortevole della sua stanzetta. Una presenza si avvicinò goffamente a lui, con passi pesanti, ma il ragazzo era così stanco che nemmeno se ne accorse.
La sagoma era grossa, doveva trattarsi di un uomo adulto. Una scintilla anticipò un'ampia fiamma, che si accese esplodendo e crepitando nella mano dell'individuo, rivelando con la luce sprigionata la sua identità: Fred Irons affiancava il letto di suo figlio, con lingue di fuoco che danzavano ritmicamente sul palmo della grossa mano.
La luce fioca accarezzava i lineamenti aspri del viso dell'uomo, che oramai erano influenzati dall'etá che avanzava inesorabile. La barba incolta, ispida e nera, ricopriva le sue marcate mascelle, mentre i suoi occhi scuri osservavano attraverso le palpebre, ridotte a fessure, il proprio figlio dormiente.
Con un impeto di rabbia, l'uomo sollevò il braccio al cielo, per poi calarlo contro il letto. Una violenta fiammata fuoriuscì dalla mano del genitore, saturando l'intera stanza e trasformandola in un inferno.
Aidan rimase immobile e senza energie, mentre il fuoco lo divorava rapidamente. La sua pelle si riempiva di vesciche e si scioglieva sotto l'azione dirompente del calore, ma lui sembrava non accorgersene.Con un urlo carico di paura e dolore, Aidan sollevò il busto dal materasso. Era madido di sudore, così tanto che la sua pelle rifletteva la luce solare dell'alba. Guardò la sveglia posta sul comodino: erano le 5:16 del mattino. Il ragazzo si buttò nuovamente sul letto, coprendosi il viso col cuscino, anch'esso bagnato dal sudore.
Quel dannato incubo lo aveva di nuovo tormentato. Era da quando aveva pochi anni di vita che, durante la notte, veniva perseguitato da quegli assurdi sogni di violenza. Suo padre che lo uccideva in vari modi, quasi tutte le volte utilizzava il fuoco per farlo soffrire... quegli incubi erano così dettagliati che certe volte Aidan si risvegliava con zone sulla pelle che facevano male, se sfiorate.
Il perché su quel genere di sogni giaceva sepolto nel passato... aveva un vago e assurdo ricordo di quando era più piccolo.Durante una mattinata invernale, come tante altre, Aidan veniva trasportato, a bordo del suo passeggino verde, da suo padre, un tempo amorevole e protettivo con lui. Mentre imboccavano un vicolo secondario della grande metropoli di New York, un uomo in smoking e occhiali da sole si era avvicinato a Fred, bisbigliandogli qualcosa all'orecchio. I due sembravano conoscersi, ma il ragazzo si ricordava che suo padre non era stato affatto contento di quello che aveva appena sentito dall'uomo. Avevano iniziato a discutere animatamente, ma i ricordi erano troppo fievoli purché Aidan si ricordasse dell'argomento del discorso. Ricordava solo che la frase "togliere di mezzo" era stata pronunciata dall'uomo in giacca e cravatta. All'improvviso una violenta fiammata aveva avvolto il corpo inerme dell'interlocutore di suo padre, che si era accasciato a terra contorcendosi e strillando per il dolore.
Fred si era semplicemente voltato e aveva ricominciato a spingere il passeggino, allontanandosi dalla figura agonizzante che lentamente si stava trasformando in cenere, mentre le fiamme rosso vivo, indebolendosi, assumevano una colorazione verde-bluastra.
"Papà" aveva detto Aidan "Cosa fa quel signore?".
"Non preoccuparti piccolo, nessuno darà più fastidio alla nostra famiglia" rispose suo padre, con un sorriso che celava una tempesta di emozioni.Aidan era troppo piccolo per capire che suo padre aveva ammazzato un uomo dandogli fuoco, ma i ricordi si erano aggrappati alla sua memoria e lo avevano tormentato fino ad oggi, come a metterlo in guardia da quell'uomo che, ironicamente, era la persona più fidata della sua vita.
Il ragazzo scosse la testa e decise che si sarebbe preparato per la scuola. Era venerdì, l'ultimo giorno scolastico della settimana. Dopo essersi fatto una doccia, decise di azionare la lavatrice, per poi vestirsi rapidamente con un paio di jeans grigi e una maglia a maniche lunghe color ciano.
Finalmente si sentiva fresco e profumato, il penetrante odore di sudore e sangue che lo aveva accompagnato nelle ultime ore se n'era andato. Il naso gli doleva ancora, ma fortunatamente non presentava nessun segno del pugno ricevuto da Jason.
Aidan si preparò un toast, che mangiò velocemente, per poi lasciare la casa, col suo zaino in spalla. Abitava lontano dalla fermata dell'autobus, e isolato da ogni altro mezzo di trasporto, quindi non aveva scelta, se non quella di camminare fino a scuola ogni mattina. A dire il vero era uno dei pochi momenti che amava durante la giornata, perché si sentiva libero e finalmente solo.
Il velato venticello mattutino gli accarezzava il viso, rinfrescandolo. Aidan aspirò una boccata d'aria fresca, per poi espirarla, liberando una nuvoletta di vapore acqueo che si dissolse istantaneamente alla corrente della campagna.
Passeggiando con calma raggiunse dopo qualche minuto la prima strada asfaltata e, seguendo il marciapiede, cominciò ad avanzare in linea retta verso l'edificio scolastico.
Le margherite sulle aiuole dei giardini si erano appena aperte, ed insieme ai fili d'erba, erano ricoperte di goccioline fresche di rugiada. Il vicinato era così calmo di mattina.
Giunto ormai davanti la scuola, come di consueto Aidan si sedette sulla scalinata in pietra, aspettando gli altri studenti. Erano appena le 7, che erano state annunciate dal fastidioso rumore dell'orologio da polso.
Ogni mattina il ragazzo si sedeva in quel punto, ai piedi della scalinata d'ingresso, attendendo Mark, l'unica persona nell'istituto e nella vita che poteva davvero considerare sua amica.
Pochi minuti dopo, passati a guardarsi le converse usurate, un ragazzo grassottello sbucò in lontananaza da dietro la betulla posta al cancello d'ingresso del parcheggio. Appena lo vide, Aidan alzò la mano in segno di saluto, e il ragazzo ricambiò, accelerando il passo per raggiungerlo.
Mark Foreman si presentava come un ragazzino leggermente in sovrappeso, dai capelli di un biondo acceso, così biondi da apparire quasi bianchi. Aveva già diciotto anni compiuti, ma ne dimostrava quindici, rendendolo bersaglio di bullismo proprio come Aidan. Era infatti per quel motivo che i due si erano conosciuti: spesso si difendevano dai bulli a vicenda, con l'unico risultato di prendere una doppia razione di pugni. Però bastava il pensiero, come dicevano loro! "Parole sante!" aveva detto Aidan, scoppiando a ridere, la prima volta che Mark glie lo aveva fatto notare.
"Buongiorno amico!" disse carico di allegria Mark. Il ragazzo indossava una felpa blu con la sagoma di un cervo al centro del petto, un paio di pantaloni neri e delle scarpe di colore rosso acceso.
"Buongiorno a te!" rispose altrettanto euforico Aidan.
I due si incontravano ogni mattina alle 7, sacrificando un'ora di sonno per chiacchierare un po' prima delle lezioni.
"Andiamo dai!" disse Aidan aprendo la strada su per le scale bianche. Le lezioni scolastiche sarebbero iniziate alle 8:15, ma l'ingresso alle aule era libero già da quell'ora.
"Buongiorno" salutarono entrambi in coro la bidella, che stava sistemando delle carte sul bancone dell'entrata.
Una volta entrati nella loro aula, si sedettero entrambi al banco di Mark, e cominciarono a parlare del più e del meno: di programmi in tv, degli ultimi libri letti e del film di supereroi appena uscito al cinema.
Aidan era tentato di parlare di quello che gli era successo il giorno prima, ma aveva paura che il suo amico avrebbe preso il tutto per uno scherzo, e che lo avrebbe semplicemente assecondato.
Tentò di introdurre il discorso un paio di volte, ma perse puntualmente il coraggio dopo le prime parole, cambiando argomento. "Che ti prende Aidan? Stamattina sei strano." disse Mark, che sicuramente aveva notato il comportamento dell'amico.
"Vedi, in questi giorni... anzi no, ieri... mi è successa una cosa particolare." Aidan non sapeva quali parole usare, i discorsi che si formavano nella sua mente erano privi di senso e assurdi, Mark non gli avrebbe mai creduto. Un rospo gigante, un mago e una prova di sopravvivenza. Assurdità.
"Che intendi con particolare? Non dirmi che tuo padre ha nuovamente alzato le mani su di te..." disse con tono grave Mark. "Fortunatamente no, non è comunque questo a cui mi riferisco!" si difese Aidan "Ieri ho incontrato una persona... ehm... a dir poco unica. Devi sapere che mi sono ritrovato in...".
Aidan venne interrotto da uno zaino rosso che piombò violentemente sul banco, dove lui e il suo amico erano seduti.
Jake, il bullo che si prendeva costantemente gioco dei ragazzi deboli della scuola, era in piedi davanti all'ingresso della classe. Li guardava con aria di disprezzo e di superiorità, con un sorrisetto beffardo stampato sul volto.
"Hey spazzini! Spazzini! Avete dimenticato due sacchi di letame proprio qui!" esclamò ad alta voce il bullo, scatenando le risate di Micheal e Tyrone, due ragazzi che seguivano le sue gesta e lo accompagnavano in ogni atto di bullismo, fra battute e percosse.
"Ah ah... divertente Jake." rispose Aidan, con un'espressione che doveva essere un sorriso malriuscito, sfigurato dal nervosismo. Jake si avvicinò al banco e prese in mano lo zaino, afferrandolo con calma da una bretella. "Mi rincuora vedere che le mie battute ti facciano sempre sorridere, amico mio." lo prese in giro.
Da quando si era trasferito, Aidan era stato fin dall'inizio intimorito da quel ragazzo. Alto un metro e novanta circa, capelli rossi e occhi scuri, perennemente munito di un tremendo sguardo carico di odio. Sorrideva soltanto nei momenti in cui metteva in difficoltà il prossimo, privandolo dei pochi soldi che teneva nel portafoglio, e picchiandolo senza esitazione quando un minimo di resistenza veniva esercitata.
"Sai già cosa fare." disse Jake, porgendogli il palmo della mano aperto "Vuota le tasche.".
"Veramente stamattina non ho portato un centesimo, scusami ahah..." rispose ridendo nervosamente Aidan.
L'espressione di Jake mutò, trasformandosi nel classico sguardo privo di emozioni che faceva accapponare la pelle a tutti. Il bullo si abbassò, prese lo zaino di Aidan, aprì la tasca superiore e ne svuotò il contenuto sulle mattonelle bianche del pavimento. I libri caddero rumorosamente, accompagnati da penne e matite che rimbalzavano, rotolando via sotto i banchi.
"Hey per favore, lascialo stare! Ti ha detto che non ha nulla con sé!" si intromise Mark, paonazzo in viso.
Un'improvvisa manata impattò sul viso paffuto del ragazzo, facendolo girare di scatto con un grugnito.
Jake lo aveva colpito col dorso della mano, senza preavviso. Una goccia scarlatta si formò da un piccolo taglio sul labbro inferiore del ragazzo che era stato colpito, per poi staccarsi e cadere al suolo. Una seconda ed una terza la seguirono, disegnando un macabro simbolo rosso in contrasto al pavimento bianco.
"Tu non sei stato interpellato." ringhiò Jake.
Aidan si alzò di scatto, lasciando cadere la sedia di legno dietro di lui. Non era mai stato un tipo combattivo, preferiva evitare categoricamente violenza inutile. Ma se qualcuno che gli stava a cuore veniva sfiorato, non poteva starsene con le mani in mano.
"Che c'è scricciolo, vuoi ribellarti per poi essere pestato come al solito?" gli intimò il bullo.
"Sta zitto." rispose fermamente Aidan. Provava solo rabbia verso quel prepotente.
"Come scusa?" disse alzando la voce Jake, visibilmente irritato.
Gli occhi di Aidan si animarono con una scintilla blu, e il suo sguardo carico di rabbia fulminò il ragazzo di fronte a lui, che rimase paralizzato.
"F...Farò finta di non aver sentito!" bofonchiò Jake, ingoiando un groppo di saliva che gli si era formato in gola, e allontanandosi in fretta. Micheal e Tyrone si scambiarono uno sguardo dubbioso, per poi seguirlo.
Aidan ebbe l'impressione che le sue gambe stessero tremando mentre camminava fino al suo banco, e questo bastò a cancellare la sua rabbia con una risatina di soddisfazione.
"Ora spiegami come hai fatto, e non te ne andrai finché non mi avrai rivelato il tuo segreto!" disse carico di eccitazione Mark, mentre si teneva una mano sulle labbra sanguinanti.
"Ora datti una pulita, ne riparliamo dopo scuola." disse Aidan sorridente e incredulo allo stesso tempo, mentre gli porgeva un fazzoletto.
Non aveva la minima idea di come avesse fatto ad incutere timore al bullo della scuola. Ma ce l'aveva fatta, e senza nemmeno accorgersene, come se avesse emanato un'istinto animalesco col solo sguardo. Come le prede che, minacciate, intimano ai loro avversari di non sottovalutarle.
In lui qualcosa era cambiato, all'interno del mondo di Jason.
I suoi pensieri vennero interrotti dalla campanella scolastica, che segnava l'inizio delle lezioni.
Una decina di studenti entarono nella stanza e si sedettero ai banchi, seguiti dal professore di storia che, iniziando a scrivere sulla lavagna nera col gesso, diede inizio all'ennesima giornata scolastica.
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Primal Pulse
FantasyAidan è un ragazzo diciassettenne introverso, indebolito dalle costanti violenze ricevute in ambiente domestico e scolastico. Da sempre la sua autostima gli ha impedito di farsi valere, facendosi sottomettere da chiunque e rinunciando al suo lato co...