Capitolo 10

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||Joker||

Sono seduto su una poltrona, tirando delle freccette contro il muro.

Sono annoiato e stanco, ma qualcosa mi impedisce di stare tranquillo.

Ho bisogno di allentare la tensione.

E di modo ce n'è solo uno, che mi fa sentire tranquillo, senza pensieri, che mi fa sentire vivo.

E l'unico modo per sentirmi vivo è uccidere.

||Harley||

Sto cominciando ad avere qualche sospetto sulla ragazza dai capelli rossi. È sempre sulle sue e di notte a volte esce.

Ok, alla nostra età sarebbe normale.

Ma non è normale non usare la porta per uscire.

Una sera ero tranquilla a letto quando mi alzai a prendere un bicchiere d'acqua.

Arrivata in cucina la trovai sulla soglia della finestra e poi saltò giù.

Pensavo si fosse suicidata. Invece mi affacciai e la vidi correre via veloce nella notte.

Bah.

Non mi interessava molto cosa facesse però non è un comportamento normale.

Va bhe. Cazzi suoi no ?

||Joker||

"Questa no, questa mmm ...no, questa è troppo piccola ...e questa ...troppo grande ...questa ...è ...è perfetta ..."

È una casetta non troppo grande e non troppo piccola, a due piani, i muri color panna e le ante delle finestre verdi scuro.

Mi avvicino alla porta d'ingresso, marrone scuro e bella massiccia.

La osservo. Avvicino la mano, non si sa mai.

Abbasso la maniglia e ...dio. È aperta.

Fin troppo semplice. Volevo far qualcosa di grande, rumoroso, qualcosa da Joker.

Ma visto che la porta è aperta farò le cose come si deve. Tanto ho solo bisogno di sentire il calore rosso scorrere sulle mie dita, vedere gli occhi spaventati e iniettati di sangue della mia vittima, sentire il cuore battere così forte per poi smettere di colpo.

Apro la porta. Piano piano.

È buio, silenzioso, perfetto.

Richiudo piano la porta. Salgo le scale ci sono tre porte.

Non ho mai ucciso per noia, avevo sempre uno scopo, io sono un criminale non un assassino. Ma ora sento il bisogno.

Non so chi viva in questa casa. Se ci sono bambini, genitori, se sono con la babysitter, se c'è un cane.

Non so niente. Se sono brave persone o no.

Non so nulla di nulla. Mi avvicino alla prima porta a destra del lungo corridoio.

È socchiusa. Sulla porta scura c'è un cartello, un cartellino blu. C'è scritto Marcus.

Apro piano. Vedo a malapena ma riesco a scorgere una piccola sagoma sotto le coperte, vedo il corpo alzarsi e abbassarsi, i respiri lunghi e costanti, segno di un sonno beato e profondo.

Sembra piccolo, avrà al massimo dieci anni.

Passo alla prossima porta. È uguale all'altra ma su questa c'è scritto Simon.

Entro e si percepisce subito un odore forte di sonno che mi avvolge. Qui c'è qualcuno di più grande. Ma non supererà di sicuro i sedici anni.

Terza porta. La porta è la stessa ma questa aveva un cartellino rosa, la porta decorata da tanti adesivi colorati.

Apro piano la porta. Ne esce un leggero e delicato profumo di zucchero filato. Entro lentamente, metto i piedi su un tappeto morbido.

Mi avvicino al letto e vedo sparsi sul cuscino tanti piccoli boccoli neri. Scosto un po la coperta dal viso e vedo dei grandi occhi scrutarmi.

"Chi sei ?" sussurra piano, la voce tremante.

Non rispondo.

"Che ci fai qui ?? E che hai sulla faccia ??" non è spaventata. Mi posa una mano sul viso. Sulle cicatrici.

Non capisco. Cosa sto facendo ??

Joker reagisci. Joker reagisci. Esco velocemente. Corro giù e chiudo la porta.

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Torno in quella casa tutte le sere per una settimana. La bambina mi aspetta.

Ho dovuto cambiare strategia per entrare, la porta naturalmente non è sempre aperta.

La settima sera succede. Mentre sono accanto al letto della bimba che mi sta spiegando che i suoi genitori non le credono che la sera un pagliaccio simpatico viene a trovarla, entra una donna alta con i capelli lunghi scompigliati dal sonno. Quando mi vede spalanca gli occhi e urla. Un uomo corre di li e da quel momento è tutto così veloce.

Mi alzo, prendo la bimba in braccio che lancia un gridolino, l'uomo si catapulta su di me, io gli tiro un pugno sul naso, lui cade. La donna piange e io corro giù da scale, sempre con la bambina, l'uomo mi segue, do un piccolo spintone alla bambina che cade a terra e non si muove e tiro fuori un piccolo coltello dalla tasca e quando mi volto alzo il braccio, aumentando la velocità di rotazione, e prendo l'uomo direttamente sulla gola. Il sangue schizza.

Prendo un respiro e prendo la bambina, appena in tempo prima di sentire una sirena, corro via veloce, la bimba non fiata.

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Sono in quel buco che io definisco casa. La bambina è rannicchiata in un angolo.

Esco e la chiudo dentro. Ho appena rintracciato Harley.

Harley è fuori seduta su un sasso.

"Harley ho un problema ..." le dico.

"Cosa ...?" mi guarda con aria interrogativa.

Le prendo la mano e la tiro dentro. Appena dentro le indico la bimba seduta, che si tiene le ginocchia strette tra le braccina esile.

Harley spalanca gli occhi.

"Che cosa ..?" mi chiede.

"Ti prego aiutami."

Piacere, Harley QuinnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora