Capitolo 12

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Abbassai la testa per non incontrare i suoi occhi .

"Guardami e rispondi, davvero non vuoi più vedermi?" mi tirò su il viso e le nostre labbra si sfiorarono mentre parlava.

"Non voglio più vederti. Ho rischiato la morte per colpa tua. E se ora provi a baciarmi significa che non te ne frega niente di me e di ciò che provo."

"Grace, io ho bisogno di te." mi confessò.

"Mi dispiace, dovrai fare a meno di me."

"Non mi hai mai amato. Mai." il suo petto andava su e giù velocemente, era agitato, e le lacrime continuavano a scendere.

"Ti aspettavi che ti amassi dopo che mi hai violentato due volte?? E che mi hai praticamente portato ad uccidermi??" ora gli occhi pizzicavano anche a me.

"Hai ragione. Vai, ti accompagno a casa e la finiamo qui." si asciugò il viso bagnato e mi aiutò a camminare, finché non raggiungemmo il dottore.

"Si è svegliata, dottore." lo informò Harry.

"Oh, ma perché l'ha fatta alzare? La ragazza deve restare qui, almeno per questa notte."

"Ma perché? Se sono sveglia e sto bene che motivo c'è??" contestai, ed Harry mi guardò male.

"Signorina, la prego di non fare discussioni."

"Va bene." mi girai e cominciai a camminare, lentamente con piccoli passi.

"Vada ad aiutarla, e non la faccia alzare." sentii parlare il dottore.

"Non mi serve alcun aiuto, soprattutto da una persona come il ragazzo che ha di fronte." incrociai le braccia, senza girarmi.

Harry mi raggiunse comunque dopo che il dottore gli sussurrò qualcosa all'orecchio.

Mi prese in braccio come una sposa (?) e sbuffai.

"Ti ho detto di lasciarmi andare." parlai e gli diedi uno schiaffo sulla guancia sinistra.

Il suo sguardo impassibile mi fece arrabbiare.

"Harry, ci sei o no?? Non so più cosa fare per farti capire che non mi devi più toccare, né guardare, né parlare!! E ora fammi scendere!!!" gli gridai contro, ma non mollò.

Quando arrivammo davanti la stanza mi fece scendere ed entrai, mettendomi sdraiata sul letto.

"Il dottore vuole il numero di uno dei tuoi genitori." mi disse Harry.

Ecco il problema.

Mia madre non avrebbe potuto rispondere da lassù.. E mio padre a quest'ora della notte era sicuramente in un bar o con delle ragazze, ubriaco. E quindi neanche lui avrebbe risposto.

"N-non li so.." mentii.

"Come non li sai??"

"Non li so."

Sbuffò ed uscì dalla stanza, lasciandomi sola.

Mi misi sotto le coperte e cominciai a piangere disperatamente.

Io non volevo trattarlo così, ma dovevo.

E maledettamente quando si era accorto che avevo tentato il suicido non ero ancora morta del tutto.

Non mi sarei ritrovata a soffrire ancora, perché non potevo rovinarlo così.

Ero un po' arrabbiata che mi avesse violentato per la seconda volta, ma lo amavo e l'arrabbiatura era sparita subito.

Mi asciugai le lacrime e mi feci forza.

Dovevo riuscire a farmi dimenticare da lui.

Guardai l'orologio che c'era nella stanza e mi accorsi che era davvero tardi: le 3:56.

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