3 - C'è nessuno?

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Alle sette in punto di mattina, come al solito, l'orologio da polso di Aidan suonò con quel fastidioso bip bip che lo aveva accompagnato durante le giornate degli ultimi 5 anni. Aveva un bel ricordo del giorno in cui lo aveva ricevuto, durante il suo dodicesimo compleanno. Fosse stato un pittore, avrebbe dipinto l'intera giornata in una gioiosa e colorata tavola che avrebbe fieramente esposto nel salone della sua ipotetica villa a Miami: dopo aver scartato il piccolo pacchetto che conteneva l'orologio nero opaco, Aidan e i suoi genitori erano andati al porto alle 10 di mattina per una piccola crociera intorno all'isola di Manhattan. Era stata fantastica, si sentiva coccolato dalle due persone più importanti della sua vita, che vegliavano generosamente su di lui. Dopodiché la giornata era stata un crescendo di emozioni gioiose, erano andati a mangiare in un fast food, luogo rigorosamente proibito durante il resto dell'anno, poi in sala giochi e, per finire in bellezza, avevano fatto un lungo giro sulla ruota panoramica di New York.

Aidan si stava facendo trasportare dai nostalgici ricordi, ormai appartenenti al passato, quando un fruscio fra gli arbusti lo fece sobbalzare. Volse subito la testa alla fonte di quel rumore, appena in tempo per vedere una figura corpulenta muoversi fra i rami e le foglie. La cosa stava scappando perché Aidan l'aveva vista, e si muoveva ad una velocità assurda. Il ragazzo imbracciò il suo zaino e si buttò a capofitto all'inseguimento, di certo se stava scappando non era un rospo, ma poteva trattarsi della prima presenza in quella terra sconosciuta da quando era arrivato. Mentre correva veniva ferito dai numerosi rami sporgenti, ma non gliene importava. Se quella era una persona sarebbe stato il primo passo per tornare a casa. Uscì in una radura ai piedi di una collina sbucando dai cespugli, ma davanti a se non c'era nessuno... Magari la cosa era stata così rapida da aver scavalcato la collina prima che Aidan uscisse dalla foresta. Non diede l'ipotesi per scontata, e con qualche fitta alla milza, corse su per la salita, mentre la rugiada mattutina che si era posata sui fili d'erba gli bagnava la base dei jeans blu. Con il fiatone arrivò finalmente in cima, e sbiancò quando vide un gruppo di rospi giganti che si erano radunati attorno ad uno stagno. L'ammasso blu era composto da 7 membri, 4 grandi e 3 ancora cuccioli, la debole luce del sole rifletteva sulla loro pelle umida. Aidan si appiattì immediatamente al terreno, nascondendosi come meglio poteva fra l'erba alta. Anche se le bestie si trovavano ad oltre 30 metri conosceva bene la loro furia e velocità, avrebbero coperto la distanza in appena pochi secondi. Aveva preso un abbaglio? Forse la sagoma che aveva visto nella foresta apparteneva a uno dei cuccioli, che si era spinto fin lì per curiosità... Molte cose non quadravano, perché ad esempio non era stato attaccato? Perché, ammesso che fosse stato davvero uno dei cuccioli, si era allontanato dal branco da solo? E soprattutto, quelle dannate bestie possedevano una tale velocità già dai primi mesi di vita? Visto che purtroppo quella era l'unica ipotesi che poteva permettersi, la diede per buona: dopotutto le dimensioni dell'animale combaciavano a quelle della figura vista nella foresta. Nonostante quei rospi fossero ancora cuccioli erano nettamente più grandi di Aidan, e sinceramente non era molto curioso di scoprire quanto ancora sarebbero cresciuti.

Ancora un po' scosso, Aidan indietreggiò fino a sparire dal campo visivo delle bestie. Doveva trovare un nuovo campo base, non poteva rimanere così pericolosamente vicino a quei mostri . Si avviò camminando lentamente verso il boschetto, voleva recuperare la sua clava dal momento che era la sua unica arma. Sorrise malinconicamente. Un pezzo di legno lo faceva sentire così sicuro e protetto, proprio come i suoi genitori molto tempo fa.

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