1. Si va in scena!

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Mi guardai allo specchio, voltando il viso un paio di volte per osservarlo meglio da diverse angolature. Il trucco rifletteva la luce dei faretti puntati su di me sul tavolino. Afferrai il rossetto scarlatto, lo aprii velocemente come se fosse una bottiglia d’acqua, e lo applicai sulle mie labbra che avevano solo bisogno di un po’ di colore, del resto eran perfette. E non erano rifatte come quelle delle vip che hanno bisogno di mettersi in mostra, sperando in segreto che lo scoop venga fuori il prima possibile per lucro!
Strofinai le labbra l’una contro l’altra, per stendere il colore e adesso ero perfetta.

<5 minuti e tocca a te, tesoro! Falli sbavare come solo tu sai fare, piccola.>

Era la voce di Layla che mi fece sorridere, era sempre così entusiasta quando dovevo salire io sul palco. Quando mi assunse, mi disse di non aver mai visto uomini pagare così tanto per uno spettacolo che dura meno di 10 minuti. E visto che poteva rifarsi su di me, alzò il prezzo d’ingresso di almeno 15 dollari, così sarebbe rientrata nelle spese che comprendevano il mio stipendio. Lavoravo solo nei weekend, ma con quello che prendevo, potevo benissimo non lavorare durante la settimana.

<Adesso arrivo!>

Le risposi alzandomi dalla sedia e mettendola sotto il tavolino, dandomi un’occhiata per intero davanti allo specchio. Quella sera mi sentivo più elegante de solito. Indossavo un pantaloncino corto che mi fasciava il fondoschiena ed un top sopra avvolto in una giacca, per permettermi i movimenti che la mia arte richiedeva. Non badavo molto al look quando mi occupavo di questo tipo di spettacoli, era altro quello da mostrare. Ah, e non dimentichiamoci dei guanti lunghi fino a quasi raggiungere i gomiti! Quelli davano il tocco di eleganza al mio abito. I capelli castani erano raccolti in una coda alta, non mi andava di fare acconciature particolari questa sera, ero piuttosto svogliata nonostante l’incitamento di Layla. Mi diressi sotto il palco, attendendo che le mie colleghe fossero scese e andate nei loro camerini. Sentii la folla urlare, ma niente era equiparabile alla magia del mio momento.

<Grazie per averli scaldati, ragazze.>

Feci l’occhiolino al trio di dive in pensione che mi guardarono con aria truce. Ero la nuova arrivata in questo locale, e da quando Layla mi trattava come un gioiellino, avevo attirato parecchie frecciatine da parte loro. Carla, Clothilde e Clara, le “ThreeC” – così si facevano chiamare quando ballavano – non sopportavano la mia presenza qui, ma non potevano ribellarsi a Layla o si ritrovavano col culo per terra. E alla loro età, significava solo finire sotto i ponti. Per questo non facevano mai nulla di troppo sgarbato nei miei confronti.

<Abbiamo bisogno di qualcosa di nuovo, e si sa: l’innovazione costa.>

Così Layla mi presentò alle mie nuove colleghe, che facevano numeri da anni ma ormai avevano perso ogni briciolo di creatività. Avevano provato a portare dei ragazzi seminudi sul palco, a cambiare stile di danza, ma nessuno aveva mai provato a fare quello che facevo io. 

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