Due colpi erano quelli che continuavano a tormentarmi da più di una settimana. Il primo, quello che fece cadere a terra il mio compagno e, il secondo, quello che uccise quel poliziotto; il colpo che mi condannò. Avrei tanto preferito essere io a morire in una pozza di sangue al posto di Jiyoung anziché divenire il codardo che non fa altro che fuggire da giorni.
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Ormai era da circa cento miglia che quella macchina vecchio stile continuava a seguirmi.
Immediatamente pensai che si trattasse di un poliziotto in borghese; un poliziotto, però, non avrebbe mai lasciato che un criminale passeggiasse così indisturbato per le strade di Seoul. Rallentai il passo, puntando lo sguardo sul guidatore di quella Ford Capri V8; un ragazzo che aveva approssimativamente la mia stessa età. Il corvino indossava degli occhiali da sole e le sue labbra piene erano curvate in un sorriso; il capo era rivolto nella mia direzione e, in quel momento, quelli che fino a qualche secondo prima erano dei sospetti, si concretizzarono: mi stava seguendo. La macchina rallentò e, per un secondo, pensai a come riuscire a colpirlo senza ucciderlo, dandomi tempo per fuggire. Abbandonai immediatamente l'idea, decidendo di avvicinarmi all'auto con un finto sorriso accennato sulle labbra.