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•Isabella's pov•

«So di essere bellissimo, ma ho paura quando inizi a fissarmi e stai in silenzio.» Finalmente Davide si è accorto che lo stavo fissando, cercando di capire cosa mi sta nascondendo.

«Ti conosco, so che mi stai nascondendo qualcosa e sto cercando di capire cosa. O parli tu, oppure continuerò a fissarti per tutta la cena, sappilo.» Cerco di minacciarlo, ma scoppia a ridere dopo aver sentito le mie parole.

«Perché credete tutti che sto nascondendo qualcosa? Ti ho semplicemente portata a cena, visto che sei la mia ragazza e sarai la madre di mio figlio o mia figlia.» Mi dice con una faccia di innocente, ma lo conosco da troppi anni e so che di innocente non ha nulla.

«Potevi aspettare che tornassimo a Milano per portarmi fuori a cena, visto che siamo in vacanza con amici.» Questa volta cercherò di scoprire qualcosa, non può nascondermi sempre qualcosa.

«No perché a Milano non c'è il mare e io volevo portarti in un ristorante con vista mare.» In effetti, ha scelto il ristorante di uno stabilimento balneare che ha una terrazza con vista mare; sulla scelta del ristorante, non posso dire niente perché c'è una vista meravigliosa. 

«Tu continui a non convincermi, sappilo.»

«E tu smettila di dubitare sempre di me.» Mi dice ridendo e prendendo la mia mano.

«Amorino bello, tuo figlio inizia ad avere fame; potresti fare un cenno al cameriere, magari proprio a quello che sta servendo al tavolo dietro di te?»

«Mio figlio ha scelto anche il cameriere? No perché a me sembra più competente quella che ci ha accompagnati al tavolo.» E si gira a guardarla, mentre si sistema la camicia della divisa in modo da mostrare la sua quinta di reggiseno, prima di raggiungere dei clienti che hanno appena varcato la soglia del ristorante.

«Ma non vedi che fa di tutto per attirare l'attenzione dei clienti?» Gli dico sbuffando.

«Che lo faccia pure, tanto la mia attenzione è rivolta a un'altra donna, molto più bassa di lei, molto meno appariscente di lei, un pochino più insopportabile rispetto a lei e che non vede l'ora di far disperare il suo ragazzo a causa delle voglie assurde che si fa venire ad orari improponibili o nei momenti più sbagliati e meno opportuni.» Mi guarda e scoppia a ridere per il broncio che è apparso sul mio viso dopo che mi ha appena detto che sono insopportabile.

«Tu vuoi proprio rischiare di essere mandato a quel paese da me, vero?»

«Visto che tieni in grembo mio figlio, correrò questo rischio. Anche se non credo che, terminata la gravidanza, sarai meno insopportabile.» Finisce di parlare e lascia un bacio sul dorso della mia mano.

«È inutile che fai il galante, visto che sono insopportabile.» Vorrei fare la seria, ma mi scappa un sorriso.

«E comunque, ti ho già detto che tuo figlio ha fame, non vorrai mica farlo arrabbiare?» Aggiungo ridendo.

«Sei terribile; scarichi tutto su tuo figlio.» Risponde scuotendo la testa.

«Ti amiamo, papi.»

***

La cena è trascorsa tra chiacchierate, risate, prese in giro e piccole scenate di gelosia, tipico di ogni nostra uscita. Dopo aver pagato il conto, ci spostiamo in spiaggia per godere della leggera brezza che si è alzata dal mare; camminiamo sulla battigia con le mani intrecciate e a piedi nudi, lasciando che la sabbia bagnata dalle onde che si infrangono sulla riva e successivamente si ritirano, ci accarezzi i piedi. È una delle sensazioni che amo di più al mondo, soprattutto alla sera quando non ci sono tutti i rumori che si sentono durante il giorno. Continuiamo a camminare, fino a quando non arriviamo a una scogliera; Davide si ferma e si gira verso di me, come per chiedermi se ho voglia di sedermi lì.

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