have a good time!

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Tornare a casa era probabilmente ancora peggio per Jimin.

Odiava fingere davanti ai suoi genitori, ma sapeva di non poter fare diversamente, in più, non lo colpivano mai sul viso, stavano ben attenti ad ogni loro colpo, nonostente fosse sferrato con rabbia e decisamente tanta forza.

-Sono a casa!- esclamò con tono nettamente diveso da quello che aveva a scuola, finchè c'erano i suoi genitori lui era al sicuro e, solo allora, usciva allo scoperto quel suo carattere dolce e solare.

-Jimin tesoro, Jihyun? Non è ancora tornato?- chiese la madre, uscendo dalla cucina per salutare il figlio con un bacio sulla fronte, il quale in un primo momento si ritrovò a sorridere per le attenzioni ricevute mentre un secondo dopo, nel sentire il nome del fratello, si rabbuiò senza farsi notare, scuotendo la testa.

Meglio che non fosse ancora tornato, voleva godersi qualche secondo di pace.

La madre lo spedì a lavarsi le mani ed appoggire il suo zaino, dicendogli di iniziare a mangiare prima che si raffreddasse tutto.

Entrò in camera sua, appoggiò lo zaino affianco alla scrivania e si cambiò velocemente i vestiti, mettendosi una felpa lunga e larga e dei pantaloni della tuta grigi.

Non poteva mettersi i pantaloncini.

Si lavò le mani e scese di corsa le scale, sentendo ancora un leggero dolore alla gamba, ma lo ignorò sedendosi al suo solito posto, afferrando le bacchette in metallo e iniziando a mangiare il ramen, soffiandoci appena sopra.

-Com'è andata a scuola?- chiese la madre, entrata in cucina per lasciare due piatti coperti nel forno, per il marito e l'altro figlio, che sarebbero arrivati più tardi, sedendosi poi difronte a Jimin, mangiando anche lei la sua porzione.

Jimin deglutì, scottandosi appena la lingua e prendendo un lungo sorso d'acqua prima di risponderle.

Ovviamente tralasciando quasi tutti i particolari.

-La professoressa di matematica mi ha dato un più e, uhm, storia ha accennato i voti delle verifiche, ha detto che la sufficienza c'è, e che non devo preoccuparmi.- rispose prendendo un altro boccone del pranzo, alzando appena le spalle.

-Domani hai Teatro?- chiese allora la madre, alzando gli occhi per incontrare quelli del figlio.

-Mh, si, torno alle quattro, mangio a scuola.- le ricordò finendo velocemente di mangiare, strozzandosi però all'ultimo nel sentire la porta di casa sbattere.

-Sono tornato.- la voce del fratello parlò dal corridoio, facendo congelare il sangue  a Jimin che, velocemente, sparecchiò il suo piatto e si avvicinò alla madre, dandole un veloce bacio, salutandola nel sapere che tra non molto sarebbe dovuta tornare a lavoro.

-Devo studiare mamma, ci vediamo quando torni.- mormorò salendo frettolosamente le scale, chiudendosi la porta della sua camera alle spalle, facendo anche un giro di chiave giusto per sicurezza.

Chiuse gli occhi appoggiandosi alla porta, scivolando fino al pavimento, prendendosi la testa tra le mani, sospirando e lanciando un'occhiata per la sua stanza, soffermandosi qualche secondo in più sul poster di J-Hope sopra al letto, accennando un sorriso.

Tirò fuori il telefono dalla tasca della felpa, aprendo Twitter per pubblicare la foto del cartellone che aveva fatto quella mattina.

Fortunatamente era stato abbastanza intelligente da fargli la foto a casa, prima di arrivare a scuola, ovvero prima che venisse distrutto.

Aggiunse una veloce frase di ringraziamento e poi l'hashtag, pubblicando il tutto e spegnendo nuovamente lo schermo.

Non controllava mai i messaggi o le chiamate, sapeva già con certezza che le avrebbe trovate vuote o, al massimo, con qualche domanda da parte dei suoi genitori, ma la madre era in casa, nessuno lo avrebbe contattato.

Nessuno lo contattava mai.

Passava sempre lui per lo sfigato codardo, ma in realtà lo erano tutti, dal primo all'ultimo.

Non gli si avvicinavano, non gli parlavano o scrivevano semplicemente perchè avevano anche loro paura.

Forse anche più di quanta ne avesse Jimin stesso.

Loro rimanevano in disparte, assistevano a tutta quella violenza e a tutto quell'odio ingiustificati e avevano paura di poterci finire anche loro, se lo avessero aiutato.

Non li biasimava: nemmeno lui sarebbe diventato amico di se stesso, nemmeno lui avrebe messo in pericolo la propria immagine o la propria incolumità se fosse stato al loro posto.

-Jimin tesoro!- urlò la made dal piano di sotto -Io vado a lavorare, vostro padre mi ha appena scritto che non riesce a tornare per pranzo, se hai ancora fame c'è la sua porzione da dividere con Jihyun. Mi ha detto che più tardi vegono anche i suoi amici, divertitevi!- finì per poi uscire di casa, lasciando Jihyun con un sorrisetto sul viso mentre finiva il suo piatto di ramen e  Jimin chiuso a chiave nella sua stanza, con il volto tirato in un'espressione che poteva essere comparata a quella del terrore puro.

Divertitevi.

Me, you and hope -Yoonmin !!HIATUS!!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora