1. Cambridge

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Chapter 1

Viaggiare fa parte della vita e, con le sue differenti modalità, affascina qualsiasi essere umano, proprio come me in questo momento. Sono seduta su uno dei tanti sedili di uno dei tanti aerei diretti verso l'Inghilterra.

E' la prima volta che salgo su un aereo e, a discapito delle mie aspettative, sono stranamente a mio agio; il vetro del finestrino mi permette di vedere le luci dei piccoli paesi inglesi, mentre all'inizio l'enorme distesa dell'oceano era l'unica cosa visibile, e devo ammettere che la vista è a dir poco magnifica, oserei dire mozzafiato.

<<Chanel ti è caduto il cellulare>> mi richiama la mia migliore amica Nicole.

Lei è una ragazza quasi diciassettenne ed è una delle mie migliori amiche. Ci siamo conosciute al primo corso scolastico dell'high school e, soprattutto, quando lei era bruna. Infatti ora, a causa di diverse tinte e colpi di sole, i suoi capelli sono biondi, tendenti al dorato, in contrasto con i suoi occhi, tendenti al cervone, che al momento sono coperti da una di quelle mascherine per dormire.

Io sono seduta alla destra di Nicole, accanto al finestrino, mentre alla sinistra della ragazza è seduto il suo fidanzato, Noah, il quale è più grande di noi di due anni; i suoi capelli, a differenza della sua ragazza, sono realmente biondi e i suoi occhi scuri, sin da quando siamo partiti, sono fissi sulla sua mano destra intrecciata con la mano sinistra della mia migliore amica.

Ho sempre pensato che loro due formassero una coppia non perfetta, ma quasi. Non so dare una valida motivazione a questa mia affermazione, ma è una sorta di sensazione che mi induce a parlare così. Ciò non vuol dire che provi invidia, assolutamente no, anzi sono molto contenta per loro.

Cerco rapidamente con lo sguardo sulla moquette, ma una mano compare poco dopo nel mio campo visivo mentre sorregge un cellulare, per l'esattezza il mio. Ringrazio Nicole per avermi restituito il cellulare, nonostante abbia gli occhi coperti dalla sua mascherina rosa, per poi ritornare con la schiena adagiata sulla comoda spalliera.

Questo viaggio, però, sembra durare fin troppo per i miei gusti, tanto da avvertire un formicolio fastidioso al piede sinistro per l'ennesima volta; il volo è di durata pari a sette ore circa e, secondo i miei calcoli, mancano solo pochi minuti all'atterraggio, il quale avverrà nell'aeroporto di Londra Stansted. Da lì ci sposteremo con un altro mezzo per raggiungere Cambridge, il che significa aggiungere altri minuti al viaggio per giungere a destinazione.

<<Qualcuno ha visto i miei auricolari bluetooth?>> domanda Sofia, la quale è seduta esattamente dietro di me.

Sofia è, anche lei, la mia migliore amica e ciò che la caratterizza e la distingue dagli altri membri della nostra comitiva è la sua distrazione, che comporta il suo essere costantemente tra le nuvole.

Mi sollevo leggermente dallo schienale, quanto basta per girarmi e contemplare la disperazione presente negli occhi verdi della ragazza. Tutto ciò è davvero imbarazzante: la quiete, prima predominante nell'abitacolo, è stata sostituita da rumori e imprecazioni da parte di Sofia e il suo compagno di volo, alla ricerca degli auricolari.

<<Sofia, li hai dati a me per caricarli, ricordi?>> domando cercando di trattenere una risata.

La mia amica sembra pensarci su, poco convinta, riportando la calma e il silenzio tra noi, per poi ritornare a sedere sul suo sedile, afferrando il suo piumino, precedentemente poggiato sullo schienale del mio sedile. 

Pochi attimi dopo, il tanto atteso messaggio da parte del pilota attira l'attenzione di tutti i passeggeri, me compresa, avvertendoci del nostro prossimo atterraggio e pregandoci di rimanere seduti nelle nostre postazioni con le rispettive norme di sicurezza. Così, tutti i passeggeri compiono la stessa azione fatta qualche secondo fa da Sofia.

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