Capitolo 4

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Eravamo in cucina.

Era davvero tardi, ma dubitavo che mio padre avesse notato la mia assenza.

Harry stava cucinando ed io ero seduta a tavola, mi sentivo usata e stupida. Stupida? Si, stupida!! Per tutto quel pomeriggio non ero riuscita quasi neanche a camminare per quel livido che mi aveva fatto quel ragazzo per puro divertimento. E io avevo solo lasciato che si divertisse.

Che schifo.

Ma per fortuna quella sera andava già molto meglio.

"Ecco." Disse Harry, mettendo due frittate nei nostri piatti.

"Che ci hai messo dentro?"

"Veleno."

"Harry, uff." sbuffai.

Cominciò a mangiare, soddisfatto della sua cucina, mentre io ancora guardavo il mio piatto.

"Grace, mangia."

"Non mi dare degli ordini, non sono il tuo cane."

"Cane no, ma..." mi si avvicinò e mi girai per guardarlo in faccia.

Che voleva dire, che sono il suo divertimento?? Eh no, nessuno mi tratta così!

"MA??" gridai e gli diedi un ceffone.

Nessuno si permetteva di dirmi cose del genere.

Lui mi bloccò i polsi.

"Non ti azzardare mai più. E' già la seconda volta oggi che mi dai uno schiaffo e se non lo capisci da sola che non lo devi fare, te lo faccio capire io. Chiaro?" mi disse, con aria di minaccia.

"HARRY, LASCIAMI SUBITO!!!!" gli gridai e scappai in bagno chiudendomi dentro.

Solo allora mi ricordai di aver lasciato il cellulare in cucina, cavolo!!

Lo sentii sbattere i pugni sulla porta, era infuriato.

"Grace, apri o la butto giù!!"

"La devi smettere di darmi fastidio, basta!!"

"GRACE, APRI!!"

"Mi dispiace Harry, non vincerai anche questa volta!" feci in modo che mi sentisse aprire la porta della finestra e salii sul cornicione, appena in tempo direi, perché la porta era caduta a terra e dietro c'era lui.

Spalancai la bocca e appena lo vidi avvicinarsi misi le gambe fuori dalla finestra, era abbastanza basso, quindi feci un salto e scesi.

Cominciai a correre, velocissima, senza una meta precisa.

Girai il mio viso indietro e vidi che mi stava inseguendo, quindi accellerai la mia corsa ancora di più.

"Grace!!" lo sentii gridare, la sua voce era lontana.

Riconobbi la strada che avevo fatto con Eleanor per andare a casa sua quei cinque minuti dopo la scuola e la presi.

Mi voltai una seconda volta, non lo vedevo da nessuna parte. Lo avevo seminato.

Tirai un sospiro di sollievo e mi diressi a passo svelto verso la casa di El. Appena fui di fronte al cancelletto suonai al citofono e lei mi aprì quasi subito.

Mi aveva detto che viveva con Louis e le avevo sorriso, evidentemente era una storia seria, la loro.

Mi aprì la porta della villetta e spalancò la bocca.

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