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•Isabella's pov•

«Davide, hanno ragione i tuoi compagni; ti vedo un po' teso anch'io.» Esprimo il mio pensiero, mentre mi giro verso di lui per abbracciarlo e per posare la testa sul suo petto. Dopo aver cenato, ci siamo sdraiati a letto per vedere un film, che io non sto seguendo perché è da quando ho letto i commenti sotto il post di Davide che penso a quello che hanno scritto i suoi compagni.

Prima di rispondermi, mette una mano tra i miei capelli e inizia a giocarci; è un gesto che lo rilassa e, quindi, mi viene da pensare che ci sia qualcosa che vuole dirmi, ma non sa come dirmelo.

«Non sono teso, sono solo preoccupato per te; stai studiando giorno e notte. Capisco che fra un mese ti laurei, ma un po' di svago non ha mai fatto del male a nessuno.»

«Apprezzo il fatto che ti preoccupi per me, ma so gestire questa situazione. E comunque, ti conosco e so che c'è dell'altro.» Lo sento sospirare e capisco di aver fatto centro.

«Odio quando capisci sempre tutto.»

«Guardami negli occhi.» Gli dico alzando la testa dal suo petto e cercando di ottenere un contatto visivo con lui, che lui non sembra intenzionato a concedermi.

«Finché non mi guardi negli occhi non parlo; guarda, possiamo stare qui anche tutta la notte.» Dopo qualche attimo di esitazione, abbassa lo sguardo verso di me, puntando i suoi occhi nei miei.

«Lo sai che non devi avere paura di parlare con me; siamo una coppia e i problemi si affrontano da coppia. Magari quello che devi dirmi è una cazzata, ma sono qui anche per questo; come abbiamo sempre fatto, del resto. Non chiuderti in te stesso, lasciandomi fuori dai tuoi pensieri. Sei sempre stato un libro aperto per me e mi sento in colpa per non aver capito che c'è qualcosa che ti tormenta. Sono stata talmente presa dallo studio, che non ho pensato al fatto che a volte fossi strano perché c'è qualcosa che non ti fa star tranquillo.» Vorrei continuare a parlare, ma lui mi interrompe:

«Non sentirti in colpa perché sono stato io a volerti tenere fuori da questa situazione, visto che sei occupata nel finire l'università; ho scelto io di non parlarne con nessuno perché nell'ultimo anno so di essere stato un peso per tutti.»

«Non potrai mai essere un peso per me; te lo chiedo per favore, parlami di quello che ti passa per la testa.» Sembra aver capito che lo voglio aiutare e, prima di iniziare a parlare, si alza e appoggia la schiena alla testiera del letto; mi fa segno di appoggiare la testa sulle sue gambe e ricomincia a giocare con i miei capelli.

«Premetto che non voglio litigare con te, ma è da un mese a questa parte che sono sempre più convinto di voler riprovare a diventare padre. Non nascondo che ho paura, ma ormai a settembre saranno due anni da quel giorno; credo che non ci sia gioia più grande del diventare genitori e Patrick continua a ripeterlo. Da quando è nata Greta, vive con il sorriso perennemente stampato in faccia, parla solo di lei e di quanto è felice che il suo arrivo l'abbia fatto risolvere completamente con Francesca. Non sarò mai completamente pronto, ma vorrei riprovarci davvero.» Mi prendo qualche momento di silenzio per comprendere le sue parole, anche se già sapevo come la pensa su questo argomento.

«Non mi aspettavo che fosse per questo che sei teso, ma adesso capisco il motivo: avevi paura di dirmelo perché pensi che io non voglia riprovarci. Non ti nego di avere paura e non posso dire che sono sicura al 100% di volerci riprovare.»

«Perché mi sembra strano il tono con cui stai parlando? Come se mi stessi nascondendo qualcosa.» E ha ragione, ho parlato con un tono di voce molto basso ed è normale che gli vengano dei dubbi.

«Non ti sto nascondendo nulla, stai tranquillo.» Cerco di rassicurarlo, anche se sono consapevole che queste mie parole non l'hanno rassicurato per niente.

«Comunque, so che stai pensando al peggio, ma sono passati quasi due anni. Soffro anch'io nel sapere che a quest'ora, se tutto fosse andato per il verso giusto, sarei padre da un anno. Ma non credi che sia arrivato il momento di essere davvero felici? Senza dimenticare quei tre mesi, ovviamente. Riprovarci non vuol dire dimenticarsi di lui o di lei, ma semplicemente dimostrare a noi stessi che siamo andati avanti, che abbiamo imparato a convivere con quel dolore. Pensaci Isa, ci meritiamo un po' di felicità.» Prima di alzarsi e cambiare stanza, mi lascia un bacio sulla fronte e mi sussurra che va a bere qualcosa.

Forse è arrivato il momento per dirgli quello che gli sto nascondendo da un paio di giorni; quindi, quando sta per uscire dalla stanza, lo chiamo.

«Davide.» Non aggiungo altro, lo chiamo solo per nome.

«Dimmi Isa.» La sua risposta non tarda ad arrivare.

«Hai ragione, meritiamo un po' di felicità anche noi; ma sei disposto a condividere questa felicità con qualcuno che ancora non possiamo né vedere né toccare?»

Questa volta, ci mette un po' a rispondere, ma lo posso capire: non si aspettava una dichiarazione del genere da parte mia. Proprio per questo, mi alzo dal letto e lo raggiungo; quando sono davanti a lui mi accorgo che è ancora sotto shock e che sta trattenendo le lacrime.

«Non trattenere le lacrime, non trattenerti davanti a me; anche io ho pianto quando l'ho scoperto e credo che sia normale. So che vuoi sentirtelo dire in modo diretto e così farò: fra otto mesi, se tutto andrà per il verso giusto, sarai padre.»

Non aspetto una risposta da parte sua, gli metto le braccia intorno al collo e lo stringo a me; senza dire una parola, mi stringe a sua volta e mette la testa nell'incavo del mio collo. Quando sento delle goccioline bagnare la mia pelle lasciata scoperta dalla maglia che indosso, capisco che finalmente è riuscito a non trattenersi; ma so, e ne sono sicura, che queste lacrime sono lacrime di felicità.

Non so per quanto rimaniamo abbracciati, ma Davide non ha ancora aperto bocca da quando gli ho detto di essere incinta. E mi scappa un sorriso, perché non pensavo che avrebbe reagito così.

«Non dirmi che il cane ti ha mangiato la lingua; prima avevi così tanta voglia di parlare e adesso non parli?» Cerco di farlo rilassare un po' e credo di esserci riuscita perché lo sento sorridere sulla mia pelle.

«Sei una stronza, comunque; io ti faccio tutto un discorso per cercare di convincerti che era arrivato il momento, tu mi rispondi anche e poi te ne esci che sei incinta? Devo riprendermi dallo shock.» Cerca di trattenere un sorriso, ma fallisce miseramente.

«Beh, hai otto mesi di tempo per riprenderti.» Gli lascio un bacio a stampo e lui non perde tempo per approfondirlo. Quando ci stacchiamo per riprendere fiato, mi prende la mano e mi trascina letteralmente sul letto; capendo le sue intenzioni, mi spunta un sorriso in volto. Mi fa sdraiare e lui si spiaggia sulla mia pancia, iniziando un discorso con nostro figlio.

E io non posso fare a meno di immaginarlo con un neonato in braccio.

Rimane spiaggiato sulla mia pancia fino a quando non mi scappa uno sbadiglio per la stanchezza; capisce che è arrivato il momento di andare a dormire e va in bagno per prepararsi per la notte. Io ne approfitto per rubargli un'altra maglia dall'armadio e, dopo averla indossata, mi dirigo anch'io in bagno per lavarmi.

Quando siamo entrambi a letto, spegne la luce e si gira verso di me per sussurrarmi:

«Questa volta andrà tutto bene, fidati di me; è andata male la prima volta, vedrai che questa volta, invece, non andrà male.» Non so cosa rispondergli perché la paura rimane, quindi mi sporgo verso di lui e gli lascio un bacio sulle labbra. Dopodiché, mi giro su un lato dandogli la schiena e lui non perde neanche un secondo prima di far aderire la mia schiena al suo petto, stringendomi a sé. E ci addormentiamo così, stretti l'uno nelle braccia dell'altro e felici, con la speranza che questa felicità non venga distrutta nel giro di pochi mesi.

•••
Il momento tanto atteso è finalmente arrivato😍 e, secondo voi, sarà un maschietto o una femminuccia?🤷‍♀️

Spero che vi sia piaciuto, anche se è un pochino più breve rispetto agli altri😘

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